Donne e lavoro: record di occupate in Italia ma maglia nera in Europa

Giovani e over 55 trainano il mercato del lavoro ma cala l'occupazione della fascia di età tra 35 e 44 anni. Al Sud la maggiore crescita dell'occupazione femminile

Il tema dell'occupazione femminile è da sempre uno dei punti dolenti del tessuto socio-economico del Paese. Soprattutto nel confronto con i Paesi dell'Unione Europea emerge un divario importante che impatta pesantemente sul Pil nazionale. Gli studi sono diversi ma danno la medesima prospettiva.

Il confronto con l'Ue

Secondo l'ultimo studio della Camera dei Deputati sull'occupazione femminile, il tasso di occupazione delle donne in Italia è significativamente inferiore rispetto alla media dell'Ue, con solo il 55% delle donne di età compresa tra 20 e 64 anni che partecipa al mercato del lavoro, rispetto al 69,3% dell'Ue a fine 2022. Questo fa dell'Italia lo Stato membro con il tasso di occupazione femminile più basso dell'Ue, con un divario di circa il 14% rispetto alla media. Inoltre, le donne hanno meno opportunità degli uomini, con solo circa 9,5 milioni di donne lavoratrici rispetto ai 13 milioni di uomini. Un quinto delle donne che lascia il lavoro lo fa a causa della maternità, il che evidenzia le difficoltà per le donne nell'equilibrare esigenze di vita e lavoro. Infatti, oltre il 52% delle donne che lasciano il lavoro lo fa per esigenze di conciliazione, mentre il 19% a causa di considerazioni economiche. Nel complesso, il divario retributivo tra i generi in Italia è del 17,5%, e cresce nelle donne con figli, raggiungendo il 34% per le donne tra i 25 e i 54 anni con un figlio minore.

Oggi in Italia

Secondo una nota della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, realizzata sui recenti dati Istat, dal titolo “Tendenze dell’occupazione femminile in Italia al 2024”, nei primi mesi del 2024 l’occupazione femminile in Italia raggiunge livelli record. Trainano la crescita le fasce d’età più adulte (55-64enni), con un incremento di 284mila occupate (+15,1%) tra il 2019 e il 2023. Trend positivo sostenuto anche dalla fascia giovanile tra le 25-34enni, con l’occupazione aumenta del 2,4%, mentre tra le under25 la crescita è del 6,6%. A controbilanciare in negativo questi dati vi è la decrescita occupazionale femminile tra le 35-44enni del 7,9%, per 200mila occupate in meno.
Ma come si spiega questo dato? L'economia sembra produrre un numero maggiore di posti di lavoro ma vi è un crollo di occupate nella fascia di età intermedia. La lettura attenta dice che i motivi sono demografici, non tanto economici. Il cosiddetto "inverno demografico" sta producendo i primi frutti avvelenati. Con la sola esclusione della classe 55-64 anni, la popolazione femminile è diminuita in tutte le fasce d’età e maggiormente in quella compresa tra i 35 e i 44 anni, dove il calo ha sfiorato il 12%.

Settori e geografia

Secondo la foto del documento, la crescita dell'occupazione è stata sostenuta dai servizi di informazione e comunicazione (+19,4%), sanità e istruzione (+4,4%) e turismo, con un saldo occupazionale positivo per l'industria grazie alle eccellenti prestazioni delle costruzioni. Le donne hanno visto un miglioramento delle loro condizioni professionali e contrattuali, con un aumento del 6% degli impieghi nell'ultimo anno tra le professioni qualificate e tecniche, e un netto aumento dei contratti a tempo indeterminato, soprattutto tra le giovani (+8,3% dal 2019 al 2023).
A livello territoriale, la regione del Mezzogiorno sta trainando la crescita occupazionale dopo la pandemia. Secondo le statistiche, c'è stato un aumento del 2,5% del numero di lavoratori impiegati, che è superiore all'incremento del 1,2% registrato nel Nord Ovest e dello 0,1% del Centro. Questi risultati positivi sono incoraggianti, anche se non si possono ignorare le differenze tra le diverse regioni del paese. Ad esempio, la Puglia (+8,4%) e l'Abruzzo (+6%) hanno ottenuto risultati eccellenti, mentre la Sicilia (+4,2%) ha registrato un miglioramento parziale. D'altra parte, la Campania (-2,2%) e la Sardegna (-1,1%) sono ancora lontane dai livelli pre-Covid, tre anni dopo la pandemia.

L’aumento dell’occupazione femminile deve essere un obiettivo da perseguire sensibilizzando maggiormente le imprese ad adottare politiche che favoriscano opportunità professionali e di inclusione delle donne in azienda”, ha dichiarato il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca. “Bisogna, inoltre, rafforzare tutti gli strumenti che possono garantire alle lavoratrici la conciliazione tra la vita privata e la vita lavorativa. Ma c’è anche bisogno di educare al lavoro come fattore imprescindibile di indipendenza economica e di libertà”, ha concluso.

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