Fileni, il brand diventa sempre più attivista

I numeri danno ragione alla scelta strategica di puntare sul bio, benessere degli animali ed economia circolare. Il Manifesto di sostenibilità

Un fatturato di filiera pari a 452 milioni di euro (+6% rispetto al 2018) e investimenti per 90 milioni di euro programmati nei prossimi anni. Il Gruppo Fileni, terzo player nazionale nel settore delle carni avicole e leader in Italia nelle carni bianche da agricoltura biologica, ha presentato il bilancio di sostenibilità 2019 con numeri che danno ragione alla scelta strategica di puntare sul biologico, benessere degli animali ed economia circolare. “Un grande orgoglio presentare per il secondo anno il bilancio di sostenibilità, certificato: è la punta di un iceberg dell’impegno della famiglia Fileni -ha detto Massimo Fileni, vicepresidente di Fileni Alimentare SpA-. Abbiamo attenzione per le persone, il territorio, le comunità, l’ambiente. Vogliamo diventare sempre più responsabili dei territori dove operiamo, dalle Marche al Lazio, Emilia-Romagna, Umbria, Abruzzo. E avere l’impatto più virtuoso possibile”.

Una scelta pionieristica di sostenibilità

Da oltre 40 anni sul mercato, Fileni si distingue per una scelta netta che sposa le pratiche più sostenibili: il 30% dei 918.439 metri quadri di superficie degli allevamenti è dedicato a quelli biologici; nel 2019 oltre il 97% della produzione biologica e convenzionale è avvenuta senza l’uso di antibiotici. E ancora, welfare animale: i polli sono alimentati con solo mangime di origine vegetale e ospitati in strutture modello per aerazione e illuminazione; etichetta clean: bando ai conservanti, olio di palma, basso contenuto di grassi, niente carni separate meccanicamente; controllo della filiera e mangimi prodotti dai mangimifici di proprietà. “Abbiamo una filiera lunghissima, che parte dal campo, trasformiamo con i mangimifici tutti gli alimenti per i nostri animali, nati e allevati in Italia: tutto quello che mangiano proviene da territori nazionali”.

Meno Co2 in atmosfera

Tra i dati più significativi, spicca il calo dell’8% delle emissioni in atmosfera (23.292 tonnellate di CO2), riconducibili ai due stabilimenti, i due mangimifici e gli allevamenti di proprietà del Gruppo. L’indice di intensità energetica delle attività produttive è diminuito del 3,2% a parità di perimetro. Il fabbisogno energetico aziendale è coperto al 100% da fonti rinnovabili: acquistate, con garanzia d’origine, o autoprodotte (fotovoltaico e gas naturale). Il passaggio alle sole fonti energetiche rinnovabili ha evitato l’emissione di 16.792 tonnellate di CO2.

Un esempio di economia circolare

Il progetto circolare di Fileni è fondato sull’ottimizzazione e sull’efficienza di tutto il processo produttivo, organizzato per eliminare all’origine qualsiasi forma di spreco ed eccedenza. La produzione di sottoprodotti e rifiuti si è attestata a 7.971 tonnellate, valore sostanzialmente in linea con quello registrato nel 2018. “Tutta la nostra filiera è già circolare: le 7 oltre mila di tonnellate non sono scarti ma vengono rivalorizzati”. Il 97,2% è, infatti, destinato al riciclo. Si tratta per lo più di fanghi di depurazione, per la produzione di biometano. Da giugno 2020 è entrato in funzione un digestore anaerobico presso lo stabilimento di Castelplanio che ricava biogas dai fanghi di depurazione delle acque reflue. E che è utilizzato per alimentare un impianto di co-generazione che fornisce energia elettrica e termica. Un impianto analogo è in fase di realizzazione nello stabilimento di Cingoli. Gli scarti di lavorazione del pollame sono invece trasferiti a un consorzio, dove subiscono una lavorazione che li rende utilizzabili per la produzione di petfood; la pollina, la lettiera che durante la vita del pollo ha raccolto liquami e rifiuti organici, viene lavorata per produrre biogas.

Le innovazioni sostenibili sul pack

Negli ultimi due anni l’azienda ha lanciato due packaging ecocompatibili: l’ecovassoio Fileni Bio, realizzato in cartoncino certificato Fsc e Aticelca per la riciclabilità. E il primo packaging completamente compostabile del settore con un film protettivo in bioplastica. “Preferiamo chiamare il consumatore un sostenitore –ha precisato Simone Santini, chief commercial officer del Gruppo-. