I primati italiani nella pasta

Gragnano festa pasta
Il nostro Paese primeggia a livello mondiale per produzione, export e consumo pro-capite. Il 75% è commercializzato tramite la gdo. Poca materia prima costringe a importare molta della materia prima utilizzata

Produzione, export e consumo pro-capite. L’Italia ha tre primati nell’ambito della pasta, oltre a essere tra i grandi importatori di grano duro. A fare il quadro della situazione è l’Area Studi di Mediobanca, che ha da poco pubblicato la prima indagine sull’industria pastaria in Italia con un’analisi dettagliata dell’intera filiera e un focus sui dati finanziari, le tematiche di sostenibilità e quelle di governance dei maggiori pastifici.

Una nicchia globale

Il nostro Paese vanta la leadership mondiale nel settore, una nicchia globale considerato che il grano duro rappresenta appena il 4% della produzione di frumento, che è per la grande maggioranza costituita da grano tenero utilizzato per i prodotti da forno.

Siamo il primo produttore mondiale con 3,7 milioni di tonnellate, pari al 22,3% del totale, seguita dalla Turchia e dagli Stati Uniti (2 milioni di tonnellate ciascuno), e anche il principale esportatore con 2,1 milioni di tonnellate che valgono il 43% del totale, sempre davanti alla Turchia (1,3 milioni di tonnellate).

L’Italia detiene anche il record del più alto consumo pro-capite del mondo: 23 kg di pasta all’anno a testa (19,8 kg di pasta secca e 3,4 kg di pasta fresca), davanti a Tunisia (17 kg pro-capite), Venezuela (15 Kg) e Grecia (12,2 Kg). Questi primati derivano dalla leadership italiana nella produzione di grano duro che con 3,8 milioni di tonnellate rappresenta il 12% del totale mondiale, alle spalle del Canada (15%).

Non siamo autosufficienti

Tuttavia, l’Italia non è autosufficiente, con un rapporto tra volumi prodotti e consumati attorno al 65%. Ecco perché siamo il quarto maggiore importatore di grano duro con il 6,4% del totale mondiale (1,9 milioni di tonnellate), un approvvigionamento che arriva principalmente da Canada, Francia e Grecia che insieme soddisfano i due terzi del nostro import.

A livello regionale, la Campania è prima per export di pasta con il 24,4% del totale nazionale. Segue l’Emilia-Romagna in seconda posizione sia per quanto riguarda il peso delle esportazioni (20,4% del totale), sia per il volume della produzione (18%). Quindi è la volta della Sicilia, mentre la Puglia è al vertice per la produzione di grano duro.

Inoltre, mentre quasi il 60% dei siti produttivi di pasta secca si trova al Centro e al Sud, oltre il 90% di quelli di pasta fresca è ubicato a Nord Est e Nord Ovest.

Tre-quarti del mercato in mano alla gdo

Circa il 75% dei consumi di pasta è veicolato dal canale della Gdo, dove i prodotti a marca del distributore rappresentano il 35% del totale consentendo un risparmio del 25% sulla pasta fresca e del 15% su quella secca. Tuttavia, nel 2022 il ritorno dell’inflazione ha colpito anche il segmento della pasta, con un aumento medio dei prezzi al consumo del 17,4%, quasi il doppio rispetto a quello che ha interessato tutto il settore alimentare (+9,3%).

 

 

 

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