Gli effetti a scaffale dell’out-of-stock sulla perdita delle vendite

I fenomeni del 2022 di maggior impatto sul largo consumo e le loro ripercussioni sul livello di servizio a scaffale. Temi affrontati da GS1 Italy in ambito ECR e in collaborazione con Circana

Nel 2022 è ripartito il fenomeno degli 'scaffali vuoti' (3,7% di tasso di out-of-stock) e sono aumentate le vendite perse (arrivate al 5,1%). Il 2022 è stato un anno molto complicato sotto vari aspetti. La pandemia non era ancora alle spalle e già si sentiva il peso di un'inflazione crescente, poi la guerra in Ucraina, l'aumento dei costi di produzione, la scarsità di materie prime e un anno gravemente siccitoso. Una serie di fattori che hanno fatto sentire i loro effetti a vari livelli.

Trend continuato nell'anno in corso con il tasso di out-of-stock aumentato di +0,2%, arrivando così al 3,5%, nel primo trimestre 2023.

Un fenomeno che ha interessato in modo crescente i prodotti e le categorie a più alto valore unitario, per cui la gestione della profondità assortimentale è diventata un fattore critico. Questo ha determinato una crescita di +0,6% delle vendite perse, che hanno toccato quota 4,7%. Una situazione assai complicata per il largo consumo in Italia, analizzata da GS1 Italy in ambito ECR e in collaborazione con Circana (nuova denominazione di IRI).

I fenomeni al centro dell'analisi

Per comprendere le cause dell'out-of-stock crescente e delle vendite perse nella gdo sono stati analizzati in particolare quattro fenomeni: Inflazione al consumo, Aumento dei costi di produzione, Scarsità di materie prime e di componenti essenziali, Cambiamento climatico e stagionalità estreme. Quattro tematiche su cui si sono concentrati Carolina Gomez, ECR project manager di GS1 Italy, e Marco Colombo, global central operations di Circana, con un approfondimento ampiamente esaustivo. Un lavoro che ha messo a fuoco gli effetti di questo scenario tanto sul livello di servizio offerto al consumatore nei punti vendita della distribuzione moderna, quanto sul comportamento dei consumatori medesimi nella distribuzione organizzata. “Crediamo che questo capitale di informazioni e di analisi - commenta Carolina Gomez, ECR project manager di GS1 Italy - possano aiutare le imprese del largo consumo ad analizzare con consapevolezza il contesto in cui operano, il livello di servizio offerto e la relazione con il consumatore finale, e contribuire con elementi di valore alle decisioni strategiche”.

Rispetto al gennaio 2019, a dicembre 2022 i prezzi alla produzione dei comparti industriali alimentare, bevande e tabacco sono saliti di +25% e quelli medi di alimentari confezionati e bevande nel retail di +16%.

L'inflazione al consumo

La forte pressione sui costi ha spinto in alto i prezzi sugli scaffali del largo consumo.  Questo fenomeno ha avuto importanti ripercussioni sull’andamento delle vendite nei supermercati e ipermercati, che hanno guadagnato il 5,7% a valore rispetto al 2021 ma hanno perso l'1,7% a volume. Alla diminuzione della rotazione dei prodotti a scaffale si è aggiunto il ritorno alla crescita del tasso di out-of-stock (+0,2% per supermercati e ipermercati di vicinato, +0,3% per i grandi supermercati), arrivato al 3,7% contro il 3,5% del 2021. “L’aumento del tasso di out-of-stock ha riguardato tutti i reparti a partire dalla primavera ed è stato particolarmente impattante per le bevande durante l’estate – spiega Marco Colombo, global central operations di Circana-. Il comparto dei prodotti chimici per la cura della casa è riuscito a contenere il delta negativo mentre la drogheria alimentare ha recuperato nel corso del secondo semestre. Surgelati e fresco hanno peggiorato progressivamente la loro prestazione nel corso del 2022, mentre il petcare ha migliorato a fine anno. Ancora una volta l’ortofrutta rimane il reparto con il più alto tasso di out-of-stock (10,5%)”.

L'aumento dei costi di produzione

La crisi energetica, alimentare ed economica generata dal conflitto in Ucraina ha determinato una minor disponibilità di materie prime e, di conseguenza, un contingentamento della produzione. E questo ha diminuito la disponibilità a scaffale di alcuni prodotti: un caso particolare è quello degli oli di semi e della pasta di semola. Il timore di non trovare più i prodotti a scaffale o di dover pagare prezzi più alti ha generato negli oli di semi un 'effetto accaparramento', che, a marzo 2022, ha portato a un incremento eccezionale di vendite rispetto allo stesso mese del 2021, ma anche a un tasso record di out-of-stock (10%). Con il passare dei mesi questo fenomeno è rientrato ma le vendite perse sono aumentate, sostenute dall’inflazione. “Una dinamica analoga si è registrata anche nella pasta di semola, con un incremento dei prezzi che porta i valori a sfiorare il +30% in estate, per poi rientrare sotto il 20%”, commenta Marco Colombo.

La scarsità di materie prime e il cambiamento climatico

La minor disponibilità di alcuni prodotti essenziali nei processi di trasformazione ha caratterizzato il 2022 e si è fatta sentire in particolare per alcuni componenti, come l’anidride carbonica. L’effetto su alcuni mercati è stato significativo, com’è avvenuto nelle acque minerali: l’incremento del prezzo della CO2 e la sua scarsità, aggiunti all’eccezionale stagione estiva, hanno determinano un aumento progressivo dei prezzi al pubblico e un andamento molto disomogeneo delle vendite. “L’effetto sullo scaffale è stato immediato: ad agosto 2022 il tasso di out-of-stock dell’acqua minerale gassata è salito al 27,1% (contro il 7,5% del 2021) e l’impatto sulle vendite perse è stato superiore del 20% rispetto al 2021”, dichiara Marco Colombo. Per quanto riguarda il cambiamento climatico, il 2022 è stato l'anno più caldo e siccitoso da quando si hanno rilevazioni attendibili. Non sembra tuttavia che questo fattore abbia determinato degli impatti a scaffale, visto che in concomitanza con le temperature più alte non si sono registrati picchi nell’andamento dell’out-of-stock. Il caso delle bevande gassate è emblematico sia in termini di out-of-stock (5% di tasso) sia di vendite perse (42%). Nel 2023 le vendite perse sono, poi, ulteriormente aumentate di +19%.

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