Netflix Culture: i risultati di un’azienda in cui “L’unica regola è che non ci sono regole”

Netflix
Con una gestione non per controllo, ma per ispirazione, il modello Netflix fa scuola. Il livello è tale che il suo maggior competitor è il “sonno”

Nteflix è un fenomeno mondiale, sempre più studiato e preso ad esempio. Anche quest’anno l’elenco di nominations agli Oscar 2021 si sprecano e la crescita del giro di affari è stato notevole anche a causa della pandemia. Ma quali sono i fattori di un successo così rilevante? Qual è la cultura e l’organizzazione che sta dietro simili performance?
Rispetto al concetto di cultura aziendale, è interessante notare come fin dagli inizi, quello che fino a qualche tempo fa era un segreto gelosamente custodito, per Netflix è stato subito un qualcosa da mostrare a tutti: si tratta di mettere a disposizione dei "culture deck" ovvero degli enormi documenti in cui sono descritti minuziosamente tutti i principi alla base delle operazioni di un’azienda. Netflix l’ha fatto con il suo “Netflix Manifesto”, meglio chiamato “Manuale di riferimento per una cultura improntata alla libertà e alla responsabilità”, dove viene esplicitato che le imprese basate sui processi sono “incapaci di adattarsi rapidamente, perché i dipendenti sono estremamente bravi a seguire i processi in uso […]. Noi cerchiamo di disfarci delle regole, quando possiamo. Abbiamo una cultura basata sulla creatività e l’autodisciplina, la libertà e la responsabilità”, che trae vantaggio dal “lavoro all’interno di team fortemente allineati e caratterizzati da legami deboli […]. L’obiettivo è quello di essere grandi, rapidi e flessibili”.

Dal “Manuale di riferimento per una cultura improntata alla libertà e alla responsabilità”, i 9 valori che i chi lavora per Netflix deve personificare © Netflix Inc.

Vale la pena sottolineare, poi, che Reed Hastings incarna la figura del leader adattivo, che dirige attraverso la definizione di un contesto, non di una serie di obiettivi. Questo orienta l’organizzazione verso la sperimentazione, specificando solamente le regole da seguire nella conduzione degli esperimenti (“Vogliamo dare alle persone l’ossigeno che occorre per commettere degli errori”). Il ruolo del CEO è quello di ispirare, motivare i suoi collaboratori, ed allo stesso tempo mettere insieme la migliore squadra possibile per prendere decisioni e operare. La vera innovazione richiede variazione nel prendere le decisioni, ed in proposito lo stesso Hastings sostiene che “I migliori manager capiscano come ottenere risultati straordinari definendo il contesto appropriato, non cercando di controllare i propri collaboratori”. Questo approccio porta Netflix ad avere delle policy aziendali apparentemente controintuitive: non è, ad esempio, previsto un limite per le vacanze dei dipendenti, che possono prenderle quando e quante ne vogliono. È altresì ovvio che lavorando per obiettivi, gli stessi lavoratori – di fatto dei fuoriclasse che Netflix riesce ad attrarre – sanno gestire funzionalmente questi aspetti. Infatti, la “Talent density” straordinaria presente in azienda è la prima a sapersi autodisciplinare nell’interesse stesso di Netflix. Il livello delle retribuzioni aiuta, poi, indubbiamente tali processi. Nello specifico, Netflix distingue tra i creativi e gli operativi: mentre quest’ultimi hanno una retribuzione più standard, i primi vengono pagati ancora di più del top già presente sul mercato, in quanto sono i veri portatori di valore per l’azienda.

Riassumendo, Netflix ha “verbalizzato la sua identità”, condividendo quelli che sono i cinque punti cardini attorno ai quali ruota tutta la filosofia aziendale:

  1. Incoraggiare i dipendenti a prendere decisioni autonome.
  2. Condividere le informazioni in maniera del tutto trasparente e inclusiva.
  3. Essere straordinariamente sinceri con i colleghi.
  4. Mantenere solo le risorse davvero efficaci.
  5. Evitare le regole.

