L’anno d’oro della birra in Italia

Crescono consumi, produzione ed esportazione. Presentato l’Annual Report 2017 di AssoBirra

La birra è sempre più amata dagli italiani e crescono le nostre esportazioni. È quanto emerge, in sintesi, dall’Annual Report 2017 di AssoBirra, il rapporto sull’andamento del comparto brassicolo e sul valore economico, sociale e ambientale del settore birrario e di quello dei maltatori. Secondo i dati registrati dal rapporto, la birra italiana vive un momento molto positivo: export, produzione e consumi segnano livelli record. Nel 2017 le esportazioni hanno raggiunto il massimo storico (2,7 milioni di ettolitri), in crescita del 7,9% rispetto al 2016. Anche la produzione ha fatto segnare il valore più alto in assoluto (15,6 milioni di ettolitri), in aumento del 7,5% rispetto al 2016: un dato che testimonia lo stato di salute del settore e che ha generato effetti positivi sui comparti agricolo, horeca e sulla distribuzione. Ricordiamo che il 60% delle vendite è realizzato in grande distribuzione.

Tra i principali impatti economici registrati dal rapporto di AssoBirra un posto di rilevo occupa la crescita della produzione italiana di malto (75.800 tonnellate), che ha visto un aumento del 3,4% rispetto al 2016. “Questi risultati -sottolinea Michele Cason, Presidente di AssoBirra-, si devono ad un comparto poliedrico che si è caratterizzato negli anni per la presenza, da un lato, di una moderna filiera agricola che punta sulla qualità delle materie prime e, dall’altro, di un tessuto imprenditoriale ed industriale profondamente radicato sul territorio che ha investito nel Paese, nella vocazione internazionale della birra Made in Italy e in un’innovazione sempre più sostenibile. La diversificazione di prodotto delle birre artigianali ha recentemente portato una ventata di novità, contribuendo alla rigenerazione di tanti territori attraverso la valorizzazione di risorse umane e naturali. Abbiamo ancora enormi potenzialità e il nostro impegno continuerà a favore di un’associazione inclusiva, aperta al dialogo e all’ascolto, orientata ad avvalersi del contributo di tutti per sviluppare un settore determinante nel sistema economico del Paese e diffondere sempre più la cultura della birra e un consumo responsabile”.

Nel mercato interno i livelli di consumo pro capite per la prima volta toccano quota 31,8 litri all’anno, record assoluto ed in aumento di 0,4 litri rispetto allo scorso anno. La crescita della quota annuale di birra consumata si è tradotta, poi, in un aumento dell’1,6% dei consumi sul territorio nazionale che oggi superano i 19 milioni di ettolitri. Dall’analisi dei trend descritti nel rapporto emerge come già oggi la birra sia diventata un elemento del vissuto quotidiano degli italiani, che ricercano sempre più una maggiore varietà di gusti e sapori soprattutto durante i pasti, ormai una consolidata e peculiare caratteristica italiana. Il 2017 ha visto anche un sensibile calo dell’import, diminuito del 9,1% rispetto al 2016 e attestatosi a 6,4 milioni di ettolitri.

Positivo il settore della birra artigianale. Dopo la nascita, in tutto il Paese, di nuove realtà imprenditoriali per gran parte per iniziativa di giovani, oggi i microbirrifici superano quota 850. Le organizzazioni censite da Nord a Sud contano 3.000 addetti e si suddividono in birrifici artigianali (693) e brew pub (162 - pub dove viene servita birra prodotta direttamente in loco; ndr). La loro quota di mercato è del 3,2%, con una produzione complessiva di 483.000 ettolitri. La regione in cui sono presenti più strutture è la Lombardia, che guida questa classifica con 134 location. Seguono, più distanziate, Piemonte (80), Veneto (74) e Toscana (63); nel Centro-Sud spicca la Campania, con 55 birrifici artigianali e brew pub. “Nel nostro settore -spiega Matteo Minelli, vicepresidente di Assobirra con delega ai Microbirrifici-, la qualità e l’eccellenza della birra e l’efficienza dell’impresa sono strettamente connesse al territorio in cui si vive e produce. La capacità dell’imprenditore di valorizzare i prodotti tipici locali rappresenta un elemento decisivo per lo sviluppo della filiera della birra artigianale e questo ci consente di integrare la funzione meramente produttiva delle attività agricole con quelle nuove e diverse della tutale dell’ambiente e del territorio in cui si fa impresa”.

L’aumento della produzione locale e la crescita dei marchi italiani all’estero dipende anche dalla diminuzione del carico fiscale avviato in passato e che si completerà il prossimo anno. Dal 1° gennaio 2019, infatti, è prevista una riduzione dell’accisa sulla birra, che passerà da 3,02 a 3,00 euro per ettolitro e grado-plato (unità di misura della densità di una soluzione; ndr). Nell’attuale sistema fiscale la birra paga ancora più del 50% delle accise sugli alcolici e anche il 2017 ha visto i volumi di accise e imposte erariali di consumo sulla birra superare quelli degli spiriti. L’Annual Report sottolinea come tale differenziale sia passato dai 22 milioni di euro del 2016 ai 59 del 2017. “L’entrata in vigore della riduzione delle accise, sia pure esigua rispetto alle nostre richieste, rappresenta un punto di partenza”, dice Alfredo Pratolongo,

Vicepresidente di AssoBirra con delega a comunicazione e relazioni istituzionali. “Ci auguriamo di poter instaurare un rapporto di collaborazione proficua con il nuovo Governo per formulare una vera e propria policy per il settore che rappresenti tutte le realtà del comparto. Poche e mirate proposte congiunte per sostenere e rafforzare la sua crescita, dalla riduzione graduale e concordata della pressione fiscale ad una semplificazione degli adempimenti per i piccoli birrifici, alla valorizzazione del Made in Italy fino al sostegno della filiera agricola. A fronte di ciò i produttori potranno continuare a promuovere, con ancora maggiore efficacia, crescita e occupazione”.

Il comparto brassicolo italiano conta oggi 140.000 occupati: 3.000 unità in più rispetto al 2016, considerando gli addetti diretti, indiretti e quelli dell’indotto. Anche in questo settore l’innovazione digitale e la grande scommessa dell’industria 4.0 possono essere decisivi per rendere i processi più efficaci, efficienti e sostenibili, senza dimenticare il ruolo che la filiera agricola può svolgere attraverso i suoi modelli di eccellenza. “La filiera di produzione della birra, afferma Antonio Catalani, Vicepresidente di AssoBirra con delega a filiere e sicurezza alimentare, “a partire dalle coltivazioni agricole fino al prodotto finale si è modernizzata prima delle altre, trainata dagli standard produttivi e qualitativi di primo livello della produzione birraia. Anche grazie al lavoro svolto dalle malterie, il tema dell’italianità si sta affermando anche nella produzione delle materie prime. Oggi il nostro impegno come associazione è fa capire che la gamma di materie prime è aumentata, il ventaglio di possibilità di produzione di birre è molto cresciuto e questo fenomeno andrebbe accompagnato anche da un punto di vista legislativo”.

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