Esg sempre più presenti in azienda come fattore competitivo

Sono un forte elemento di attrattività per aziende e stakeholder ma occorre monitorare i risultati oltre le certificazioni. La vision di Retex

Di Esg se ne parla dagli inizi del Duemila ma è negli ultimi anni che il tema ha assunto una sua concretezza strategica. Le azioni volte a costruire aziende etiche e responsabili, focalizzate su purpose ambientali e sociali, riguardano un numero crescente di realtà che le stanno adottando in modo più o meno completo. Di fatto, come stanno confermando gli incontri e le tavole rotonde della Milano Green Week, si tratta di un tema dilagante in modo esponenziale e che rende le aziende più attrattive e profittevoli, soprattutto se riescono a coinvolgere tutta la supply chain, ascoltando attivamente dipendenti e stakeholders.
Trasformare le aziende seguendo un’ottica di sostenibilità ambientale e sociale è un punto fermo per la sopravvivenza del business nel medio-lungo termine.

Una certezza su tutte: il costo del non fare supera quello del fare. Su questo punto si sono focalizzati esponenti di spicco del mondo della finanza, dell’industria e delle istituzioni durante il talk organizzato da Retex, MartTech Company.

Fresca di certificazione come società Benefit, durante la presentazione del suo primo report d’impatto, Retex ha portato l’attenzione sulla necessità di costruire un’azienda etica, responsabile e consapevole, di cui i clienti possano fidarsi. Il tutto richiede step sia strategici che di mindset, ha rimarcato il Ceo Fausto Caprini, come il passaggio dal “bollino” della certificazione ad azioni decise sui processi aziendali unite al coinvolgimento attivo delle risorse interne. Il focus sui dipendenti è centrale e rappresenta una risposta immediata rispetto al costo del non fare: un’azienda non in linea con i principi Esg non riesce ad attrarre le persone corrette e che hanno un approccio di lungo termine, osserva Marta Testi, Ceo di Elite, Gruppo Euronext.

È, sempre di più, una questione di purpose condiviso: una corretta strategia Esg ha come punto zero l’identità aziendale. Un concetto ripreso da Paola Andreozzi, Business Communication Manager di Valore D: “ripartire dall’identità aziendale, anche coinvolgendo dipendenti e stakeholders, focalizzandosi sulla “g” della governance permette di passare dall’ideale al vissuto”.

L’esperienza di Save the Duck, azienda pioniera nel mondo Esg, ripercorsa durante la tavola rotonda, segna il passo: va disegnato un proprio percorso, rimanendo fedeli all’identità aziendale e proiettandosi sul lungo periodo ma, soprattutto, bisogna dotarsi di strumenti di misurazione che permettano di comprendere l’impatto e di comunicare i risultati così spingere sempre più realtà a trovare la propria identità nella sostenibilità.

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