Vini italiani in calo le vendite nella gdo di Usa, Germania e Gran Bretagna

Calano le vendite nella gdo sui mercato top per il vino italiano. Bene invece il fuori casa, a cominciare dal Prosecco. Il Vinitaly si annuncia con numeri record, con top buyer attesi in crescita del 40%

Il 2022 va in archivio con numeri in flessione per per il vino italiano nei circuiti retail e grande distribuzione di Stati Uniti, Gran Bretagna

Secondo l’Osservatorio del Vino UIV-Vinitaly su base Nielsen-IQ, nel 2022 sono stati venduti 4,9 milioni di ettolitri di vino tricolore, con un calo del 9% rispetto al 2021, mentre a livello di valori la riduzione è stata nell’ordine del 5% (evidentemente l’inflazione elevata ha fatto da cuscinetto), a 4,7 miliardi di euro. Rispetto alle vendite del 2021, manca all’appello l’equivalente di 63 milioni di bottiglie e un controvalore di 253 milioni di euro. Fra i tre mercati, le performance peggiori si registrano in Gran Bretagna (-11% volume e -8% valore), mentre gli Usa smorzano a -2% l’erosione in valore (2,1 miliardi di euro), limitando il minus a volume a -5%. La Germania al -7% valoriale affianca una perdita del 10% volume (1,7 milioni di ettolitri).

Bicchiere mezzo pieno

Per l’Osservatorio ci sono comunque le condizioni per vedere il bicchiere mezzo pieno se si considera che alla dinamica discendente sul canale della grande distribuzione corrisponde la riapertura del fuori casa, con un mercato della ristorazione dato in crescita consistente. In sintesi, un ritorno alle normalità del pre-Covid, crisi economica permettendo. In tutti e tre i mercati, per diverse denominazioni si riscontra infatti un ritorno più o meno soft ai livelli del 2019, con il Prosecco che gioca una partita a parte, con incrementi in doppia cifra sul periodo.

Verso il ritorno ai livelli pre-Covid

Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi,  “queste contrazioni ci riportano ai numeri pre-Covid del comparto retail; in un certo senso stiamo tornando a una condizione di normalità, a patto che la domanda del fuori casa (ristoranti e locali) regga di fronte a una congiuntura difficile”. Mentre Frescobaldi ricorda che la vera anomalia è “il surplus di costi - a partire da energia e materie prime secche -, che il settore sta scontando e che pesa ancora di più in un contesto di riduzione della domanda in un canale importante come quello della grande distribuzione – aggiunge -. Quest’anno sarà fondamentale riuscire a non deprimere l’offerta sul fronte del valore e, oltre a presidiare i mercati di sbocco, aprire alle piazze emergenti contando sull’appoggio delle istituzioni”.

Buone nuove dal Vinitaly

Nonostante lo scenario incerto, le prospettive sono buone per Vinitaly. “Siamo convinti, ancor più in questo particolare momento storico, che il settore non possa permettersi di allentare la presa sui suoi principali mercati di sbocco – sottolinea l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese -. Per questo da 20 giorni siamo impegnati con Vinitaly in un road show di promozione del vino italiano e di selezione dei migliori buyer da invitare a Verona; una campagna senza precedenti in nove Paesi di tre Continenti che prevede un’ampia presenza sulle tre piazze principali ma anche sui target emergenti”.

Danese rivendica la bontà delle strategie internazionali, come mostra l’incremento di top buyer, nell’ordine del 40%, atteso alla prossima edizione, per arrivare al raddoppio nel 2024”.

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