L’Osservatorio permanente Confimprese-EY conferma che quella di novembre è una situazione drammatica, diretta conseguenza, precisa Confimprese, della stretta governativa sulle chiusure dei negozi nei centri commerciali e degli orari ridotti nei centri storici. Come era desumibile secondo tutti gli indicatori economici, la perdita dei canali fisici del mese di novembre è del -64,9%: peggio di quanto registrato in maggio.
L’andamento peggiore è dell’abbigliamento con -71,7%, seguito dalla ristorazione con -65%. In netto peggioramento a -40,1% anche il non food, che nei mesi precedenti, complici le moderate restrizioni sul settore, dava segni di migliore tenuta (sempre negativa) rispetto ad abbigliamento e ristorazione.
La situazione più allarmante è su centri commerciali e outlet in profonda crisi con -74,5% complessivo, a testimonianza che le chiusure nel week end hanno affondato i consumi, solo aprile aveva fatto peggio con -98,4%, mentre i dati del periodo giugno -settembre per i centri commerciali aveva dato qualche speranza con un risultato, sia pure negativo, del -22,1%. Il progressivo anno dei centri commerciali si attesta a -39,6%, con l’ovvia conclusione che nemmeno in dicembre si potrà sperare in un’inversione di tendenza, stante il perdurare delle chiusure negli week end. Non è una sorpresa che anche le high street siano ferme a -46,5% con una svolta negativa per i centri minori a -54,1%. Anche in novembre, dunque, non solo si conferma la sofferenza già registrata nei mesi scorsi dei centri città, ma si assomma anche quelle dei negozi di periferia colpiti dalle divisioni in zone rosse, arancioni e gialle del Paese.
Continua il tracollo del travel, che da -64,6% di ottobre passa a -77,3% con un consuntivo anno di -61,5% (gen-nov).
Le aree geografiche riflettono i dati drammatici di cui sopra e chiudono a -64,9%. La flessione più importante si registra nell’area Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) con -72,4%, seguita dall’area Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) con -66,2%, dall’area Nord-Est (Emilia-Romagna, Triveneto) con -58,6% e dall’area Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna) con -56,4%.
"Nel mese di novembre i centri città hanno performato meglio della media totale paese per ben 18.4% – dichiara Mario Maiocchi, direttore Centro Studi Confimprese –, mentre nel progressivo anno sono in linea con il totale Italia. Questa anomalia può solo essere attribuita alle forzate chiusure dei centri commerciali durante i week end, a comprova della illogicità dei provvedimenti di chiusura che hanno spostato il traffico dei consumatori dai centri commerciali - luoghi sottoposti a strette misure sanitarie di controllo - alle vie del centro con conseguente aggravio degli affollamenti nei luoghi medesimi".
L’eCommerce fa di nuovo un balzo e cresce del +92,6%, conseguenza più che logica dovuta alle chiusure anticipate degli esercizi commerciali nelle high street e a quelle totali dei centri commerciali nei fine settimana. L’eCommerce ha rappresentato uno sfogo per i bisogni degli acquisti degli italiani.
"Un trend molto negativo quello di novembre che porta il progressivo del secondo lockdown da ottobre a novembre pari al -45,6% –commenta Paolo Lobetti Bodoni, Business Consulting Leader Italy EY-. È evidente che le restrizioni alla mobilità e alle aperture dei negozi hanno influenzato pesantemente i consumi, infatti alcune delle regioni dichiarate zone rosse come la Lombardia, il Piemonte, la Campania, la Toscana, la Valle d’Aosta e la Calabria hanno subito i trend peggiori con un calo superiore al 70%. Significativo il balzo delle vendite nell’e-commerce, che ha aiutato i consumatori ad acquistare nonostante le limitazioni nell'accesso allo store fisico".