La startup che combatte lo spreco di cibo raccoglie 400 mila euro

Biova Project punta a realizzare centri di stoccaggio e trasformazione dei surplus alimentari in nuove materie prime

Circa 400 mila euro in cinque giorni. È il risultato della raccolta di capitali realizzata online da Biova Project, startup che combatte lo spreco alimentare.

Nuova vita per gli alimenti divenuti scarti

“Ogni anno in Europa 931 milioni di tonnellate di cibo vengono gettate. Di questi, 158,27 milioni di tonnellate derivano da pane, pasticceria e cibi secchi. Noi ridiamo vita agli alimenti inutilizzati trasformando gli scarti in nuove materie prime con cui creare birre, snack e altro”, racconta il ceo Franco Dipietro.

La società è impegnata in una campagna di equity crowdfunding su Mamacrowd per finanziare i propri progetti a favore di una maggiore sostenibilità della filiera alimentare. L’obiettivo minimo è di espandere la propria capacità di recuperare invenduti, tramite la creazione di unità denominate Surplus Treatment Unit, veri e propri centri di stoccaggio e trasformazione dei surplus alimentari in nuove materie prime. “Questo aumento di capitale servirà anche a finanziare un’importante campagna di marketing per ampliare ulteriormente la notorietà del brand e, contemporaneamente, ampliare la nostra rete di vendita e il team interno”, precisa Dipietro.

I canali di vendita

Nata nel 2019 a Torino, Biova Project è diventata in breve tempo la più nota startup italiana di economia circolare legata al food & beverage. Fondata da Dipietro ed Emanuela Barbano, è passata da concept a prodotto sugli scaffali della gdo in pochi mesi, cominciando a generare revenue già dal primo anno di vita.

Il modello di business si basa sul recupero e trasformazione di invenduti e sottoprodotti della filiera agroalimentare italiana in prodotti dal nuovo valore aggiunto, valorizzando quello che per altri è uno scarto in una nuova risorsa. La startup, infatti, prende accordi con player della grande distribuzione e produzione per recuperare, stoccare e trasformare cibo invenduto, o non più commercializzabile per motivi estetici, in nuovi prodotti dall’alto valore aggiunto. La maggior parte delle volte il prodotto finito viene rivenduto tramite gli stessi canali del fornitore di surplus. Un modello che ha portato i prodotti Biova Project ad esser venduti in centinaia di punti vendita sul territorio italiano, presso clienti come Coop Nord Ovest, Carrefour, Eataly, Ikea Italia, Capatoast, Getir, Cortilia, Riso Gallo, Pasta Berruto, Consorzio Prosciutto di Parma e tanti altri.

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