Raccolta del pomodoro: al Nord meglio la qualità della quantità

Il bilancia della campagna 2023 è inferiore del 12% rispetto a quanto contrattato fra l’industria e le organizzazioni di produttori

E’ il momento dei bilanci per la raccolta 2023 del pomodoro da industria. Nel Nord Italia la produzione si è attestata a quota 2,8 milioni di tonnellate (-12% rispetto a quanto contrattato fra l’industria e le organizzazioni di produttori), con una resa media in campo per il territorio del Nord Italia di 71,88 t/ha, più bassa rispetto alla media del quinquennio precedente, pari a 73,93 t/ha. Il calo è imputabile alla componente biologica, mentre la produzione integrata ha tenuto.

Ottima, invece, la qualità, a fronte di superfici coltivate per 38.928 ettari, di cui 3.731 a produzione biologica e il restante a produzione integrata. È stata raggiunto un grado brix di 4,87, uno dei valori massimi dell’ultimo decennio. Data l’ottima qualità del prodotto consegnato, si è raggiunto un indice di pagamento elevato tra i maggiori dell’ultimo decennio.

Differenze territoriali marcate

Differente lo scenario macro-aree: nel Nord Ovest le rese sono state molto alte, nonostante ci siano state aree duramente colpite dalla grandine, mentre nel Nord Est le rese sono state decisamente basse a causa delle piogge persistenti di maggio, nonché dell’alluvione che ha duramente colpito il ravennate lo scorso 20 maggio, portando anche alla perdita di superfici coltivate. "In sintesi – afferma Tiberio Rabboni, presidente di Oi Pomodoro da Industria Nord Italia – si è trattato di una campagna con esiti discreti, se non buoni, nelle province occidentali e negativi, purtroppo, nelle province orientali, Ravenna e Ferrara in particolare. Il clima anomalo ha condizionato negativamente anche l'esito delle coltivazioni biologiche".

Campagna regolare

Anche se erano previste consegne scarse per le settimane di fine agosto, dato l’andamento dei trapianti, bloccati per due settimane nel pieno del mese di maggio, la campagna di raccolta estiva si è svolta con relativa regolarità, con un unico rallentamento significativo dovuto alle piogge a fine agosto.

Inoltre, il prolungato fermo dei trapianti di maggio aveva fatto pensare a un raccolto in buona parte spostato tra settembre e ottobre. Complice il clima favorevole, che ha favorito la maturazione di un buon prodotto, le imprese di trasformazione sono state disponibili a tenere aperti gli stabilimenti fino al completamento della raccolta, anche se tardiva. Il coordinamento fra raccolta e trasformazione è stato possibile anche grazie a un continuo monitoraggio durante la campagna, con un appuntamento settimanale fra OP e industria.

Inoltre, le abbandonati piogge di maggio, che hanno ricaricato le falde acquifere, non hanno fatto pesare il problema della siccità in campo, come invece è accaduto nelle scorse annate. Anche se – avverte Rabboni - questo non deve far abbassare la guardia. “La filiera produttiva deve continuare a dialogare con le istituzioni e i consorzi di bonifica per promuovere opere infrastrutturali per gestire la risorsa idrica, alla luce degli effetti del cambiamento climatico”.

 

 

 

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