Qualche mese fa il World Economic Forum riportava l’esperienza di una compagnia aerea tailandese (Thai Airways) che ha inaugurato un ristorante pop-up a tema aereo presso la sede della compagnia a Bangkok per ricordare a molti degli entusiasti clienti che stanno frequentando il ristorante i sapori dimenticati dei pasti a bordo preparati dai loro chef.
Questa è stata solo una delle prime iniziative che stanno prendendo piede per cercare di riallocare il surplus di cibo sugli aerei generato dai pochissimi voli in circolazione, e, in generale, per avere entrate alternative, visto lo stop forzato causato dalla pandemia.
Con la premessa che il “cibo aereo” in questione è quello che normalmente viene servito in business o prima classe, l’idea di acquistare a terra i piatti serviti sugli aerei (sia andando - ove possibile - in spazi appositi come quelli ricreati da Thai Airways, come anche consumandoli a domicilio) potrebbe sembrare paradossale, dato che il cibo a bordo è notoriamente criticato perché di poca qualità. Malgrado ciò, e con la consapevolezza che queste azioni di per sé non possono compensare le enormi perdite pecuniarie subite dalle compagnie aeree, gli sforzi in ambito food non sono affatto vani. Di fatti, con questi esperimenti si mira a muovere nei clienti leve diverse, fidelizzandolo, rafforzando la brand identity della compagnia e ricordandogli, in ottica di customer experience, quanto possa essere piacevole viaggiare in aereo. Si tratta, in pratica, di una forma di pubblicità, volta sì a mantenere vivo l’interesse dei viaggiatori, ma anche a rassicurarli sul fatto che il prima possibile torneranno a volare in sicurezza.
La questione cibo aereo, sia vista dal lato del suo surplus, come anche come elemento di una certa business continuity, fa appello anche a questioni – molto sentite – legate alla sostenibilità. Infatti, ci sono state iniziative come quelle della compagnia aerea australiana Qantas, o di Singapore Airlines, che offrono voli panoramici circolari su aerei che decollano e atterrano dallo stesso aeroporto, con il duplice intento di non far perdere le licenze al personale aereo da tanto inattivo e pure di generare delle entrate, che però sono state spesso criticate per le loro ripercussioni sull’ambiente.
Quanto alle esperienze legate al food, qui di seguito alcune delle più interessanti iniziative di alcune compagnie aeree di linea.
United Airlines, compagnia aerea olandese, ha stretto un accordo con il suo fornitore di waffle olandesi di fiducia - il produttore Daelmans -, sempre serviti sui voli United Airlines, per organizzare la consegna ai domicilio dei suoi famosi stroopwafel (dei tipici biscotti olandesi simili ai waffle ma composti di due sottili cialde tra le quali si spalma un tipo di sciroppo al caramello detto stroop) con consegna a domicilio, disponibili sia in porzioni individuali come quelle servite sugli aerei, sia in lussuose confezioni regalo. United Airlines ha addirittura messo a disposizione alcune ricette realizzabili utilizzando gli snack normalmente presenti a bordo (stroopwafel inclusi), per realizzare ad esempio un banana bread “al sapore di” United Airlines, e tanti altri.
British Airways, il cui servizio ristorazione è curato dalla società di catering DO & CO, ha curato un box in abbonamento insieme all’azienda Feast box, che si occupa della realizzazione e della distribuzione dei kit. Il box di British Airways – per ora disponibile solo in UK – costa settimanalmente dalle 80 alle 100 sterline (circa dai 95 ai 120 euro) e contiene ingredienti per realizzare un pasto di quattro portate per due persone, antipasto e dolce compresi (e con l’abbonamento si ottiene anche un voucher del 10 per cento di sconto sull’acquisto di un viaggio aereo con la compagnia).
La già citata Singapore Airlines, oltre alla possibilità di un servizio di home delivery dei propri cibi, offre ai viaggiatori la possibilità di consumare un pasto da prima classe a bordo di un Airbus A380 parcheggiato nell’aeroporto di Singapore-Changi, che è uno tra i più trafficati al mondo, al costo di circa 420 euro (i posti per i primi due giorni furono venduti in mezz’ora). Il successo dell’iniziativa ha spinto Singapore Airlines ha messo a disposizione un secondo aereo e ha ampliato l’offerta anche alla classe economy, e ha pure inserito la possibilità della visione di un film a bordo.
Jetblue, la settima compagnia aerea del Nord America per numero di passeggeri trasportati, ha stretto una collaborazione con Imperfect Foods, una realtà che mira a eliminare gli sprechi alimentari e supportare agricoltori e fornitori di cibo quando si tratta di prodotto in eccesso, rendendoli i retailer dei loro snack invenduti, che vengono resi disponibili a metà del prezzo aereo (un esempio è lo snack che prevede cracker, accompagnati con i formaggi dell’azienda Emmi Roth, che opera tra la Svizzera e il Wisconsin).
La società di catering israeliana Tamam Kitchen prepara pasti per le compagnie aeree israeliane El Al, Turkish Airlines e altri vettori internazionali che volano da Tel Aviv. Con l’avvento della pandemia ha iniziato ad offrire i suoi tipici pasti in volo, in modalità delivery a basso costo. Il servizio è diventato particolarmente di successo dopo aver coinvolto sui social l'illusionista israeliano Uri Geller, che ha parlato dei piatti di Tamam Kitchen.
Il catering di proprietà del vettore indonesiano Garuda Indonesia, vende pasti aerei online, con un nome alquanto funzionale. Infatti, l’iniziativa si chiama “Fly with Meals”, e prevede che i pasti siano serviti con vassoio, posate e piatti di plastica, in modo da poter ricreare un'autentica esperienza di volo.