Disparità di reddito e demografia cambiano la mappa dei consumi

Nel 2024 una famiglia su tre dichiara di vivere peggio e cambia il carrello della spesa, ma vale soprattutto per i più giovani. Lo scenario Niq-Gfk

Lo spostamento demografico in Italia spinge a disegnare una nuova mappa dei consumi, dalla quale emergono disparità significative tra le famiglie giovani con figli e quelle più mature e benestanti. Le prime, infatti, affrontano una fase di declino e contrazione dei consumi e si ritrovano in linea con quel 30% di italiani che dichiara di vivere in una condizione economica peggiore nel 2024 rispetto al 2023. Le seconde, invece, risultano relativamente meno colpite, a conferma di un legame diretto tra l'età anagrafica e la distribuzione del reddito. Nei prossimi anni, in particolare, le persone tra i 45 e i 54 anni - ovvero la futura generazione più matura - influenzeranno significativamente i consumi con un progressivo declino, fino al -11,9%, del target delle famiglie con figli.
A tracciare questo scenario è l'analisi di Niq intitolata “Consumer Outlook 2024".

L'erosione del potere d'acquisto è un primato italiano, con le dovute conseguenze sulla spesa

Sebbene l’inflazione nel nostro Paese a fine 2023 sia ormai allineata con la media europea, permane una stagnazione degli stipendi che si traduce in una diminuzione dei salari reali del -7,3%, confermando la perdita del potere d'acquisto delle famiglie italiane. Ad oggi, il fenomeno dell’erosione della retribuzione, se paragonato ad altri stati europei, è una criticità tutta italiana, poiché i valori registrati in Germania (-3,3%), Gran Bretagna (-2,9%), Francia (-1,8%) e Spagna (-1,2%) rivelano un contro-bilanciamento dell’inflazione con un innalzamento dei compensi. Ne deriva che chi è più colpito dal fenomeno adotti strategie di risparmio inevitabilmente più stringenti, come sottolinea Enzo Frasio, Ad Niq & GfK in Italia. Quali? Il 50% degli italiani, ad esempio, segue puntualmente la lista dei prodotti necessari ed il 63% presta maggiore attenzione agli sprechi (vs 58% degli europei). Il 50% dei consumatori del Bel Paese – il 40% in Europa – sceglie di acquistare prodotti in promozioni e fare scorte oppure comprare all’ingrosso quando la marca prediletta è soggetta a sconto (32% vs 29% Europa). Vi è inoltre, una maggiore attenzione alla disponibilità del proprio portafoglio con il 31% dei consumatori – anche europei – che verifica l’ammontare del costo di ogni spesa. In termini di dove le famiglie acquistano i prodotti, il 61% intende diversificare i canali in virtù di un miglior equilibrio tra varietà di scelta, pezzo e offerte. Per tutto il 2024, poi, il 68% delle famiglie italiane limiterà le occasioni di svago e tempo libero, trascorrendo più tempo tra le mura domestiche (45% vs 46% degli europei). Il 26% delle famiglie, infine, si concentrerà sull’individuare modalità di investimento o pensionistiche.

Salute e sostenibilità restano centrali, sebbene con diverse interpretazioni

La complessità del momento e l'esigenza di risparmio che coinvolge una considerevole parte della popolazione vanno comunque di pari passo con un'attenzione diffusa a salute e sostenibilità. Parliamo di due termini che danno ovviamente origine a diverse interpretazioni, portando ad esempio nel carrello più prodotti senza zuccheri aggiunti o a basso contenuto di zuccheri (cresciuti rispettivamente del +27% e del +23% a valore nel 2023 rispetto all’anno precedente), più prodotti proteici (+19,6% rispetto al 2022), gli integratori (+8,3%) e più prodotti sostitutivi delle proteine animali (+7,7%).
Questa tendenza si riflette nel successo di tecnologie quali i dispositivi wearable con sensori, che consentono di monitorare la pressione sanguigna o la qualità del sonno. Un altro comparto in conseguente forte crescita è quello dei purificatori d’aria, che si prevede continueranno a essere molto richiesti nel corso del 2024, specialmente nelle aree più soggette all’inquinamento atmosferico. Spazio anche a referenze con packaging riciclato o riciclabile, ma anche dei prodotti caratterizzati da certificazioni di sostenibilità sociale o relative al benessere animale.

 

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