Le dinamiche di consumo degli italiani non sono agganciate al solo reddito disponibile

di Francesco Oldani

La situazione economica degli ultimi mesi è peggiore di qualsiasi previsione. I consumi interni arretrano, i prezzi calano e si rischia di entrare in una spirale deflattiva. Il bonus di 80 euro che il governo Renzi ha trasferito nei salari di circa 10 milioni di italiani finora non hanno sortito gli effetti sperati.
L’industria del largo consumo le sta tentando tutte ma, qualsiasi operazione di marketing si scontra con un argine per ora invalicabile: gli italiani non vogliono spendere. Una volontà che, entro definiti limiti, appare paradossalmente slegata dal potere di acquisto.

Il lato offerta

Nel precedente Consumer & Retail Summit erano emersi dei segnali ben precisi. Ne ricordiamo in questa sede i primi due:

1. Il consumatore è diventato molto attento e non scambia qualità per quantità. L'offerta deve recepire e adeguarsi.

2. La strategia di ampliare a dismisura gli assortimenti non paga. Il consumatore vuole chiarezza e semplicità.

Dopo un anno questi trend si sono consolidati e conformati a una realtà di mercato che ha spaccato in due quasi tutti i comparti determinando due tipi di assortimento: l’entry price che ha assorbito il main stream (posizionamento medio) e il premium price. Il successo delle Pl è stato determinato non solo dal fattore prezzo, ma anche dalla qualità e dalla fiducia che gli italiani concedono a insegne diventate pilastro degli approvvigionamenti familiari: Coop, Conad ed Esselunga per citare le più rilevanti rispetto alla marca privata. Allo stato attuale, la razionalizzazione degli assortimenti, la chiarezza dell’offerta e la qualità sembrando essere i fattori chiave anche del futuro. Se la domanda è "come agire sul lato offerta per incrementare i consumi", la risposta è sicuramente complessa.
Al Consumer & Retail Summit che si svolgerà il 9 ottobre si tenterà un’anali in tal senso. In profondità si cercherà di sviscerare l’evoluzione dei prezzi, gli interventi che il mondo dell’industria si sta preparando a mettere in atto e come l’innovazione nel retail indice sui consumatori.

Il lato domanda
Quando gli italiani torneranno a spendere? Qui si può azzardare una risposta netta e categorica. Quando palpabilmente riprenderà l’occupazione. Se i denari sono il carburante dell’economia, è la fiducia che assume il ruolo di motore. Tuttavia l’occupazione non potrà riprendere se non con forti investimenti. Ma qui la via è stretta: nel passato, in molte crisi che hanno attanagliato diversi Paesi, i piani d'investimento anticiclici sono sempre stati appannaggio dello Stato. Oggi in Europa questa via appare non percorribile per cui si può solo lavorare per favorire gli investimenti privati. Investimenti che devono trovare un terreno più che favorevole. Ciò che appare stupefacente è come queste considerazioni banali, non siano ancora diventare patrimonio comune.

Adamentoconsumi

Se fino al 2012 gli italiani hanno contratto i consumi per compensare la diminuzione del potere di acquisto, dopo è emersa una nuova dinamica: tornare a risparmiare.

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