Editoriale: quando un’anomalia rivoluziona il business

Cristina Lazzati, direttore responsabile di Mark Up e Gdoweek

Molti parlano di disruption, a noi piace chiamarla Anomalia, un’anomalia del sistema che irrompe e scompagina, un’anomalia ripetuta che cambia sempre forma, c’è chi la vede come una guerriglia del fare, chi come una fase evolutiva dai toni accesi. Riflettendo sappiamo che il cambiamento inizia con i segnali deboli, con impercettibili variazioni di passo, la tecnologia è quasi sempre implicata, pensiamo ai passaggi storici come quello dal carro all’automobile, non si è trattato di evolvere un sistema, ma ne è nato uno completamente nuovo che prendeva le radici da un altro mondo che nulla aveva a che vedere con traini, finiture e carretti; più sottile, ma altrettanto potente Netflix, webtv che produce serie cult che hanno fatto il giro del mondo da “House of Cards” a “Orange is the new Black”. Anomalie, pensiero laterale e soprattutto la tecnologia al servizio degli obiettivi aziendali,  leggiamo sul sito di Netflix: “Nel 2006 Netflix ha lanciato un premio di un milione di dollari per chi fosse stato in grado di migliorare, almeno  del 10%, le performance dell’algoritmo di suggerimento dei film -costruito sulla base del gradimento espresso dagli utenti per i contenuti già visti-. Due sono stati i team che hanno superato la soglia del 10% richiesta dal regolamento. Il 21 settembre i giudici di Netflix hanno assegnato il premio ad uno dei due team”. In sintesi, tanti gli elementi che compongono l’anomalia: a partire dai presupposti, sovvertiti rispetto alla norma, anche l’origine del canale è inusuale, Netflix, infatti, nasce dal noleggio di Dvd. L’anomalia per essere tale non deve essere quindi un mero cambiamento, ma nasce dal nuovo. Nel numero scorso, abbiamo messo in copertina la Fenice, simbolo di una rinascita, di un nuovo modo di fare business che tenga conto di tutti gli elementi che oggi (non ieri, non nel passato) sono in campo. È così che l’anomalia diventa protagonista positiva, un modo altro di creare e pensare, perché Google ha creato degli spazi lavoro così “diversi” ... muniti di palestre, campi da pallacanestro, il lavoro organizzato non sugli orari ma sugli obiettivi da raggiungere, tavoli e non scrivanie, prati e non cubicoli? Quante volte abbiamo sentito di garage e cantine dove sono nate imprese di successo e decisamente “anomale” (da Apple a Facebook)? Quante volte la diversity, fatta di donne, gay, minoranze etniche ha portato il cambiamento? Oggi bisogna fare in modo che di anomalie in azienda ne entrino tante, così da poter scegliere, così da poter “provare”. D’altra parte, se non le fate entrare voi ... in un garage, in un sottoscala, o in un parco qualcuno la sta creando e l’anomalia arriverà zitta, zitta a bussare alla vostra porta e entrerà da padrona!

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