Pausa pranzo fuori casa: può costare fino a 2.100 euro l’anno per lavoratore

La soluzione Planeat.eco per ridurre i costi: pasti di qualità e sostenibili, ma a prezzi da mensa e accessibili al maggior numero di persone

Pranzare fuori ogni giorno può impattare in maniera importante sui bilanci personali e familiari dei lavoratori. Secondo un sondaggio condotto da ACmakers per Altroconsumo su mille lavoratori dipendenti, il costo medio di un pasto in pausa pranzo è pari a 9,40 euro al giorno (+0,90 euro rispetto al 2021), arrivando a pesare anche oltre 2.100 euro sullo stipendio annuale di una persona. Più di un intervistato ha dichiarato di spendere dai 6 ai 9 euro, ma molti segnalano di spendere dai 9 ai 12 euro e uno su quattro addirittura tra i 12 e i 20 euro.

Per aiutare i consumatori a contenere i costi legati alla pausa pranzo lavorativa, Planeat.eco (piattaforma che realizza un nuovo modo di fare la spesa sostenibile) propone una formula centrata sulla massima contrazione della filiera dei fornitori e su margini di guadagno dell’imprenditore volontariamente ridotti, per permettere di offrire qualità e sostenibilità a prezzi accessibili al maggior numero di persone possibili.

Milano, Monza e Pavia sono fra le prime province ad avere avviato il progetto di Planeat.eco, centrato su un'offerta di piatti pronti e freschi realizzati entro le 18 ore precedenti, e destinata a grandi e piccole aziende e studi professionali, in ottica zero waste. Grazie al modello Planeat, un buono pasto da 7 euro consente per esempio di ricevere in ufficio un piatto di riso venere con verdure, una tartare di gamberi o una lasagna fatta in casa e una porzione di arrosto. I soldi eventualmente avanzati, potranno essere utilizzati per uno sconto sia per ordine successivo sia per la spesa di casa o per l’ufficio il giorno dopo.

Inclusione, sostenibilità e accessibilità in Planeat, sono i valori fondanti di Planeat.eco, e che si ritrovano nelle diverse attività aziendali, fra cui:
- l'uso di contenitori colorati e riciclabili che vengono consegnati, ritirati, lavati e rimessi in circolo continuativamente;
- la richiesta ai clienti di nquantitativi minimi di ordini per ridurre il carbon footprint, consentendo al contempo la massima flessibilità di programmazione (nessun numero minimo di giorni da prenotare) affinché nulla vada sprecato.
Dal suo lancio, a fine 2020, Planeat ha gestito oltre 20.000 ordini, venduto oltre 1 milione di porzioni di cibo (tra servizio casa e azienda), servito 130.000 pasti in azienda e contribuito a salvare 20 tonnellate di cibo dalla spazzatura.

“Massimizzazione del bene comune e volontà di rendere la sostenibilità accessibile a tutti è la mission con cui è nata Planeat -dichiara Nicola Lamberti, fondatore della start up-. Raggiungiamo questo obiettivo capovolgendo il paradigma classico d’impresa: perseguire profitti minori per raggiungere il più ampio bacino possibile con un modello economicamente sostenibile e premiato dalla fiducia di azionisti di lungo corso come quelli entrati nel nostro capitale". Tra le aziende clienti che già si sono affidate al servizio di Planeat: Galbusera, SeaVision, BeSharp, Mind e AstraZeneca.

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