Moca: il futuro è già iniziato

Per i Moca, Materiali e Oggetti destinati a venire a Contatto con gli Alimenti, deve essere garantita l’inerzia sensoriale mediante test organolettici, come pure l’idoneità tecnologica dei prodotti

I cambiamenti nello stile e nei consumi alimentari, la globalizzazione delle filiere, la richiesta di sicurezza in ambito alimentare, relativa oltre che al prodotto stesso anche al packaging e a tutti quei materiali con i quali i cibi vengono in contatto, hanno reso la sicurezza alimentare un aspetto complesso ed articolato per tutti i protagonisti della filiera “dal campo alla tavola”.

I dati dell’OMS indicano come le sostanze chimiche rappresentino un rischio per la salute. Queste sostanze possono trovarsi nel cibo anche a causa della migrazione dai materiali con i quali è venuto in contatto nel processo produttivo, in quello di trasporto e distributivo o in quello di consumo. Questi materiali, definiti sinteticamente Moca (Materiali e Oggetti destinati a venire a Contatto con gli Alimenti), sono parte integrante della filiera e per essi valgono gli stessi criteri e principi di sicurezza che si applicano agli alimenti. Tra loro ricadono prodotti utilizzati nell’imballaggio come carte, cartoni, pellicole e plastiche; contenitori come pentole e scatole; utensili e stoviglie; componenti utilizzati nelle attrezzature per le lavorazioni alimentari come macchine per il caffè o presenti negli impianti di produzione.   

Ai Moca si applicano questi principi di sicurezza perché possono trasferire dei loro componenti ai prodotti alimentari, e in alcuni casi causare la contaminazione dei cibi con i quali vengono a contatto. Questo trasferimento è legato ad una serie di fattori che dipendono principalmente dalla natura e dalla composizione dei materiali e delle sostanze con i quali i Moca sono prodotti, dalla natura e composizione dei cibi, dalla superficie di contatto, dal tempo e dalla temperatura di contatto tra essi ed il cibo.   

“La disciplina sui Moca si basa sul principio che non esiste la migrazione zero, vi è sempre un’interazione fra l’alimento ed i materiali con cui esso viene a contatto -dichiara Michela Gallo, Food Contact Service Line manager presso i laboratori pH appartenenti al Gruppo TÜV Italia. L’articolo 3 del Regolamento 1935, ad esempio, indica infatti che i materiali e gli oggetti non devono trasferire ai prodotti alimentari componenti in quantità tale da costituire un pericolo per la salute umana, comportare una modifica inaccettabile della composizione dei prodotti alimentari o causare un deterioramento delle loro caratteristiche organolettiche. Questo, tuttavia, implicitamente ammette il trasferimento di sostanze che non vadano a compromettere le caratteristiche di sicurezza e salubrità dell’alimento.”

Il caposaldo europeo in ambito alimentare è il Regolamento UE 178/2002, mentre specificatamente per i Moca, i Regolamenti fondamentali sono il Reg. UE 1935/2004 (quadro) ed il successivo 2023/2006 sulle Buone Pratiche di Fabbricazione (GMP). Le basi su cui si poggiano i regolamenti sono l’armonizzazione normativa, la valutazione del rischio da parte dell’Efsa, l‘Autorità europea per la sicurezza alimentare, la responsabilità dell’operatore alimentare e la rintracciabilità.

In Italia è il Ministero della Salute che lavora a fianco delle autorità comunitarie nella gestione a livello nazionale anche per l’allerta rapida comunitaria Rasff (Rapid Alert System For Food & Feed) che, istituita ufficialmente dal Reg. UE 178/2002, prevede che, dopo un controllo ufficiale a seguito di una richiesta da parte di soggetti diversi, venga identificato un rischio per la salute correlato ad un prodotto, a seguito del quale si attiva il sistema rapido di allerta, che prevede la procedura di ritiro dal mercato o di richiamo nel caso di rischio grave. Su questo specifico argomento il Ministero della Salute pubblica annualmente una relazione: quella relativa al 2018 evidenzia come le segnalazioni pervenute riguardanti i Moca sono state 138, in crescita rispetto all’anno precedente, delle quali 50 hanno riguardato ammine aromatiche e formaldeide, 34 metalli pesanti, come nichel, cromo, piombo cadmio, 22 per contaminazione industriale e 3 dovute ad alterazioni causate da frodi, etc.. I prodotti Moca risultati irregolari provenivano per la maggior parte dalla Cina (96).

“Quando si parla di test sui Moca -conclude Michela Gallo- le prime due voci alle quali si pensa sono la migrazione globale, come indice di inerzia chimica, e le migrazioni specifiche con le quali si valuta il tenore di cessione di determinati composti. Questa è tuttavia solo una parte dei requisiti. Deve essere garantita l’inerzia sensoriale mediante test organolettici, come pure l’idoneità tecnologica dei prodotti. Non da ultimo, per numerosi materiali è richiesto il rispetto della conformità della composizione in termini di sostanze autorizzate”.

Oltre ad un’ampia gamma di test chimici e prestazionali, eseguiti dalaboratori pH, le aziende vengono supportate dai tecnici del laboratorio anche nella parte di gestione documentale, sia come controllo di dichiarazioni in ingresso, sia nella stesura della Dichiarazione di Conformità che accompagnerà i materiali. Errori o inesattezze delle Dichiarazioni di Conformità, oltre a costituire potenzialmente una violazione, possono portare a rallentamenti o blocchi nello sdoganamento dei beni.

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