Inflazione: i produttori rilanciano la palla alla distribuzione

Appello dell’associazione di produzione carni e salumi alla distribuzione moderna per una moratoria sui prezzi di listino

Palla nell’altro campo. Assica-Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi risponde all’appello dei distributori sul carovita. “Abbiamo ricevuto gli appelli alla responsabilità da parte delle aziende della distribuzione moderna, le richieste di moratoria sui prezzi dei listini da parte delle associazioni di rappresentanza, ma le aziende del settore non sono più in grado di sopportare da sole il carico derivante dai forti aumenti delle materie prime e dell’energia”, si legge nella missiva.

Risposta secca

Il presidente dell’associazione, Ruggero Lenti, risponde così alle numerose voci che si stanno levando dal settore della distribuzione con l’obiettivo di trasferire, ancora una volta, sugli anelli della filiera a monte il peso degli aumenti. “L’intero settore è in profonda sofferenza e rifiutare oggi gli adeguamenti dei prezzi, già programmati, significa mettere a rischio la tenuta dell’intera filiera suinicola a monte della distribuzione: allevamenti, impianti di macellazione e salumifici. In particolare, a soffrire dei forti aumenti del costo della materia prima nazionale sono le produzioni Dop, fiore all’occhiello del made in Italy. È necessario avviare un dialogo schietto e fattivo lungo tutta la filiera perché serve condivisione e la collaborazione di tutti per affrontare la difficile situazione contingente”.

Il peso dell’inflazione

Nella nota viene sottolineato che per mesi le aziende del settore hanno assorbito interamente il peso inflattivo o lo hanno trasferito nei listini solo in minima parte rispetto ai rincari dei costi subiti, “per contenere – al limite delle loro possibilità – gli effetti sui consumi delle famiglie; gli aumenti applicati sui listini dei salumi sono molto al di sotto del 20% dichiarato nei comunicati dalla distribuzione”.

Da qui l’appello alla Distribuzione, “consapevoli che aumenti dei prezzi dei prodotti finiti potrebbero deprimere i consumi, soprattutto in questa fase storica così complessa, e a invitarla ad un’assunzione di responsabilità, ad una condivisione dell’impegno fino ad oggi sopportato dall’industria, che consenta alle aziende di non chiudere e ammortizzi l’impatto su consumatori e famiglie”.

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