Il caro-energia spauracchio per i mercati all’ingrosso

Foto di Maurizio Riccardi
Secondo un sondaggio di Italmercati, la rete dei mercati all’ingrosso, oltre l’80% degli operatori del settore sta soffrendo il caro-energia. Se non ci sarà un cambio di rotta, business a forte rischio

Il caro-energia sta mettendo in ginocchio gli operatori all’ingrosso della Penisola e, se non vi sarà un cambio di rotta a breve, molti potrebbero gettare la spugna. È quanto emerge da un sondaggio condotto da Italmercati, la rete dei 20 mercati all’ingrosso attiva filiere di fornitura e subfornitura. L’83% di coloro che operano nel settore ittico e l’87% in quello ortofrutticolo sostiene di aver subìto importanti conseguenze in seguito all’impennata dei prezzi delle forniture energetiche.

Pesano anche i cambiamenti climatici

I dati emergono dall’Osservatorio di Italmercati. Diversi i fenomeni che hanno influenzato l’andamento del business negli ultimi anni come il conflitto in Ucraina, l’aumento dei prezzi delle materie prime e del gasolio, il caro energia e non da ultimo la maggiore presenza di eventi climatici estremi. In questo caso, a risentire maggiormente dell’effetto dei cambiamenti climatici sono gli operatori dei mercati agroalimentari rispetto a quelli dell’ittico: il 33% degli operatori dell’agroalimentare si dice molto preoccupato per l’impatto contro il 16% dell’ittico.

Peggioramento dei conti diffuso in campo ittico

Andando nel dettaglio per quanto riguarda il settore ittico, un mercato su tre ha riscontrato un peggioramento del volume di affari rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Differenza che diventa ancora più marcata se si prende in considerazione il periodo pre-pandemia: il 50% degli intervistati ha evidenziato un calo delle vendite rispetto al 2019. I prodotti che hanno subito una minor commercializzazione sono il cefalo, l’acciuga, la sardina, la seppia, la trota, l’orata, la spigola di allevamento e le mazzancolle.
Guardando al futuro i mercati continuano a mostrare un atteggiamento pessimista, il 40% delle imprese del settore agroalimentare, infatti, prevede un calo ulteriore del volume di affari da qui a giugno 2023.
Al contrario, sono cresciuti i quantitativi di vendita di pesce spada, palombo, cernia, dentice, ricciola, coda di rospo, molluschi Bivalvi, cozze e calamari. Nonostante l’80% dei rispondenti all’indagine abbia dichiarato di aver registrato un notevole aumento dei prezzi, c’è chi vede con positività i prossimi mesi: secondo il 33,3% degli intervistati, il primo semestre del 2023 vedrà aumentare le vendite.

Frutta e verdura in sofferenza

Quanto ai mercati dedicati alla vendita di frutta e verdura, anche qui è stato rilevato un peggioramento sia rispetto allo stesso mese del 2021 sia rispetto al periodo pre-Covid. Il trend, rilevato dalla maggioranza degli operatori, è causato tanto dal caro energia quanto dall’impatto dei cambiamenti climatici. Frutta esotica, zucchine, pomodoro, lattughe, agrumi, mele, carciofi e cavolfiori sono i prodotti che hanno registrato un calo delle vendite maggiore e ben il 40% degli intervistati pensa che i primi mesi del 2023 saranno caratterizzati da un trend decrescente.

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