Grana Padano chiede una progettualità europea

Il dopo quote-latte è più drammatico di quanto non appaia. Grana Padano lancia l'allarme e in una nota del direttore generale del consorzio, Stefano Berni, invita il reparto a imboccare l'unica strada rimasta: quella di un vero progetto europeo di pianificazione della produzione e indirizzamento del prodotto stesso.

  • “Muoviamoci: non c'è più tempo”. Che dal 1° aprile 2015 si sarebbe moltiplicata la produzione era scontato. Lo scenario era nelle cose, nei fatti e nelle proiezioni, indipendente dall’embargo russo che comunque, prima o poi, cesserà. Occorreva un progetto per il dopo, ma questo progetto ancora non si intravede. Manca un progetto europeo che spinga all’ottimizzazione e alla riduzione dei costi della filiera e manca un progetto sulla programmazione delle destinazioni delle produzioni e delle eccedenze interne verso un mondo che, invece, ne ha bisogno e che ancora in alcune aree muore di fame.
  • Il singolo non può che percorrere, spaesato, una strada e cioè quella dell’aumento di produzione per mantenere il più inalterato possibile il proprio volume di risorse economiche. Ed è la somma di questi obbligati comportamenti singoli, in assenza di un progetto organico e lungimirante, che non fa altro che accentuare gli effetti di una crisi globale, mettendo in ginocchio le imprese.
  • L’unico progetto vero, solido e serio oggi esistente sta nei Piani Produttivi delle DOP e, in particolare, in quello del Grana Padano che ha funzionato e sta funzionando ma che da solo non basta, non può bastare perché è condizionato fortemente da ciò che capita fuori e, anzi, corre il rischio di esserne travolto.
  • La politica che deve fornire gli strumenti, i percorsi e i progetti per uscire dall’anarchia devastante di questi mesi, si appelli alle menti fervide, bussi alle università, agli economisti illuminati e finalmente risolva un solo, grande e soffocante problema che altro non è che la mancanza di un progetto globale e lungimirante.

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