Insicurezze oltreconfine… l’export per le pmi

L’export rappresenta una voce importante dell’economia italiana: un ambito che presenta ancora interessanti opportunità, soprattutto per le Pmi

L’export è il principale driver di crescita dell’economia italiana. In 10 anni le esportazioni italiane hanno registrato una crescita continua. Il nostro Paese conta su un ampio bacino di imprese che esportano e le imprese manifatturiere esportatrici italiane sono oggi oltre il 20% del totale (dati Sace Simest).

In Italia più di 200mila imprese esportano ed oltre 300mila importano (fonte: Istat). “Ma soltanto 9mila imprese -dichiara Claudio Rotti, presidente di Aice (Associazione Italiana Commercio Estero)- hanno un fatturato annuo in export superiore ai cinque milioni di euro e circa 140mila aziende esportano meno di 75mila euro l’anno”.

Occorre un approccio culturale nuovo: i mercati esteri non possono essere considerati come attività residuale dell’azienda. Non basta concentrarsi solo sul prodotto. “Il processo di internazionalizzazione richiede risorse finanziarie e umane con competenze e personale qualificato”. La gestione del rischio deve essere parte integrante della strategia e della gestione d’impresa, generando vantaggio competitivo. “Per emergere -dichiara Zeno Poggi di ZPC- è necessario aumentare la competitività delle aziende e delle banche sui mercati internazionali attraverso una migliore gestione del rischio e l’adozione di procedure di rispetto della compliance con le restrizioni commerciali e l’export control”.  Il rischio geopolitico e la proliferazione di un numero crescente di norme di diversa provenienza, che restringono e controllano le transazioni internazionali, ha prodotto instabilità nei processi di internazionalizzazione delle aziende, rendendo la compliance aziendale un’attività sempre più complessa. “Sono attivati a tutela e a salvaguardia del patrimonio dell’impresa le normative di riferimento, gli adempimenti obbligatori, le procedure del sistema informativo, l’adozione di nuove tecnologie, i profili operativi delle adeguate verifiche sui clienti, il know-your-customer e il modello di misurazione dei rischi”.

La situazione geopolitica mondiale appare tutt’altro che semplice e non sono pochi gli ostacoli ad un efficiente commercio internazionale. Tra le principali minacce per l’export italiano c’è l’incertezza legata alle guerre commerciali in corso, anche se la situazione si è un po’ rasserenata dopo l’accordo Usa - Cina e dopo che alcuni prodotti alimentari come olio e vino italiani sono stati esclusi dai dazi americani. Restano confermate le sanzioni nei confronti di altri prodotti quali formaggi e salumi. Si aggiungono le sanzioni a Russia e Iran e i crescenti problemi che la pandemia sta creando all’economia mondiale.

Secondo le stime dell’ultimo Rapporto Export Sace Simest, l’effetto combinato di rallentamento del commercio globale e delle economie contendenti, USA e Cina, potrebbe rallentare la crescita dell’export italiano di beni di 0,6 punti percentuali a fine 2020. Bisogna porre un’attenzione particolare al rallentamento della Germania, partner commerciale cruciale per l’Italia.

Assocamerestero rappresenta e supporta le Camere di Commercio Italiane all’Estero attraverso attività di informazione e comunicazione. Sviluppa progetti e partnership, favorisce nuove opportunità di business e svolge attività di lobby istituzionale. Tra le tante attività in cui sono impegnate le Camere di Commercio Italiane all’Estero, merita sicuramente una menzione True Italian Taste, un progetto promosso e finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico e realizzato da Assocamerestero in collaborazione con le Camere di Commercio italiane all'estero, per valorizzare e salvaguardare il prodotto agroalimentare autentico italiano. True Italian Taste, parte del programma “The Extraordinary Italian Taste” del governo che mira a incrementare il consumo consapevole del food Made in Italy.

La Lombardia rappresenta il 25% delle esportazioni pari a oltre 49 miliardi di euro. “In Italia”, dice Maria Preiti, direttore Agenzie delle Dogane e Monopoli Lombardia (ADM), il processo di sdoganamento è completamente digitalizzato. Tutte le dichiarazioni doganali sono presentate per via telematica con firma digitale e sono esaminate in tempo reale”. “Per lo svolgimento dei controlli sulle merci - prosegue Maria Preiti - ADM adotta una metodologia di carattere selettivo fondata su un sistema di analisi dei rischi attraverso una procedura informatizzata mediante la quale vengono selezionate le operazioni doganali da sottoporre ai diversi livelli di controllo. Il sistema informatico dell’Agenzia è in continua evoluzione: nel 2018 l’informatizzazione delle principali procedure doganali ha permesso di svincolare le merci entro cinque minuti dall’invio della dichiarazione nel 95 7% dei casi”.

ADM sostiene le imprese che hanno scarsa dimestichezza con le formalità doganali attraverso diversi strumenti quali incontri con i rappresentanti del mondo delle imprese e dei professionisti locali, Export Day organizzati presso gli Uffici delle Dogane. Inoltre, sono disponibili facilitazioni doganali e attribuzione di status speciali, tutela dei marchi registrati, diritti di proprietà intellettuale e brevetti. La conoscenza dei processi aziendali e del regime e delle facilitazioni doganali consentono di realizzare un’efficiente pianificazione doganale.

Sbocchi vicini e sicuri

“Investire in Austria -sottolinea Olga Zocco International Advisor di ABA Invest in Austria- significa godere di condizioni ottimali e di elevato potenziale di mercato: PIL a 360 miliardi di euro nel 2018; potere di acquisto pro capite pari a 39.300 euro. Il Paese è punto di incontro ideale tra Est e Ovest: 600 milioni di consumatori nel raggio di tre ore di volo”. Un sistema Paese efficiente caratterizzato da stabilità politica, burocrazia snella e giurisprudenza efficace, la durate media del processo civile e commerciale è di 141 giorni, collocandosi subito dopo la Lituania (85 giorni) e il Lussemburgo (108 giorni), in una classifica in cui l’Italia raggiunge i 548 giorni. “Internazionalizzare in Austria - prosegue Olga Zocco - significa godere di condizioni ottimali come dipendenti motivati formati da un efficiente percorso di alternanza scuola lavoro e scioperi molto rari. La produttività lavorativa raggiunge un indice di 116,6 (su un indice EU a 28 Paesi di 100). Fanno meglio solo Irlanda con 194,5; Lussemburgo con 160.3 e Belgio con 128.1. L’Italia registra un 105.8 subito sopra la Germania con 104.6”. Il Paese garantisce una tassazione moderata sulle società: Ires al 25%; nessun tipo di Irap, nessun tipo di Black List; assenza di studi di settore; quasi completa deducibilità dei costi. Oltre al pagamento veloce del credito IVA, alla tassazione di gruppo per aziende all’ampia rete di convenzioni contro le doppie impostazioni. Sono disponibili diversi incentivi tra diretti e indiretti anche a sostegno delle attività di Ricerca & Sviluppo.

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