I giovani italiani e la work-life balance

Gli opinionisti di Mark Up (da Mark Up n. 262)

Oggi più che mai il rapporto tra vita privata e vita lavorativa è un tema centrale per la carriera lavorativa dei nostri i giovani. Nel tentare di stabilire l’equilibrio giusto i cosiddetti millennials si attengono ad una regola rigida di lavoro 9-18. Non c’è più quella fame di crescita, quella voglia di dare tutto e dimostrare le proprie capacità se questo vuol dire rimanere fino a tardi in ufficio. Ai nostri tempi, perlomeno nel largo consumo degli anni 90 da cui provengo io, uscire alle 18 era quasi come fare mezza giornata! Avevamo un coinvolgimento maggiore, una passione e una voglia di fare diversa. Avevamo qualcosa da dimostrare, lavoravamo di più per poter crescere e salire di livello. Oggi per i giovani che succede? Nei giovani Italiani non c’è più quella grande passione che spinge a raggiungere i grandi risultati? Se è così il lavoro per forza diventa un peso e non si vede l’ora di “mettere giù la penna” alle 18. Ma tutto ciò è un problema solo italiano? Se andiamo a vedere quello che accade nella Silicon Valley, il tema work-life balance è sempre caldissimo. Ad esempio, osserviamo quello che sta facendo da poco LinkedIn: ha addirittura assunto psicologi per insegnare ai giovani ad avere equilibrio tra la loro vita privata e quella lavorativa. Il problema lì non è l’essere poco coinvolti, ma l’essere travolti dal lavoro, anche se c’è grande passione, senza riuscire a gestire poi il resto della propria vita. È chiaro che non vogliamo arrivare ad avere il problema opposto, dobbiamo però riuscire ad aiutare i nostri ragazzi a trovare la passione e la vera ambizione lavorativa in modo da far sì che abbiano il coinvolgimento come i giovani di LinkedIn, ma con una giusta integrazione vita-lavoro.

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