La marca del distributore vola con la crescita dell’agroalimentare

La collaborazione fra imprese locali e gdo (attraverso la mdd) fa lievitare i fatturati del settore, in Italia e all’estero (da Mark Up 327)

Fra gli asset di sviluppo del comparto agroalimentare, i prodotti a marchio del distributore stanno giocando un ruolo sempre più strategico, dando un importante impulso alla crescita del comparto, a partire dalle produzioni locali, e del made in Italy in generale. Ad oggi, infatti, quasi il 30% (27,2%) del fatturato delle tipicità territoriali, pari a 8,5 miliardi di euro, viene generato direttamente dalla gdo attraverso i marchi del distributore. Sono queste alcune delle prime evidenze dalla ricerca “Marca del distributore e made in Italy: il ruolo della distribuzione moderna”, realizzata da The European House - Ambrosetti per Adm (Associazione distribuzione moderna), e presentata al convegno inaugurale di Marca by BolognaFiere 2024. Per comprendere al meglio quale sia l’apporto dato dalla mdd alle aziende del territorio in termini di crescita del fatturato, è utile considerare l’incidenza di tale contributo a livello regionale. In primo luogo, in ben dodici regioni, la collaborazione con la gdo (tramite l’mdd) pesa per almeno il 20% sul fatturato complessivo delle imprese locali. In tre regioni, tale percentuale supera ampiamente il 30%: si tratta dell’Abruzzo, dove il 42% del fatturato totale delle imprese si deve alla mdd, seguito dal Friuli-Venezia Giulia (40%), e dalla Campania (36,9%). Solo in 3 regioni, invece, il peso della mdd sul giro d’affari dei produttori locali è inferiore al 10%: parliamo di Molise (9,8%), Calabria e Sardegna (entrambe al 4,8%).

 

Nel diagramma si può osservare come un’intensità elevata di mdd nelle industrie alimentari partner della distribuzione, comporti un valore migliore delle principali variabili economiche. In particolare il diagramma evidenzia la comparazione del Cagr, tasso di crescita annuale composto. Si tratta di una variabile econometrica particolarmente significativa in quanto misura crescita e investimenti su un periodo di tempo prolungato, in questo caso di 10 anni, al netto di elementi di volatilità. Appare degno di attenzione il valore degli investimenti da cui discendono (anche se non linearmente) il fatturato e gli occupati. Un valore elevato che ha importanti ripercussioni sul livello di competitività delle imprese. F.O.

 

Export e altri plus

Un secondo aspetto rilevante, riguarda il ruolo della mdd nel favorire le esportazioni di prodotti locali. La ricerca di The European House - Ambrosetti evidenzia come l’agroalimentare italiano a marchio del distributore valga all’estero 4 miliardi di euro, l’8% del totale delle esportazioni internazionali food & beverage di prodotti nazionali: “La relazione tra i produttori locali di marchi del distributore e distribuzione moderna -conferma in proposito Mauro Lusetti, presidente di Adm- è fondamentale per lo sviluppo del made in Italy non solo nel mercato interno, ma anche oltre confine”. Lusetti sottolinea soprattutto come la gdo rappresenti un supporto concreto per il processo di internazionalizzazione delle aziende produttrici locali italiane. E le imprese del territorio sembrano esserne ben consapevoli, come emerge dalla survey somministrata da Ambrosetti a un panel di aziende mdd partner: per quasi il 70% dei rispondenti, la marca del distributore ha un ruolo chiave nel diffondere le produzioni tipiche del made in Italy nei territori nazionali e all’estero. Più in generale, i prodotti a marchio del distributore stanno favorendo lo sviluppo del settore agroalimentare anche perché, a fronte di una congiuntura economica difficile (caratterizzata in primis dall’aumento dell’inflazione), hanno saputo ritagliarsi un ruolo sociale ed economico interessante. La mdd, cioè, è riuscita a porsi (e a venire riconosciuta dal consumatore) come una proposta commerciale volta a tutelare il potere di acquisto delle famiglie, in virtù del buon rapporto qualità/prezzo che la caratterizza. In tal senso spicca, fra le varie iniziative, l’adesione di una buona parte del mondo della distribuzione alimentare al trimestre anti inflazione, misura voluta dal governo appunto in risposta al caro vita, e per la quale i distributori, dal 1° ottobre al 31 dicembre 2023, hanno offerto una serie di prodotti di prima necessità o di largo consumo a prezzi bloccati o scontati. Quest’impegno verso il consumatore, preso dalla gdo soprattutto attraverso la mdd, ha dato i suoi frutti. Tant’è che a fine dicembre, il dato relativo all’andamento del prezzo medio tendenziale complessivo nel grocery, per la distribuzione moderna, è sceso per il terzo mese consecutivo, attestandosi al +1,9% rispetto al +3,4% rilevato a novembre e al +5,1% di ottobre. In particolare, nell’ultimo trimestre dell’anno, il segmento della mdd ha registrato risultati molto positivi, culminate con un incremento delle vendite a volume a dicembre del +6,4% (secondo Federdistribuzione su dati di NielsenIQ).

L’industria e il sistema Paese

Mauro Lusetti - presidente di Adm

Alla luce di queste considerazioni, non sorprende che nel 2023 i prodotti a marca del distributore abbiamo realizzato un fatturato record di 25,4 miliardi di euro, arrivando a rappresentare il 31,5% dell’intero giro d’affari del largo consumo confezionato della distribuzione moderna in Italia (secondo i dati di The European House - Ambrosetti). Non solo, ma fronte di una flessione dei volumi superiore al miliardo di euro (a valori costanti) nei canali della distribuzione moderna e del discount, la mdd si è affermata come unico canale in crescita, sostenendo l’intero settore del retail alimentare: +332 milioni di euro anche nell’ultimo anno. Non dimentichiamo, peraltro, che la marca del distributore ha un impatto estremamente rilevante anche a livello di sistema-paese. La mdd attiva infatti una filiera lunga, che coinvolge indirettamente 50 sotto-comparti economici, includendo dall’agricoltura al segmento della trasformazione industriale, dal mondo dell’intermediazione agricola, industriale e commerciale alla ristorazione: “Parliamo -puntualizza Valerio De Molli, managing partner e ceo di The European House - Ambrosetti- di oltre 1.500 imprese del settore agricolo e food, il 92% italiane e il 78% piccole e medie, che producono alimenti commercializzati con la mdd”. Il trend di crescita della mdd, secondo diversi indicatori, dovrebbe proseguire anche nel 2024, come viene segnalato per esempio dall’ultimo Rapporto Coop. In base ai dati del report cioè, assieme a quella del discount, la crescita della marca del distributore si pone come il principale fenomeno competitivo a cui assisteremo durante l’anno. La ragione? Stando alla ricerca di Coop, all’interno di un mercato dominato dall’incertezza, il potere rassicurante della mdd, capace di ‘democratizzare’ una spesa alimentare di elevata qualità e sostenibilità, si conferma in grado di infondere fiducia nei consumatori, e dunque di far girare la macchina dei consumi.

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