Federvini: 20 miliardi di valore 81.000 occupati nelle filiere

Vincente l’export, ma le imprese hanno di fronte nuove sfide e un cambiamento di cultura sempre più orientata al valore, e non ai volumi

Un tessuto produttivo di 2300 imprese tra cantine, distillerie, acetaie, con oltre 38 mila realtà produttive coinvolte (se si include la filiera agricola) che danno luogo a 21,5 miliardi di euro di fatturato diretto, di cui oltre 10 miliardi di euro sono riconducibili all’export. I dati emergono dallo studio di filiera, per i settori vini, spiriti e aceti, realizzato da Nomisma per Federvini e presentato alla Camera dei Deputati.

In quanti lavorano con il vino
Piero Mastroberardino, vice presidente di Federvini

Altrettanto rilevanti i valori sotto il profilo occupazionale: a fronte di 81 mila lavoratori direttamente occupati dalle imprese dei tre settori, grazie ad un effetto moltiplicatore pari a 5,8, se ne attivano oltre 460 mila nell’intero sistema economico nazionale che corrispondono a quasi il 2% del numero complessivo di lavoratori in Italia. Dalla ricerca si evince che l’export è il fiore all’occhiello di queste filiere, con un peso sempre crescente, in cui l’Unione europea  è protagonista come importatore. In termini di export, i comparti di vino, spiriti e aceti italiani ricoprono un rilievo importantissimo, non solo in merito all’incidenza sulle vendite oltre frontiera del food & beverage (19%), ma soprattutto per il contributo positivo alla bilancia commerciale agroalimentare: 8,4 miliardi di euro di saldo commerciale aggregato netto, l’apporto più alto tra i prodotti italiani del f&b.

Italia seconda al mondo per l'export di vini

Il nostro Paese è oggi il primo esportatore mondiale a valore di aceti, con una quota sull’export globale del 37%, nonché di vermut (34%), il secondo di vini fermi imbottigliati (22%) e liquori (14%). Nel complesso, negli ultimi dieci anni l’Italia ha conosciuto una crescita del valore sui mercati esteri di oltre il 76%. Il successo sui mercati internazionali è dimostrato anche dalla leadership italiana: siamo i primi esportatori di aceto e di vermut, siamo i secondi esportatori a valore per i vini spumanti, dopo la Francia, mentre siamo i primi per quantità. Un successo dovuto anche al ruolo strategico delle Dop e Igp percepite positivamente sia a livello nazione che internazionale. Le filiere Federvini producono un fatturato che corrisponde a circa l’1,5% del Pil nazionale. Dei 21,5 miliardi di fatturato,infatti, 4,9 miliardi sono riconducibili all’effetto diretto (attribuibile alle imprese dei comparti attraverso la propria attività di produzione), 9 miliardi sono imputabili all’effetto indiretto (prodotto dai diversi fornitori attivati e dalla domanda generata a loro volta dai fornitori) e 6,6 miliardi all’effetto indotto, ovvero quello generato dall’incremento di reddito percepito da tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nel processo economico. “Grazie alle proprie attività di produzione e agli approvvigionamenti di materie prime e servizi - spesso di provenienza locale - le imprese delle filiere Federvini rivestono un ruolo economico di primissimo piano per il nostro Paese, attivando valore in molteplici settori economici, dall’agricoltura alla logistica, passando dal commercio al dettaglio all’Horeca e al settore immobiliare. Ogni euro di valore aggiunto direttamente generato dalle imprese dei settori vini, spiriti e aceti crea ben 4,2 euro nell’intera economia nazionale grazie agli impatti indiretti e indotti su altre filiere del made in Italy” ha dichiarato Emanuele Di Faustino, responsabile Industria Retail e Servizi di Nomisma.

Tutti i settori che traggono beneficio dal vino

L’agricoltura è il settore che ne beneficia maggiormente. Poi ci sono i servizi legarli commerciali le certificazioni, i trasporti e la logistica. Infine ci sono da considerare le imposte: un gettito da un miliardo riconducibile a questi valori di fatturato. Micaela Pallini, presidente di Federvini, commentando la ricerca, ha ricordato che le imprese che ancora oggi sono molto esposte a incertezze di natura geopolitica, normativa, commerciale, inflativaLa difesa di questo patrimonio del made in Italy, con la sua storia, cultura e reputazione, è una responsabilità tanto degli imprenditori, con le loro organizzazioni di rappresentanza, quanto delle istituzioni”. Sono infatti moltissime le sfide che riguardano questo settore. Paolo De Castro, parlamentare europeo, si è soffermato sulla problematica della regolamentazione dell’etichettatura che ha messo in crisi il rapporto con la gdo, la quale ormai pretende che sia seguita lindicazione della normativa europea applicata in Irlanda, mentre De Castro si auspica che il Commissario chiarisca che con c’è nessun obbligo di adeguarsi a tale regolamentazione. Si sofferma sulle sfide future anche  Piero Mastroberardino, vice presidente Federvini: “Noi non dobbiamo aver paura del primato dei volumi, noi dobbiamo giocare la partita del valore”. Il vice presidente ha poi ricordato che il ritorno degli investimenti di questo settore è a 30 anni, per questo il tessuto produttivo è spesso costituito per il 95% da piccole imprese familiari.

Federvino chiama governo

In questo contesto il vice presidente ha chiesto alle istituzioni un supporto sulla semplificazione burocratica per rendere le imprese competitive, domandando, al pari di altri Paesi europei, di avere accesso alle risorse Ue di settore. “Le nostre sono aziende piccole che fanno sforzi importanti e dobbiamo aiutarle a recuperare il gapcompetitivo con scelte che qualificano i processi aziendali; abbiamo di fronte una sfida epocale che  deve cambiare la cultura di impresa perché il ritorno di investimenti è necessario in una filiera così complessa e le aziende portano con sé un rischio dibusiness riconducibile a fattori esterni che deve essere attenuato”.

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