Dopo un percorso di quasi due anni, alla plenaria di Strasburgo è stato votato il definitivo Regolamento Ue sui prodotti Dop, Igp e Stg, che sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale entro il mese di marzo ed entrerà in vigore ai primi di aprile. Il via libera definitiva al Testo unico europeo sulle produzioni agroalimentari di qualità (vino compreso), quasi 100 articoli che riuniscono norme finora sparse, e accoglie l'accordo politico al quarto Trilogo, prevede più poteri ai Consorzi di tutela e un giro di vite nell’Ue sulle pratiche di evocazione dell’origine dei prodotti, come l’Italian sounding.
Stop al Prozek e all’Aceto balsamico sloveno
Uno studio (Italian Sounding: quanto vale e come trasformarlo in export made in Italy) svolto da The European House-Ambrosetti con Ismea, che ha coinvolto 250 retailer nel mondo in dieci Paesi su undici categorie merceologiche tipiche del made in Italy, ha quantificato un potenziale aggiuntivo di export di circa 60 miliardi, sottratto a causa del fenomeno dell’evocazione dell’origine italiana di un prodotto. Il nuovo Regolamento vuole chiudere la questione. “Il Prosek o l’Aceto Balsamico sloveno saranno eliminati all’interno del mercato europeo -spiega Paolo De Castro, relatore dell’Europarlamento per il nuovo regolamento Ue sui prodotti Dop, Igp e Stg-. Con il nuovo Regolamento nel mercato dei 27 c’è un ulteriore rafforzamento sull’Italian sounding che in verità in Europa aveva solo qualche prodotto e con qualche caso sporadico. Con il Testo unico saranno comunque azzerati”. I prodotti Dop e Igp beneficeranno poi di protezione ex-officio anche nel sistema dei domini Internet. “Attraverso un sistema di geoblocking saranno anche bloccati alla fonte tutti i siti Internet che copiano i prodotti a indicazione geografica all’interno dell’Ue. Altra cosa, invece, sono i Paesi extraeuropei a forte immigrazione italiana, dove il fenomeno dell’Italian Sounding è diffusissimo, che non sono tenuti a rispettare le regole Ue. Lì non abbiamo strumenti legislativi ma possiamo solo trovare accordi”.
I Consorzi invitati a presentare un report di sostenibilità
La sostenibilità entra anche nelle Ig. Al Consorzio vene richiesto il report, da allegare al disciplinare, che racconta cosa fa la Ig in materia di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. “Non è obbligatorio, ma diventerà un fiore all’occhiello per le Ig e in qualche modo inviterà a presentarlo”. Il testo di compromesso concordato punta poi a rafforzare il ruolo dei Consorzi, grazie a maggiori poteri per esempio in tema di turismo. E nel caso in cui le Ig siano utilizzate come ingredienti, sarà necessario informarli dell’utilizzo del prodotto. L’Euipo, l’Ufficio europeo della proprietà intellettuale, dovrà avere un ruolo consultivo e solo su questioni amministrative, mentre l’interlocutore dei produttori resterà la Commissione Ue. Maggiore trasparenza poi per i consumatori. Tra i punti qualificanti, l’obbligo di indicare il nome del produttore sull'etichetta. “Creerà una sana competizione”. Tempi poi più certi e veloci per le modifiche ai disciplinari.
In vent’anni il valore delle Ig italiane quadruplicato: crescita oltre la crisi
Grana Padano Dop, Parmigiano Reggiano Dop, Prosciutto di Parma Dop, Mozzarella di Bufala Campana Dop e Aceto Balsamico di Modena Igp le prime cinque denominazioni per valore alla produzione. La Dop Economy italiana è la prima d’Europa, davanti a Francia e Spagna. Ed è in costante crescita, svolgendo un ruolo essenziale anche per la promozione turistica dei territori. Il valore alla produzione da 5 miliardi del 2003 ha superato nel 2022 i 20 miliardi, secondo il XXI Rapporto Ismea-Qualivita 2023. Un valore quadruplicato e che costituisce circa un quinto di quello del settore agroalimentare. Il comparto food (326 prodotti Dop e Igp) sfiora i 9 miliardi di euro (+9% e +5,6% le vendite in gdo su base annua) mentre quello vitivinicolo (527) supera gli 11 miliardi di euro (+5%). Ben 11,6 miliardi il valore dell’export, con una crescita annua dell’8,3%. Sono 296 i Consorzi di tutela autorizzati dal ministero dell'Agricoltura e oltre 195 mila le imprese delle filiere cibo e vino per circa 890 mila occupati.