Nel mese di febbraio il mercato della macellazione suinicola si trova ancora in una fase sfavorevole con un calo generalizzato dei prezzi dei principali tagli di carne: è questa la situazione che emerge dai dati di Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell’Università Cattolica di Cremona). Per le cosce fresche della tipologia pesante si rileva una quotazione media di 5,984 euro al chilo con una riduzione mese su mese dell’1% (anche la variazione rispetto allo scorso anno risulta negativa: -1,7%). Medesimo andamento si registra anche per i prezzi delle cosce fresche pesanti destinate al prodotto generico: -2,5% il calo congiunturale, per una quotazione di 4,838 euro/kg, in discesa anche la variazione tendenziale al -6,2%. Non va meglio anche per il mercato dei lombi: il taglio Padova ha fatto registrare un valore di 3,940 euro/kg (-0,9% il dato mensile e -2,7% la variazione tendenziale) mentre il taglio Bologna ha segnato una flessione rispetto al mese precedente dell’1,5%, fermandosi a 3,940 euro/kg (-2,1% la variazione tendenziale).
Macellati suini, calano prezzi e redditività del comparto
Nel periodo preso in esame, la redditività del comparto della macellazione italiana è diminuita dell’1,3% sia mese su mese che nel raffronto con lo stesso periodo del 2023; ciò a causa principalmente della flessione dei prezzi dei principali tagli di carne.
Scende il costo del prosciutto
Ancora negativo a febbraio anche il quadro del mercato del comparto della stagionatura. Il prezzo del prosciutto tutelato della tipologia pesante stagionato 12 mesi è sceso dello 0,6% attestandosi a 10,510 euro/kg anche se con una variazione tendenziale positiva dello 0,3%. Per ciò che riguarda invece il prodotto stagionato pesante non tutelato si registra, sempre a febbraio, una stasi delle quotazioni ferme a 8,600 euro/kg ma con una variazione tendenziale positiva pari a +13,2%. Anche la redditività non presenta un trend migliore: negativi i dati Crefis per il prosciutto Dop stagionato 12 mesi che perde remuneratività sia a livello mensile (-4%) che tendenziale (-17,4%), mentre il prosciutto generico pesante, pur mantenendo una variazione tendenziale positiva +5,5%, fa registrare un calo di redditività a livello congiunturale. Questa dinamica determina ancora una volta l’erosione del gap di remuneratività tra i due prodotti (+2,8%) pur rimanendo a favore del prosciutto Dop.