Regole certe e imprescindibili: questa la soluzione per l’economia

Cristina Lazzati, direttore responsabile di Mark Up e Gdoweek

“Non aggiungere un posto a tavola. Ti condannano per concorrenza sleale con le mense”. Così recitava un tweet del sempre brillante Carlo Alberto Carnevale Maffè all’indomani dell’annuncio di Amazon dell’apertura del suo mercato alimentare, non ancora Fresh, ma di tutto rispetto.
Liberisti o irregimentati? Che cosa vogliamo dalla nostra economia? Chiediamo protezione quando entrano nel nostro giardino, ma invochiamo libertà quando si tratta di sconfinare in quello di altri. Attenzione, non prendo parti, ma credo fortemente nella possibilità di un’economia sana che sappia autoregolamentarsi, ma così non è, o almeno non sempre.

Prendiamo il nostro settore: lo abbiamo scritto altre volte, retail e largo consumo si muovono in un regime altamente concorrenziale, i prezzi per il consumatore sono così calmierati in maniera autonoma; ci pensa la concorrenza: chi alza troppo il tiro, viene sbattuto fuori, così come chi fa male i suoi conti. Ed è inutile nasconderlo: nel mondo del commercio, ormai da anni, non esistono solo le catene della gdo o quelle del fast fashion, i centri commerciali e le vie della moda. Ad ognuna di queste categorie via via si è accostato un concorrente virtuale. Che differenza c’è, dunque, in termini di offerta, tra ebay e un centro commerciale? Tra Zalando e Zara? Tra un Yoox e un outlet? E potremmo andare avanti all’infinito.

Il commercio è un mondo stretto tra le morse di regimi non concorrenziali, che depredano le tasche dei cittadini, lasciando loro poca libertà di scelta, ma a questo mondo viene chiesto uno sforzo di lungimiranza in più. Forte è la tentazione di frenare l’ecommerce, ma più forte deve essere la spinta a misurarsi con esso, attrezzandosi, continuando a studiare ad evolvere il proprio modello di business, ad abbracciare l’omnicanalità, a farcire di servizi la propria insegna.

Il liberismo non è frenabile (non ci stanno riuscendo nemmeno i francesi che hanno più allenamento di noi italiani), inoltre è dannatamente pericoloso per chi lo pratica: quanti sono i siti di ecommerce che hanno aperto e subito chiuso?
Mettiamoci l’anima in pace, nel bene e nel male: tra non molto, si griderà sempre meno allo scandalo di orari di apertura 24 ore su 24, smetteremo una buona volta di voler, a tutti i costi, imporre giornate di chiusura, l’ecommerce continuerà a vivere a fianco al commercio tradizionale e presto il confine sparirà. Apriranno catene di farmacie nostrane e d’importazione e ci si chiederà perché tutte quelle energie spese a voler chiudere la porta in faccia alla gdo, quando si stava spalancando un portone a CVS...

Meglio avere poche regole e rispettate da tutti, piuttosto che infinite leggi e postille disattese dalla maggioranza. La richiesta a Stato e istituzioni è quella di restituirci un’economia sana, dove esser liberisti non sia una condanna per pochi, ma un diritto di tutti.

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