Diversity e inclusione Lgbt+ nelle aziende italiane: a che punto siamo

L’87% delle aziende rispondenti si è dotata di una policy di non discriminazione in relazione all’orientamento sessuale e all’identità di genere

A che punto sono le aziende italiane in tema di diversity & inclusion legata alla comunità Lgbt+? Risponde i risultati del Parks Lgbt+ Diversity Index 2023, l’indagine annuale dell’associazione senza scopo di lucro Parks - Liberi e Uguali, in collaborazione con Ipsos.
Cinque le aree di azione aziendale: le policy interne di contrasto all'omobislesbotransfobia; i benefit e i permessi per la popolazione aziendale Lgbt+; le policy e i permessi specifici sulla transizione di genere; l’organizzazione interna per le strategie aziendali di diversity & inclusion; l’impegno verso l’esterno. Sebbene il campione sia ridotto (86 tra aziende, enti e istituzioni su suolo nazionale) e la partecipazione volontaria suggerisca che a rispondere siano aziende con una cultura già abbastanza avanzata in questo ambito, è interessante esaminare a seguire i risultati.

I numeri mostrano che c’è ancora un 24% dei rispondenti che non menziona esplicitamente le unioni civili nei documenti delle policy aziendali relativi all’adeguamento della legge Cirinnà (L. 76/2016). Si tratta comunque di un dato in diminuzione del 5% rispetto allo scorso anno. Parlando di omogenitorialità, è stabile - rispetto al 2022 - la percentuale di imprese ed enti che prevede l’estensione permessi e/o benefit aziendali concessi per legge al genitore riconosciuto anche a quello non riconosciuto (o genitore intenzionale): si tratta del 48% dei rispondenti e di questi l’81% concede il congedo parentale, mentre il 61% il congedo per malattia. L’87% delle aziende rispondenti si è dotata di una policy formalizzata di non discriminazione in relazione all’orientamento sessuale e all’identità di genere, mentre il 56% di loro ha anche posto in essere un sistema di monitoraggio per l’applicazione della policy stessa.
Solamente il 33% delle aziende aderenti al questionario afferma di avere almeno una persona transgender all’interno del suo organico (+4% rispetto allo scorso anno) e di averne facilitato attivamente la transizione, in vari modi (attività di sensibilizzazione, possibilità di email aziendali e badge col nome di elezione, servizi igienici gender-free, ecc.) formalizzati in un’apposita policy. Sono invece solo il 15% le realtà aziendali che hanno assunto una persona in transizione di genere al momento della selezione (+3% se si guardano i dati del 2022), mentre un 24% non ne ha certezza.

Best practice 2023

  • Tim ha vinto, per la seconda volta consecutiva, il premio come miglior azienda, mentre Baker Hughes si è classificata al secondo posto.
  • Best Improvement rispetto all’edizione 2022, invece, è quello di Intesa Sanpaolo.
  • Il premio come miglior network Lgbt+ è stato assegnato, ex aequo, al gruppo Voce Italia di Barilla e Unicorns Italia di UniCredit.
  • Per quanto concerne i riconoscimenti di persone singole all’interno delle aziende partecipanti, sono stati premiati come migliori alleati della comunità Lgbt+, ex aequo, Stefano Del Punta (Cfo di Intesa Sanpaolo) e Carla Maria Tiburtini (Dei leader di Avio Aero).
  • Miglior role model è, invece, Jean-Christophe Rigo (Talent Acquisition e Development Global Leader di Baker Hughes).
  • In questa settima edizione dell’Index è stato assegnato un premio speciale a Milena Cannavacciuolo, fondatrice di Lezpop (primo sito italiano di news e cultura Lgbt+ al femminile).

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