Wardrobing: un fenomeno dannoso, ma che il retail può contrastare

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I "resi fraudolenti", che vedono restituire un capo d'abbigliamento con etichetta intatta ma dopo averlo indossato, sono una pratica in aumento

Si chiama "wardrobing" ed un fenomeno in crescita e dannoso per il retail. Parliamo di quella pratica di "reso fraudolento" per cui alcuni clienti acquistano un capo d’abbigliamento, lo indossano una sola volta con l’etichetta ancora intatta e poi lo restituiscono in negozio, ottenendo il rimborso completo.

Chi lo pratica e come
Pur non trattandosi di qualcosa di propriamente illegale, il wardrobing è sfavorevole ai commercianti e in costante crescita. Un recente sondaggio ha rilevato che il 13% dei consumatori del Regno Unito acquista vestiti con l'intenzione di indossarlo una volta e poi di ritornare per un rimborso. La pratica è particolarmente diffusa nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni, in cui un intervistato su cinque ha ammesso di aver reso della merce in modo fraudolento. Il wardrobing è praticato anche da acquirenti disonesti che cercano notorietà sui social media: addirittura il 10% ha confessato di scattarsi una foto per Facebook o Instagram con indosso il nuovo capo di abbigliamento e restituire l’articolo immediatamente dopo

Due retailer su tre (64,5%) sono entrati in contatto con clienti che utilizzano un articolo e poi lo restituiscono per ottenere un rimborso e con "wardrober" abituali che restituiscono circa 20 articoli all'anno. Questa cifra aumenta quando l’acquirente diventa sicuro del fatto che il negozio non rifiuterà la merce.

Competitività e paradossi 
La competizione nel retail è impegnativa e il problema del wardrobing è aggravato dal fatto che, come i taccheggiatori, anche i wardrober condividono le informazioni su dove e come possono restituire gli acquisti. L’introduzione delle opzioni di “try-before-you-buy” incentiva i clienti a ricorrere agli store online, rivelandosi tuttavia anche un rischio per i retailer. Il paradosso è che i resi dei prodotti sono ormai un aspetto ineludibile della vendita e un servizio dato per acquisito se si vuole competere.

Una possibile soluzione 
Il player Checkpoint Systems, attivo nella fornitura di soluzioni "from source to shopper" per il settore retail, per affrontare il problema del wardrobing senza dissuadere i clienti legittimi, ha ad esempio sviluppato R-Turn Tag, una soluzione a basso costo che aiuta i player del settore a far fronte ai resi fraudolenti. R-Turn Tag è rivolta ai business driver ad alto impatto e funge da deterrente per i clienti disonesti senza rischiare di allontanare i potenziali clienti. Tra i vantaggi che offre vi sono la personalizzazione (i retailer possono customizzare l’etichetta R-Turn con il logo, i colori e i messaggi del brand per un maggiore “appeal” sullo scaffale), un posizionamento versatile (l’etichetta si può applicare ovunque sul prodotto, perfino sulle cuciture), utilizzo e applicazione semplificata, ma anche protezione del prodotto.

 

 

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