Tra i vari studi che cercano di leggere in filigrana Netflix, spicca "L'unica regola è che non ci sono regole. Netflix e la cultura della reinvenzione”, libro edito nel settembre 2020 da Reed Hastings, co-fondatore di Netflix Inc. che, con l'autrice Erin Meyer, descrive la geniale filosofia alla base del suo progetto e della sua vita, raccontando la storia della fondazione della piattaforma di streaming in abbonamento che consente guardare serie TV e film senza pubblicità. Quello che emerge è l'inedita e affascinante immagine di un progetto che ha l’obiettivo dichiarato di mai smettere di reinventarsi, utilizzando strategie disruptive e apparentemente controintuitive. Netflix è stato capace di sostituire, con perseveranza, Blockbuster che era un colosso del settore. Ciò è stato possibile concentrandosi sui contenuti, ed anche su contenuti originali (seguendo una strada molto diversa rispetto al trend della stessa Silicon Valley, che di fatto è specializzata nell’offrire piattaforme). Tutto poi si fonda su una customer centricity che porta a basare l’intera esperienza degli utenti sulla personalizzazione, e con un modello di business interamente basato sulle subscription e non sulla pubblicità, che fino a qualche anno era considerato come fallimentare in partenza nella maggior parte dei casi.

Tuttavia, l’asso vincente di Netflix è probabilmente nella sua cultura innovativa che, lato utenti, ha lanciato una nuova modalità di fruizione di film e serie, sdoganando il cosiddetto binge-watching (o marathon viewing) per cui gli utenti possono immergersi in tutti i contenuti che sono rilasciati e disponibili subito nella loro interezza. In alcuni casi sarebbe, forse, più corretto parlare di binge-racing, fenomeno per cui i fan di una serie competono, in una sorta di peer pressure, per completarla nel giorno stesso in cui viene resa disponibile. Il numero di spettatori che fruisce delle serie in questo modo è aumentato tantissimo, e addirittura in un comunicato stampa di qualche tempo fa la stessa Netflix si è persino riferita al fenomeno come a uno sport. Considerando tutto ciò, è comprensibile come la vera concorrenza di Netflix non siano altre aziende: “È il sonno il nostro competitor più forte, è con lui che stiamo combattendo. E stiamo vincendo!”, ha dichiarato già qualche anno fa Hastings.

Un’esperienza immersiva, quindi, che ha portato ad inizio 2021 l’azienda ad avere più di 200 milioni di abbonati e un fatturato di 25 miliardi di dollari (con lo zampino della pandemia e dei lockdown che hanno dato una spinta al fatturato), impattando sulla stessa idea di cinema e produzioni cinematografiche, contando anche il suo elevato grado di internazionalizzazione nelle stesse produzioni. L’idea è quella di prendere un’idea vincente in un mercato locale ed estenderla a macchia d’olio a livello globale (è stato il caso della recente serie francese – Netflix Original – “Lupin” e resa disponibile ovunque, è un esempio). Netflix, in questo senso, varca i confini nazionali, facendo conoscere prodotti locali in nuovi contesti, con – generalmente – un ottimo apprezzamento del servizio, che fa sì che il churn di Netflix, ovvero il tasso di abbandono dei subscribers, sia bassissimo, con la prospettiva che molti di questi saranno abbonati a vita.

Il brand Netflix è, quindi, forte e solido ed ha fatto un “blitzscaling” che ha reso lo streaming qualcosa di assodato e famigliare nelle vite di una base di utenti larghissima, con un vantaggio competitivo evidente rispetto ad altri attori come Disney, con la sua recente Disney+, che sono partiti in ritardo.  Inoltre, Netflix sta attualmente puntando sulla quantità di contenuto: per il 2021 Netflix ha 70 titoli che saranno in release durante tutto l’anno, quando la somma di tutti i maggiori studios hollywoodiani e non prevede un numero complessivo di circa 90 produzioni in uscita per quest’anno. È chiaro che questo approccio quantitativo potrebbe (forse) avere ripercussioni sulla qualità dei contenuti, oltre che creare (ex novo) nuove star tra attori e professionisti dell’ambito, che potrebbero sganciarsi dai circuiti di carriera più tradizionali per raggiungere la notorietà.

In conclusione, è chiaro che Netflix abbia al momento i capitali (i cosiddetti “Super money”) del mercato che con il loro progressivo reinvestimento strategico, consentono una costante possibilità di reinvenzione e capacità di adattamento alle necessità degli utenti. Quello che è certo è che la condivisione, nell’ormai lontano 2009, da parte di Hastings, di un powerpoint di 125 slide con questi e tanti altri punti molto innovativi per gestione e cultura aziendale (nel corso degli anni ha raggiunto più di 18 mila visualizzazioni su SlideShare), induce a riflettere in profondità sui propri stili di leadership e gestionali. L’esempio che si ha di fronte è quello di un successo ormai globalmente riconosciuto, che sovverte i canoni tradizionali.

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