Ormai possiamo certificarlo: persino il prezzo sembra disgregarsi, sfaldarsi, sparire davanti agli scaffali (reali o virtuali che siano) diventando sempre meno riconoscibile agli occhi del consumatore. Una nebbiolina evanescente sembra sommergere -ormai stabilmente- persino questo elemento primario del patrimonio informativo di chi acquista.
Un tempo al massimo si indicava come “a partire da” (pensiamo al prezzo delle automobili, mai veritiero negli spot che individuano modelli e allestimenti di fatto inesistenti). Oggi si gioca con le “comode rate” di cui non è facile apprezzare il peso reale perché nelle note in piccolo é nascosto perfino il Taeg cioè il costo effettivo del finanziamento.
E poi c’è l’universo dei prezzi online da maggiorare (anche se legge lo vieta) di oneri accessori se si paga con certe carte di credito; c’è il prezzo dei voli lowcost cui aggiungere ogni genere di supplementi; c’è il prezzo del blackfriday, gonfiato ad arte come accade per i saldi ...
Tutto ciò accade online dove i prezzi sono fluttuanti, le promozioni appaiono e scompaiono con offerte a tempo delle quali può beneficiare un consumatore sì e un altro no. Ma anche nel punto di vendita tradizionale c’è chi offre sconti in cambio di recensioni, chi sullo
scaffale dimentica il prezzo reale per confondere le acque con i prezzi “speciali” per i clienti fidelizzati.
E non solo sconti e promozioni: imperversano ancora le famigerate offerte civetta che sfregiano le nostre eccellenze alimentari (dall’olio extravergine di oliva al grana padano) disorientando il consumatore al quale il prezzo sembra non dare più certezze.
Nel prezzo si è persa la funzione informativa
Gli opinionisti di Mark Up (da Mark Up n. 277)