Un vero sostegno dei livelli di spesa non trova riscontro nelle previsioni

Previsioni 2011 – Ref: il 2011 delle famiglie italiane caratterizzato da una crescita economica molto tiepida. (Da MARK UP 195)

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1. Difficilmente si ricorrerà alla riduzione del flusso di risparmio
2. Le condizioni del mercato del lavoro giustificano la prudenza
3. Cambiamenti strutturali nelle abitudini di spesa, per esempio nell'alimentare

Il 2011 dovrebbe essere da un punto di vista strettamente tecnico l'anno del consolidamento della ripresa dell'economia italiana. Anzi, datando il punto di minimo del ciclo intorno alla metà del 2009, all'inizio del 2011 sarà trascorso oltre un anno e mezzo dall'avvio della ripresa, tanto da potersi affermare che il ciclo economico è entrato in una fase oramai avanzata.
I criteri tradizionali di definizione del posizionamento di un'economia all'interno di una specifica fase del ciclo non si applicano però in maniera puntuale nella fase attuale, considerando che il recupero dei livelli produttivi sinora osservato compensa soltanto una frazione delle perdite di prodotto verificatesi nel corso della crisi: a fronte di una contrazione del Pil pari all'1,3% nel 2008 e al 5% nel 2009, la crescita dell'economia italiana del 2010 dovrebbe aggirarsi intorno all'1%.

I comportamenti
Non è difficile contestualizzare i comportamenti dei consumatori all'interno di questo quadro generale, considerando che per i consumi la caduta del biennio 2008-2009 è stata certamente cospicua (con variazioni del -1% e -1,9% rispettivamente nei due anni) e il recupero del 2010 probabilmente limitato nell'ordine di pochi decimi percentuali. D'altronde, difficilmente i consumatori avrebbero potuto fare molto meglio, considerando l'andamento in flessione del reddito disponibile, contrattosi nel 2009 più dei consumi. L'impatto della contrazione del reddito sui livelli di spesa è stato limitato dalla contestuale riduzione del tasso di risparmio (grafico 1), in parte anche per l'effetto degli incentivi all'acquisto dell'auto, che hanno transitoriamente incrementato i livelli di domanda.
Il prossimo anno però le famiglie difficilmente si affideranno ancora alla riduzione del flusso di risparmio per sostenere i livelli di spesa. Anzi, qualora la ripresa dovesse stentare a materializzare i propri effetti sul reddito dei consumatori, vi è anche il rischio che questi modifichino in direzione peggiorativa le proprie aspettative (grafico 2), aumentando nuovamente la propensione a risparmiare.

I redditi
Le stime circa l'andamento dei redditi sono però molto prudenti, perché la forza dell'inversione del ciclo non pare al momento tale da riattivare in misura significativa la domanda di lavoro. Negli ultimi due anni i consumatori hanno subìto le conseguenze della riduzione della domanda di lavoro sia per effetto delle perdite di posti sia a causa della riduzione delle ore lavorate pro capite. In parte questo è accaduto a seguito della riduzione degli straordinari e a seguito dell'aumento dell'incidenza del part-time (è aumentato anche il part-time “involontario”, cioè il numero i lavoratori a tempo parziale non essendo riusciti a trovare un impiego a tempo pieno). Il minore numero di ore lavorate influenza naturalmente il valore dei redditi da lavoro percepiti dalle famiglie; parte degli effetti della cadute del numero di ore lavorate si è però prodotta attraverso il ricorso all'utilizzo dello strumento della Cassa integrazione guadagni, per cui gli effetti sul reddito disponibile derivanti dalla diminuzione del reddito da lavoro sono stati poi compensati attraverso l'aumento dei trasferimenti.
Le condizioni del mercato del lavoro giustificano inoltre una crescita salariale molto contenuta il prossimo anno, vicina a zero in termini reali. Si esaurisce quindi l'andamento del tutto peculiare che ha caratterizzato il 2009, quando la caduta dell'inflazione ha portato a registrare una repentina accelerazione dei salari reali (grafico 3).

Sostegno statale
Anche la politica di bilancio del resto non ha a disposizione molti margini e, anzi, sulla base delle indicazioni della manovra varata in estate, dal 2011 dovrà assumere una intonazione di segno restrittivo se si vorranno approssimare gli obiettivi di riduzione del deficit pubblico. In questo quadro, appare probabile che la crescita della spesa delle famiglie italiane nel 2011 resti su tassi del tutto marginali.
I cambiamenti in corso nella struttura della spesa dei consumatori fanno sì che a una crescita contenuta dei consumi in aggregato non possano che corrispondere dinamiche positive per i consumi di servizi e tuttora stagnanti, quando non ancora negative, per i consumi di beni. Tale andamento è spiegato anche dal fatto che molti acquisti di auto sono già stati anticipati durante la fase in cui erano in vigore gli incentivi; questo frenerà la domanda di durevoli, che solitamente è la componente più dinamica nel corso delle fasi di ripresa.
Uno degli aspetti peculiari della fase attuale, è che le fluttuazioni della spesa non hanno interessato solamente le voci tradizionalmente più reattive al ciclo economico: sono caduti in misura significativa anche gli acquisti di beni solitamente meno ciclici, come i prodotti alimentari e l'abbigliamento. Soprattutto per l'alimentare non si può escludere che la tendenza possa essere anche ricondotta a cambiamenti di carattere strutturale nelle abitudini di spesa, con limitati margini di reversibilità nel corso della fase di ripresa del ciclo, presumibilmente anche a seguito delle maggiori opportunità concesse dalla presenza di una platea sempre più ampia di marchi con prezzo differenziato per la stessa categoria di prodotto. Questo consentirebbe al consumatore di modificare i propri livelli di spesa cambiando la composizione delle tipologie di prodotto acquistate.

Il turismo
Fenomeni di questo stesso tipo possono avere concorso anche ad accentuare il ciclo della domanda per i prodotti dell'abbigliamento e del calzaturiero, anche in virtù dei cambiamenti in atto nella struttura della distribuzione commerciale. Resta infine difficile che i consumi interni ricevano un apporto positivo dall'andamento dei flussi turistici: la perdita di competitività del comparto turistico italiano appare strutturale, come confermato anche dall'ultima recessione: i consumi degli stranieri in Italia (-3,6% nel 2008 e -7,3% nel 2009) si sono contratti molto di più di quelli degli italiani all'estero (-3,7% nel 2009 ma dopo l'aumento del 5,5% del 2008). Il saldo turistico continua quindi a deprimere la domanda in Italia.

*www.ref-online.it

Allegati

195-MKUP-Ref
di Fedele De Novellis* / dicembre 2010

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