Stipendio o benefit: cosa conta di più?

La retribuzione economica rimane un punto fermo ma non è più sufficiente. A dar valore al giusto stipendio servono flessibilità, piani di crescita professionale e benessere aziendale

Quanto conta la presenza di benefit nella ricerca di un nuovo lavoro o nel mantenimento di quello che si ha? Sempre di più, rispondono gli operatori del settore HR, ma a patto che vi sia equilibrio con l’aspetto retributivo. La risposta, a rigor del vero, non può essere universale perché deve necessariamente confrontarsi con una moltitudine di variabili di natura professionale e personale, certo, ma anche culturali e legate al momento specifico.
In uno scenario dove il dibattito sul salario minimo e sulla giusta retribuzione è accostato alla richiesta di flessibilità, è funzionale ragionare per compartimenti e sottolineare come la questione sia più facilmente inquadrabile se associata ai lavoratori da scrivania le cui mansioni meglio si prestano a elasticità orarie e di luogo. Un settore, questo, in continuo cambiamento, sempre più digitale e ibrido,dove rimane frequente il peso dell’insoddisfazione, soprattutto tra i professionisti altamente specializzati, unito al desiderio (per il 33% dei lavoratori italiani) di lasciare il proprio lavoro entro un anno, come si legge sul Global Rework Report 2023.

Togliere i soldi dal tavolo

Arianna Lamera, Talent Acquisition & People Business Partner di Factorial

Che si tratti di attrarre nuovi talenti o di mantenerli, c’è un punto zero. E si ritrova in una nota citazione del Professor Mariano Corso, Docente del Politecnico di Milano e Responsabile Scientifico degli Osservatori Smart Working e Cloud Transformation: “per parlare di condizioni di offerta mirate su tutte le variabili bisogna togliere i soldi dal tavolo”. Si tratta, come prima cosa, di definire una remunerazione ritenuta accettabile da entrambe le parti, affinché tutto il resto sia equilibrato. Significa, dunque, che non si può pensare di sostituire uno stipendio sotto un livello di soglia accettabile con benefit, e non ha molto senso parlarne prima di aver trovato un punto di incontro economico tra necessità aziendali ed esigenze personali. Una volta “tolti i soldi dal tavolo” si può iniziare a parlare di tutto il resto, non prima.
Se mettessimo i due elementi su una bilancia, la parte dello stipendio peserebbe il 70% rispetto alla presenza di benefit. È giusto che continui a rappresentare una parte dominante ed espressa con massima trasparenza in fase di recruiting, ma al contempo l’interesse nei confronti dell’azienda passa anche da quello che è in grado di offrire oltre alla remunerazione”, commenta Arianna Lamera, Talent Acquisition & People Business Partner di Factorial, Unicorno europeo che supporta le imprese nella gestione HR.

Mantenere le persone in azienda

Non ci sono benefit più apprezzati di altri, ma due temi rimangono imprescindibili: il primo è di struttura e concerne la possibilità di poter usufruire di modalità come smartworking o worktation; il secondo è di cultura e riguarda il fondamentale match tra valori aziendali e personali. Infatti, la presenza di persone che condividono l’asset valoriale aziendale, ma che al contempo si distinguono per esperienze, anni, di lavoro, conoscenze supporta l’azienda nella propensione al cambiamento e alla crescita.
Se una persona è fedele all’azienda è giusto che vada premiata nella maniera più corretta – prosegue Lamera – e per questo è fondamentale la presenza di un piano di carriera definito che consideri la crescita del dipendente negli anni. L’azienda deve sempre tener conto dell’investimento fatto sulle sue persone e sulla ricchezza che queste portano se sono soddisfatte: scatti di carriera e benefit devono essere inclusi nel percorso professionale, non proposti quando il dipendente è allo stremo delle forze o sul punto di andarsene per stress e insoddisfazione”.

Equilibrio

Ecco perché nella strategia di cultural fit, ovvero la tendenza da parte dei dipendenti a condividere i valori su cui si basa la cultura dell’azienda, sono fondamentali l’ascolto regolare e la capacità da parte dell’azienda di adattarsi ai cambiamenti del mercato e del contesto. Motivazione, crescita professionale e benessere aziendale rimangono punti imprescindibili per costruire ambienti di lavoro attrattivi in cui la flessibilità di luogo e orario non è più un benefit ma un must have, e la remunerazione diventa il primo punto di equilibrio per un match perfetto e una relazione duratura tra persone e aziende.

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