La liquidità dei talenti, una prospettiva diversa per il recruiting

Internet ha messo a disposizione delle vere e proprie “vetrine digitali” di cui i social media sono capofila, in cui il reclutamento talenti trova margini di sviluppo

Tra le tante conseguenze del digitale e della trasformazione in corso, vi è sicuramente il suo impatto sul lavoro. Volendo soffermarsi sul segmento relativo allo scouting e reclutamento dei talenti, è interessante osservare quella che, facendo riferimento all’ormai arcinoto – e spesso inflazionato – concetto di “liquidità” proposto dal sociologo Zygmunt Bauman, viene definita "liquidità dei talenti" (Talent Liquidity). Con tale tipo di definizione si vuole indicare una maggiore agilità nel reclutamento di ruoli e, conseguentemente, nell’avvio di progetti o attività. In pratica, la “liquidità dei talenti” consente alle organizzazioni di far coincidere più rapidamente la domanda di competenze con l'offerta dei talenti interessati, sorpassando barriere in precedenza limitanti, come quelle geografiche. Ciò che ne consegue, quando questo match avviene è un aumento dell'agilità, un incremento della produttività ed un’accelerazione delle carriere. Le dinamiche in questione sono le stesse osservabili sui social media, ma che, se applicate al mondo delle risorse umane - specialmente in alcuni ambiti, ha delle ripercussioni che non possono passare sotto traccia.

Oltre i confini dei nuovi mondi

Un esempio è quello relativo alla creazione dei contenuti. Se si pensa a come internet, e le piattaforme social in particolare, siano un palcoscenico dove potenzialmente chiunque può condividere contenuti, mettendo in bella mostra il proprio talento, indipendentemente dalle più classiche variabili discriminanti (posizione geografica, situazione socio-economica di partenza, orari di lavoro, ecc.) si capisce come i recruiter abbiano un bacino di candidati, che non seguono più neanche le logiche delle candidature tradizionali.

Come Scott Galloway, professore di marketing alla New York University Stern School of Business, ha fatto notare nella sua newsletter del 20 maggio 2022 dal titolo “TikTok Boom” comparando Netflix al social legato all’azienda cinese ByteDance, per un centinaio di anni, i talenti del video si sono concentrati in poche aree geografiche: Los Angeles, Hong Kong, Londra e Mumbai. Tuttavia, bisogna rimarcare ciò che ogni responsabile delle risorse umane sa: ci sono persone di talento in ogni angolo della terra, ma la geografia conta ancora, e la maggior parte delle piattaforme e dei talenti non si trovano a vicenda.

Scott Galloway, a tal proposito, sottolinea come YouTube e Instagram abbiano reclutato talenti più velocemente di qualsiasi altra azienda nella storia. Il tutto, però, fino all’avvento di TikTok. Tra le evidenze e i dati riportati di Galloway, si legge che il 55% degli utenti di TikTok crea i propri video sulla piattaforma. Si tratta di un bacino di talenti profondo quanto la Fossa delle Marianne: 870 milioni di persone, ovvero 1.000 volte il numero di persone impiegate dall'intera industria cinematografica e televisiva.

Talent Liquidity
Rapporto tra i talenti: industria cinematografica e televisiva globale VS. TikTok © Scott Galloway, rielaborazione dati WSJ (newsletter "TikTok Boom" del 20/05/2022)

Miner di talenti

Si può pensare, quindi, agli iscritti ad un social come Tik Tok come alla più grande riserva di talenti al mondo, che risulta anche avere un “costo di estrazione” di potenziali candidati prossimo allo zero. Sempre secondo i dati citati da Galloway, nel 2022, le otto principali società di media statunitensi spenderanno 115 miliardi di dollari in contenuti originali. Solo Netflix spenderà 17 miliardi di dollari. Al contrario, TikTok produce i suoi contenuti quasi a costo zero: il compenso dell'azienda per i migliori creatori è un fondo pari a 200 milioni di dollari all'anno, che aiuta la piattaforma anche in termini di reputation, facendola emergere su altri social come quella che premia i migliori e i più performanti. L'incentivo principale che offre TikTok è anche una democratizzazione nell’accessibilità alla produzione di contenuti video. Infatti, non è più necessaria un’attrezzatura costosa, in quanto TikTok semplifica al massimo il processo di creazione, con strumenti semplici per la registrazione e l’edit dei video e un'enorme libreria musicale a disposizione del creatore, che non deve preoccuparsi di questioni di permessi d’utilizzo, perché già prese di carico dal personale di TikTok. Con le parole di Galloway: “Su YouTube e Netflix ci sono creatori e consumatori. Su TikTok sono la stessa persona”.

Tirando le fila di quanto fin ora esposto, la liquidità dei talenti presenta una serie di caratteristiche che abilitano riflessioni verso una ridefinizione dei modelli di selezione e organizzazione del lavoro. Ciò avviene perchè:

  • è prevista una maggiore flessibilità nella gestione delle task di lavoro;
  • si stanno sperimentando nuovi modelli di lavoro e regimi contrattuali;
  • si può ripensare e gestire diversamente aspetti come l’integrazione dei talenti in azienda e le logiche di mobilità globale, così come gli stessi processi di qualificazione e resourcing;
  • il costante miglioramento della tecnologia e dell'analisi dei dati possono contribuire a mitigare le criticità presenti e future;
  • apprendimento accelerato e continuo legato ai quadri di mobilità interna.

Alla ricerca di un modello win-win

Se, quindi, lato azienda, i vantaggi per il comparto risorse umane sono evidenti, il nodo su cui lavorare è fare in modo che questo processo sia vantaggioso anche per gli utenti. Infatti, la sfida rimane la stessa di sempre: fare in modo che le esigenze aziendali viaggino di pari passo alle opportunità di sviluppo e alle esperienze significative per i dipendenti/collaboratori (anche nel caso di creator, che altrimenti potrebbero spostarsi – con tutti o buona parte dei loro follower – su altre piattaforme).

Questo tipo di “reclutamento in tempo reale” tramite la rete è quindi da prendere in considerazione, dato che garantisce che il potenziale delle persone sia costantemente visibile alle funzioni di resourcing e ai manager. Questa consapevolezza può sì aumentare la motivazione a sperimentare, essere creativi, originali e mostrare il meglio della propria professionalità online, il tutto però non dimenticando gli interessi della controparte.

In conclusione, lo stato di “liquidità dei talenti” potrebbe sembrare un allontanamento radicale dalle pratiche di resourcing/recruiting standard. Il livello di adattabilità, avanzamento e cambiamento a cui si è assistito in termine di avanzamento del digitale, connesso in prima battuta con la crisi sanitaria, rende il ricorso a talenti scoperti sulle vetrine digitali una realtà fattibile per molte organizzazioni, per i profili più disparati. Se utilizzata con attenzione, tale “liquidità dei talenti” rappresenta un approccio reciprocamente vantaggioso, "win-win", che pone margini di sviluppo interessanti.

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