Nell’abbigliamento i consumatori tengono d’occhio il prezzo

Consumi – Attenzione al cartellino per acquisti razionali che premiano outlet e monomarca. (Da MARK UP 191)

Registrati gratuitamente per scaricare il pdf con la versione completa dell'articolo >

1. Flessione dei consumi
a valore

2. Ma gli italiani restano amanti dello shopping più degli altri europei

Lo scenario post crisi e i mutati stili di vita degli italiani saranno gli aspetti che più di altri rallenteranno il rilancio del comparto tessile-abbigliamento. Sebbene su scala globale i segnali di ripresa, anche se in minima parte, si stanno già consolidando, la moda italiana non prospetta nel breve periodo una significativa inversione di tendenza. Ciò è dovuto a fattori esogeni al mercato legati agli emergenti comportamenti di acquisto dei consumatori che, nell'ottica di tagli alla spesa di abbigliamento, ricercano convenienza e miglior rapporto qualità/prezzo incidendo sui margini delle aziende. La sola industria di moda femminile archivia il 2009 con un fatturato in calo del 12,5%, rappresentando nell'ambito della filiera tessile-moda il 25,7% del fatturato complessivo generato. Alla flessione fa seguito un inasprimento della domanda interna con una contrazione del consumo a valore di abbigliamento donna di -1,9% (dati Smi). In questa cornice la crescente attenzione al prezzo mette in luce il successo di canali ritenuti cheap quali gli outlet che nel 2009 si ritagliano una quota di mercato a valore del 3,4% con una crescita sul 2008 del 4,7%.

I canali
Secondo i dati di Sita Ricerca il canale degli outlet è, quindi, tra i più performanti preceduto solo dalle catene monomarca che crescono di 5,1 punti percentuali e rappresentano il luogo dello shopping preferito dagli italiani. Inversione di tendenza, invece, per il dettaglio indipendente con una variazione percentuale 2009 versus 2008 di -4% e una quota di mercato a valore del 34,3%. Ancora più evidente la flessione che la grande distribuzione food raccoglie nell'abbigliamento con -10% a conferma della difficoltà vissuta a causa di un'offerta che non rispecchia la forte valenza identitaria dell'abbigliamento.

Abitudini di acquisto
Con una spesa complessiva di 14,2 miliardi di euro nella stagione autunno/inverno 2009, gli italiani prediligono acquistare abiti, giacche a vento e pantaloni sportivi allontanandosi da cappotti, pantaloni e giacche tradizionali. Nell'insieme l'andamento del mercato registra una variazione della spesa costante 2009/2008 più in calo per il vestiario esterno rispetto a quello intimo sia per il target femminile sia per quello maschile. Gli italiani restano in ogni caso un popolo dedito allo shopping: dalla ricerca Global Lifestyle Monitor di Cotton Council International si evince che è in crescita la percentuale di connazionali che ama dedicarsi agli acquisti e che mediamente nell'arco degli ultimi tre mesi ha speso 250 euro procapite per l'abbigliamento. Gli italiani non abbandonano, dunque, gli acquisti di vestiario, ma vi si rapportano in modo più razionale rispetto al passato tanto da diminuire l'approccio d'impulso. Attenzione costante ai saldi e acquisti a prezzi ribassati almeno del 20% sono, infatti, motivo di apertura allo shopping di abbigliamento per un consumatore che mediamente compra capi una volta al mese. Tra gli elementi decisivi nella scelta di un negozio vi sono, inoltre, la varietà proposta (41%), il personale preparato e la facilità del processo di acquisto.

Andamento del mercato

-1,7% la variazione spesa costante '09/'08 nell'esterno donna
-0,6% quella nell'intimo donna
-3,2% quella nell'esterno uomo
+0,7% quella dell'intimo uomo

Più

  • Crescita del canale monomarca a conferma
    del valore del brand

    Meno

    • Lento rilancio del comparto nel periodo
      post crisi

      Allegati

      191-MKUP-Abbigliamento
      di Anna Bertolini / luglio 2010

      LASCIA UN COMMENTO

      Inserisci il tuo commento
      Inserisci il tuo nome