Sulle chiusure domenicali: come farsi male da soli

Gli opinionisti di Mark Up (da Mark Up n. 274)

Secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio, la liberalizzazione degli orari commerciali ha avuto un effetto espansivo sull’occupazione. Questo è solo l’ultimo dato da contrapporre alla folle idea del Governo di restringere le aperture domenicali che, secondo i dati, non hanno causato lo sfruttamento del lavoratore, bensì un maggior numero di contratti. Ecco perché, una volta di più, è giusto chiedersi come sia concepibile che, con tutti i problemi italiani, ci si attardi a tornare indietro sull’unica liberalizzazione attuata dai tempi delle “lenzuolate” Bersani, tornando alle restrizioni di un’economia dirigistica anni 50 che non funziona più in nessun Paese. Le varie proposte ripropongono vecchi divieti, le riunioni fiume in Comune con commercianti, sindacati e associazioni di categoria, l’obbligo per il negoziante, se vuole aprire, di comunicarlo preventivamente al Sindaco, la stantia discriminazione tra Comuni di serie A (quelli belli, a vocazione turistica che possono aprire di più) e quelli di serie B (che essendo brutti vengono pure penalizzati). Peccato che in Italia non ci siano Paesi brutti o non visitati. Inoltre, perché i residenti dovrebbero avere meno diritti di fare acquisti dei turisti? Qualcuno parla di turnazione: la domenica aprono solo il 25% degli esercizi. Già, ma con quale criterio, dato che restare aperti prima di Natale è ben diverso in termini di fatturato: si estrae a sorte? Per non dire della ciliegina sulla torta: avendogli fatto notare che le chiusure domenicali penalizzeranno i commercianti che oggi competono con l’eCommerce, il Ministro del Lavoro ci ha detto che intende fermare anche le vendite online. Del resto ormai qui tutto è possibile: anche farsi male da soli.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome