La fiducia degli italiani? È riposta nelle aziende familiari e nel datore di lavoro

Una popolazione che dà meno credito a governo e media e che attende risposte soprattutto dal mondo del business: i dati dell’Edelman Trust Barometer (da Mark Up 321)

Andamento del rapporto di fiducia tra i cittadini e quattro tra le principali istituzioni che operano nella società -governo, business, media e organizzazioni non governative (Ong)-: è questo il tema al centro dell’Edelman Trust Barometer 2023, ricerca condotta a livello globale dalla società di consulenza Edelman. Guardando all’Italia, l’indice di fiducia generale registra un lieve calo (da 53 a 50), a fronte però di una crescita di ben 10 punti rispetto a 10 anni fa. Tant’è che ci posizioniamo fra i Paesi best performer in Europa, preceduti di poco solo da Olanda (54 punti) e Francia (51 punti). Il business, e quindi il mondo delle imprese, con 57 punti si conferma come l’istituzione che in Italia gode di maggior fiducia, facendo segnare una crescita di ben 12 punti rispetto al 2013. Le Ong raggiungono un indice di 49 (vs. 54 del 2022), mentre media e governo toccano rispettivamente quota 47 (vs. 50) e 46 (vs. 49).

Le imprese familiari

In ambito aziendale, sono le imprese familiari (64 punti) a godere di credito da parte dei nostri connazionali, a partire dalla figura del proprio datore di lavoro (72 punti). Di contro, c’è sfiducia nelle società sia a capitale privato sia di proprietà statale, così come nelle aziende quotate in borsa. Anche in questo ambito, l’Italia è più negativa rispetto alla
media internazionale dove, sebbene si faccia maggior affidamento sui business familiari, c’è una sostanziale neutralità di giudizio rispetto alle altre 3 tipologie di struttura societaria. Quali sono le industry in cui noi italiani riponiamo le maggiori aspettative? Benché rispetto al 2022 si rilevi un calo di fiducia piuttosto generalizzato (con flessioni in 9 settori economici su 15), il mondo del food & beverage (con 66 punti) è uno di quelli su cui facciamo maggior assegnamento. Il segmento, nel corso dell’ultimo decennio, ha anche segnato una significativa crescita di fiducia, di ben 7 punti. Nella top 3 dei settori giudicati più affidabili, spiccano anche la tecnologia (72 punti) e il comparto degli hotel e dell’hospitality (67). Bene pure il retail che, con 65 punti, è fra le poche aree di business che continua a evidenziare un indice di fiducia piuttosto alto. In Italia si evidenzia inoltre una discesa dell’ottimismo per le prospettive economiche da qui a 5 anni: passa infatti dal 27% al 18% la percentuale di chi pensa che, nell’arco di un quinquennio, la situazione per sé e per la propria famiglia sarà migliore. Sebbene quella degli scienziati (con 77 punti) resti la categoria che guida la classifica della fiducia tra i leader, nel nostro Paese si rileva una situazione in cui le persone ‘più vicine’ sono anche quelle più fidate: a partire dai colleghi di lavoro (67 punti), i vicini di casa (55 punti), il proprio ceo (55 punti), le persone della propria comunità locale (52 punti) e i propri connazionali (52 punti).

Polarizzazione

Dai dati del Trust Barometer 2023 emerge inoltre un trend da tenere sotto osservazione, relativo al concetto di polarizzazione, inteso come la sintesi tra la convinzione che il proprio Paese sia estremamente diviso e la propensione a considerare queste divisioni superabili. Sei sono le nazioni che attualmente stanno vivendo una situazione di forte polarizzazione: Argentina, Colombia, Stati Uniti, Sudafrica e, in Europa, Spagna e Svezia. In questo contesto l’Italia -che fa registrare i numeri più alti a livello globale in termini di ‘trinceramento’, ovvero di convinzione che sarà molto difficile trovare una soluzione alle divisionisi trova in una zona definita “a rischio di severa polarizzazione”, un passo dal raggiungere il livello più critico. Secondo il 55% degli italiani, oggi siamo più divisi che nel passato. Fra i principali driver della polarizzazione, in tutti gli Stati analizzati, spiccano: la sfiducia nel governo, la mancanza di un’identità condivisa e l’ingiustizia sistemica. Nei Paesi a maggior polarizzazione si rileva, nelle persone più schierate, una progressiva coincidenza fra la propria convinzione e la loro identità. Così, solo il 24% degli italiani, in caso di bisogno, si dichiara disponibile ad aiutare una persona che abbia un punto di vista diametralmente opposto al suo. Il problema, come segnala Edelman, è che la polarizzazione, di per sé, conduce a ulteriore sfiducia nelle proprie istituzioni.
In questo contesto, emergono diverse categorie in grado di fungere da forze ‘unificatrici’, a partire proprio dalle aziende e dai loro leader. Gli italiani, del resto, riconoscono al mondo aziendale un ruolo sempre più importante anche in ambito etico, particolarmente evidente a fronte della poca competenza, in proposito, attribuita alle altre istituzioni (governo, media, Ong). Dal mondo del business gli italiani (e non solo loro) si aspettano un maggiore impegno sociale, in particolare relativo alla condizione di lavoro dei dipendenti (91%), agli effetti dei cambiamenti climatici e alla discriminazione (entrambi all’83%). Nella fattispecie, ci si attende che i ceo o il management aziendale si impegnino per assicurare: stipendi più equi (77%), investimenti sulla formazione dei dipendenti (73%), garanzia di benessere e sicurezza per la comunità di appartenenza (70%). Per sei italiani su dieci, inoltre, le aziende devono utilizzare il potere iconico dei brand per creare una identità condivisa, sottolineando gli aspetti che uniscono e rinforzano il tessuto sociale. L’Edelman Trust Barometer 2023 individua in particolare 4 strade che il settore del business può perseguire per rispondere alle sfide di una società a rischio polarizzazione. In primo luogo le aziende, legittimate dalla fiducia della popolazione, dovrebbero informare il dibattito e proporre soluzioni legate a tematiche come il clima e la formazione continua dei propri dipendenti. Secondariamente, è auspicabile che lavorino con i governi, per costruire insieme il consenso e collaborare per contribuire a una società più giusta, solida e sicura. Terzo aspetto, le imprese sono chiamate a impegnarsi per rilanciare l’ottimismo sul mercato, partendo dalle questioni che stanno più a cuore alle persone. Ultimo punto è quello della difesa della verità. Le aziende devono continuare a essere una fonte di informazione credibile, promuovere il dibattito civile e correggere le informazioni errate.

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