Quando le buone notizie avanzano, il vento è davvero cambiato?

Esperti – Bisognerà aspettare fino a luglio per capire se la ripresa è veramente iniziata o se stiamo assistendo a un fuoco di paglia. (Da MARK UP 178)

1.
Si rafforza l’idea che
il peggio sia alle spalle

2.
Una suggestione diffusa, ma gli elementi
a disposizione sono fragili

3.
Forse a luglio ne sapremo di più, quando arriveranno i riflessi sui comportamenti d’acquisto

Nota congiunturale. Le buone notizie sembrano prendere il sopravvento su quelle cattive. La sintesi diffusa è “il peggio è passato”. Però è necessario distinguere tra la rappresentazione mediatica di una suggestione e i dati effettivamente disponibili. Proviamo a fare ordine. Ciò di cui oggi disponiamo in termini di buona notizia, supportata dalle evidenze empiriche certe, è la ripresa dei corsi azionari.

Con tutti i difetti che questi mercati possono avere, è fuori di dubbio che essi sintetizzino tutte le informazioni disponibili presso gli operatori (onesti e trasparenti, è il caso di dire, stanti i rovesci finanziari planetari che abbiamo subito). Quindi le varie indicazioni provenienti dalle aspettative delle imprese in Europa o dalla ripresa degli ordinativi in Cina sono già incorporate nei corsi azionari (senza distinzione di piazze finanziarie poiché in buona misura le dinamiche nei rispettivi mercati sono fortemente e positivamente correlate). Francamente, c’è poco altro.

In ogni caso, si può affermare - con grande cautela - che l’eventuale consolidamento dei mercati finanziari potrebbe preludere a una ripresa del sistema dell’economia reale: i corsi azionari si correlano in posizione anticipatrice, alle dinamiche del Pil reale.

Aspettative e realizzazioni

Sull’intensità della ripresa italiana abbiamo già espresso valutazioni poco ottimistiche a causa dei gap di produttività che connotano il nostro paese. Qualche ragionamento può essere qui utile sul quando collocare la fase di uscita dalla recessione.

Il grafico mette in relazione il clima di fiducia delle famiglie e l’Indicatore dei consumi Confcommercio. Quest’ultimo somma grandezze omogenee riferite a diversi comparti della spesa delle famiglie, dalle lotterie ai carburanti, dalle vendite di prodotti alimentari o di abbigliamento alle immatricolazioni di autovetture a persone fisiche. Include, inoltre, una stima su una serie di servizi, per una copertura di quasi il 70% dell’intera spesa per consumi (al netto degli affitti imputati). Il livello dell’Icc risale a marzo ma il dato si inscrive all’interno di un trend fortemente decrescente. La correlazione con il clima di fiducia è positiva eppure come sovente accade per i legami tra aspettative e realizzazioni le prime anticipano di diversi mesi le seconde. Nel caso in esame le relazioni più significative possono essere rinvenute con ritardi mensili da tre a cinque periodi.

In altre parole, si attende una crescita dei consumi dopo 3-5 mesi di crescita dell’indice di fiducia. Quest’ultimo, in tendenziale risalita dal minimo di settembre 2008, è attraversato da una fibrillazione di ampiezza inconsueta, riflesso dell’incertezza che domina gli atteggiamenti dei cittadini-consumatori. Infatti, è evidente anche a colpo d’occhio che la variabilità dell’Indice Isae nel 2008 è molto maggiore di quanto si possa osservare per il 2007.

Restare in attesa

Poiché più variabile è il clima di fiducia e tanto meno diretto è il suo riflesso sui comportamenti d’acquisto, concludiamo che, date le evidenze disponibili, è necessario attendere ancora un periodo di 2-4 mesi - quindi fino a giugno o luglio - prima di poter constatare una risalita più robusta dell’indice dei consumi. E tutto questo è ovviamente condizionato dal consolidamento del clima, mentre un suo deterioramento rimetterebbe drammaticamente in discussione anche queste potenzialità.

Varianti

La trasposizione degli indicatori congiunturali sulle grandezze macroeconomiche implica, infine, che, soddisfatte le ipotesi qui suggerite, il primo trimestre del 2009 dovrebbe essere ancora molto negativo come variazione congiunturale (meno negativo il secondo e positivo, anche per un rimbalzo statistico, il terzo).

Le previsioni per il Pil reale dell’Italia nel 2009 sarebbero più vicine al -3% se la variazione nel primo trimestre dovesse avvicinarsi al -1,5% congiunturale, mentre si posizionerebbero attorno al -4% se la suddetta riduzione trimestre su trimestre dovesse superare il 2%.


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