Editoriale – L’anno che verrà

Cristina Lazzati
Un 2024 che metterà alla prova retail e largo consumo. Tempo di manager capaci, di strategie illuminate che sappiano fare i conti con gli ESG. Attenzione ai tatticismi da cui non c’è ritorno

Le previsioni per “l’anno che verrà” sono sempre complicate ma non per questo ci siamo dati per vinti e senza cercare “profezie illuminanti” e senza falsi ottimismi sono certa che la lettura di questo numero potrà darci almeno un’idea di quanto aspettarci per l’anno a venire.

Il 2024 sarà un anno di revisione: chi ancora li ha, luciderà gli ori di famiglia (o gli ottoni), i M&A non mancheranno sia nell’industria sia nella distribuzione. Fare massa critica sarà un obiettivo per tutti, quindi, vedremo collaborazioni inedite, ingresso di fondi (soprattutto nell’industria e nella ristorazione commerciale), obiettivo liquidità e ampliamenti, non solo in termini di nuovi punti di vendita o di nuovi impianti ma anche parecchia tech, per arrivare alla tanto attesa evoluzione tecnologica di cui spesso si parla ma di cui c’è ancora un gran bisogno.

Le persone sempre al centro ma peccato che queste persone siano sempre meno e il problema del reperimento del personale, adeguato e non, è ormai diventato endemico sia nel retail sia nella ristorazione. E qui sarà tempo veramente di far uscire dai convegni le dichiarazioni per renderle procedure, per far sì che la funzione organizzativa diventi più proattiva, per spazzare via stereotipi di genere e per (possiamo dirlo?) alzare l’asticella degli stipendi, ormai così poco competitivi con le altre industry da non essere più un’arma da giocare e, infine, sarà indispensabile trovare nuove forme di gestione delle persone affinché la flessibilità diventi il mantra di professioni che non possono permettersi lo smart working. Solo un dato... una ricerca dell’Università di Oxford ha trovato un legame causale tra lavoratori “felici” e un aumento del 13% della produttività mentre quelli infelici stanno costando al mondo 8,8 trilioni di dollari pari al 9% del PIL globale (fonte Newton). Facciamo due conti.

Infine, nel braccio di ferro tra industria e distribuzione, come sempre vincerà l’innovazione lato industria e la mdd lato retail. Rispetto al passato, la distribuzione moderna si è fatta più “bold” e l’industria di marca dovrà lavorare molto bene per diventare irrinunciabile agli occhi di clienti e buyer. A livello di format, tutti prevedono l’ennesima volata dei super razionali (alias discount) anche se, tornando alla mdd, a partire da Esselunga con il suo “smart” seguito da Coop più recentemente con gli “spesotti” e via via da tutti gli altri, non mancheranno i testa a testa sul prezzo. Il discorso però non può e non deve chiudersi sui “listini”, sul prezzo, il 2024 deve essere un’occasione di ripensamento, di quanto fatto fino ad ora, di disegno di nuove strategie, e anche di liberazione da vecchie paure: la tattica è pericolosa se non è allineata con la strategia.

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