Lavoro e parità di genere in Italia tra passi avanti e sfide aperte

I diversi dati non tracciano un quadro sempre coerente, ma su alcuni fronti si migliora, anche in ambiti "inaspettati" come quello dei bitcoin

I dati Istat ci dicono che la pandemia ha accentuato le disuguaglianze di genere sul fronte lavorativo, soprattutto in termini di occupazione, che già ci vedeva bassi in classifica tra i Paesi europei. Le operazioni di sensibilizzazione (e anche legislative) su tema tuttavia proseguono e sembrano farsi più numerose e solide negli intenti e nell'approccio: i passi avanti, insomma, si stanno facendo e la speranza è che gli effetti Covid siano presto da relegare a momento contestuale.

Da notare poi che a criteri diversi corrispondono stime diverse, come sul fronte del gender pay gap. Eurostat ha calcolato il divario di genere sulla retribuzione oraria netta ottenendo un risultato pari al 5%. CougarItalia.com ha invece fatto i calcoli basandosi sulla retribuzione annuale lorda ed il divario risulta maggiore —pari al 10%— ma comunque più basso della media dei 36 Paesi Ocse, dove le differenze salgono al 15%.

Altro aspetto, quello del cosiddetto soffitto di cristallo: non si tratta infatti solo di avere equo accesso al mondo del lavoro ed equo stipendio, ma anche eque possibilità di carriera. Nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa, ad esempio, abbiamo poco più di un quarto delle posizioni è ricoperto da donne. Crescono anche gli strumenti a disposizione delle aziende per migliorare tali parametri, come il recente “Gender gap index” presentato dalla start-up Arb Sbpa per aiutare le imprese a realizzare azioni concrete in tal senso.

Come già ribadito su queste pagine, infatti, la vera soluzione non è tanto l'introduzione di quote rosa obbligate, quanto di iniziative volte a superare i bias sul tema, nonché di politiche di flessibilità e meritocrazia. Un approccio che consente così a talento e impegno di emergere senza essere penalizzati da logiche di tipo quantitativo anziché qualitativo, oppure preimpostate a livello culturale (l'orario di lavoro standard, la maternità come vuoto problematico - anziché parte di una normale work-life balance che consente di acquisire soft skill . e così via). Tra i modelli virtuosi che vi abbiamo raccontato ricordiamo, ad esempio, Mars e Mondelez.

E mentre continuano le iniziative anche da parte delle stesse aziende per spingere le ragazze a intraprendere una professione in ambito Stem, ci sono settori "inaspettati" dove aumentano interesse e rappresentanza femminili. Secondo l’osservatorio di Conio, portafoglio italiano di Bitcoin, il 13% di coloro che decidono di utilizzare l'applicazione sono donne e il numero è in costante aumento. Nel 2018, infatti, la percentuale di clienti donne era dell’8,2%, per passare nel 2019 al 9%, poi al 10,9% nel 2020 e al 16,2% nel 2021. I primi risultati indicano che nel 2022 ci sarà un ulteriore balzo fino a raggiungere 18,2% di utenti femminili. Non solo. La percentuale di donne che nell’ultimo anno hanno compiuto almeno un’operazione usando Conio nel 2021 è infatti del 3% più alta di quella maschile.

Secondo una ricerca condotta da banca N26, il mondo degli investimenti finanziari risulta in generale sempre più d'interesse per le donne, sintomo anche di una crescente emancipazione dal sostegno economico maschile ed autonomia gestionale. Particolarmente aperte a investire nel futuro sono le donne tra i 35 e i 44 anni: il 60% ha già valutato la possibilità di iniziare a farlo. Il 72% di chi invece già investe afferma che nel 2022 prevede di aumentare la propria somma mensile. Infine, la percentuale più alta di donne che non investe afferma che molto probabilmente prenderebbe in considerazione il settore immobiliare (29%), seguito da criptovalute (26% -a conferma di quanto sopra-) e prodotti bancari (23%).

 

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