Prosciutto di Carpegna Dop: più export per crescere nel 2024

Il prosciutto marchigiano guarda a Stati Uniti e Australia per crescere ancora l’anno prossimo. Ma l’Italia deve battere la peste suina

Il Prosciutto di Carpegna Dop, specialità culinaria marchigiana prodotta nel prosciuttificio di proprietà del Gruppo Beretta, dopo un 2022 in crescita del 30% anno su anno, si avvia a chiudere un 2023 in cui ha dovuto affrontare, come tutta l’industria, la corsa dei prezzi e una situazione economica difficile per il nostro Paese. I numeri dell’anno in corso, non ancora definitivi, parlano di una produzione pari a circa 700 mila chili, con un fatturato di 11 milioni di euro. “Registreremo un buon finale dell’anno. Chiuderemo su posizioni leggermente superiori al 2022”, dice Marco Pulici, vicepresidente del Consorzio Prosciutto di Carpegna Dop.

Il Prosciutto di Carpegna guarda a Usa e Australia per crescere nel 2024

“L’obiettivo è crescere nel 2024 soprattutto negli Stati Uniti e in Australia”. Nell’anno in corso il Prosciutto di Carpegna Dop ha registrato un notevole successo nelle vendite grazie all'acquisizione di nuovi clienti sia in Italia sia all'estero. L’export pesa già per circa il 9 per cento del giro d’affari. “Saremmo soddisfatti se riuscissimo a portare a casa 4 punti percentuali in più con le esportazioni”, dice Pulici.

Il Prosciutto di Carpegna Dop sui banchi della gdo

La gdo è il canale distributivo privilegiato. Sui banchi dei supermercati finiscono l’85% dei prosciutti del Consorzio. La volontà è quella di crescere nell’horeca ma “è più probabile che la situazione rimarrà inalterata”, continua il vicepresidente del Consorzio.

Sconfiggere la peste suina, un imperativo

Se la speranza è di crescere con l’export verso gli Stati Uniti e l’Australia, più che l’inflazione e le tensioni geopolitiche a preoccupare sono gli sviluppi del propagarsi della peste suina. La malattia virale è innocua per l’uomo ma è molto contagiosa ed estremamente letale per i maiali. Già diversi Paesi hanno fermato l’import dall’Italia. Su questo versante la speranza è che “si limiti a quelli, -dice Pulici- ma soprattutto che venga frenata in Italia perché altrimenti potrebbe essere un grande problema”.

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