La mozzarella di bufala stacca tutti per ritmo di crescita

Tra il 2016 e il 2012 la mozzarella di bufala campagna ha messo a segno un incremento della produzione nell’ordine del 26%, primeggiando tra i formaggi Dop

Una crescita della produzione nell’ordine del 26% tra il 2016 e il 2022. È la performance messa a segno dalla mozzarella di bufala campana, che ottiene il primato tra i formaggi dop, a fronte di un incremento medio del 10%.

Abitudini di consumo

Nove italiani su dieci hanno consumato mozzarella di bufala nell’ultimo anno, il 25% almeno una volta a settimana e il 20% è pronto a farlo anche a colazione, secondo primo Osservatorio economico sulla filiera della mozzarella di bufala campana dop, realizzato in partnership con UniCredit e Nomisma. L’Osservatorio ha analizzato struttura, performance e mercati del comparto. Nel 2022 sono stati prodotti 55 milioni e 814 mila chili di mozzarella dop, con una crescita del 3,8% sull’anno precedente. Aumenta anche la quantità di latte idoneo alla DOP, passando da 295.434 tonnellate del 2021 a 305.829 del 2022. Inoltre negli ultimi dieci anni si è ampliato anche il patrimonio di bufale da latte allevate nell’area dop, passando da 321.433 a 374.297 capi. È il Nord Ovest dell’Italia il territorio dove si acquista più mozzarella dop (il 34,9%), con la Francia che da sola assorbe un terzo delle vendite oltreconfine. Tra i mercati più promettenti per i prossimi anni spicca, a detta dei produttori, il continente asiatico con Emirati Arabi, Giappone, Cina e Corea del Sud nella top ten degli scenari futuri.

Le incognite sul futuro

Detto di quel che è stato, l’Osservatorio segnala che lo sviluppo del comparto è messo a rischio da tre fattori esplosi nel corso del 2022: aumento dell’inflazione (+17% per formaggi e latticini), incremento dei costi di produzione e perdita del potere di acquisto del consumatore, che hanno già portato a un impoverimento della filiera. Anche per il 2023 in cima alle preoccupazioni del comparto c’è proprio il calo della redditività.

Nomisma ha tracciato anche l’identikit del consumatore tipo: è maschio, appartiene alle generazioni X (41-55 anni) e millennials (26-40 anni), è un imprenditore con figli con titolo di studio e reddito alti e conosce il valore aggiunto del marchio dop.

Niente tagli, nonostante l’inflazione

“Le famiglie italiane sono pronte a rendere più leggero il carrello della spesa, ma la mozzarella di bufala campana DOP figura in fondo alla lista dei cibi eventualmente da tagliare e lo farebbe solamente il 10% dei consumatori”, sottolinea Denis Pantini, responsabile agroalimentare di Nomisma.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

“In questi primi mesi, con il Governo Meloni abbiamo lavorato per rendere centrale la nostra battaglia contro l’italian sounding – ha ricordato alla presentazione dei dati, Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare -. Dobbiamo difenderci da chi tenta di vendere prodotti che nulla c’entrano con il nostro sistema di produzione e di trasformazione. Il nostro impegno per proteggere la qualità delle produzioni italiane è massimo, perché abbiamo un patrimonio unico e non delocalizzabile. In questo senso, è anche attraverso il monitoraggio delle filiere che possiamo garantire alle persone di trovare del buon cibo”.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome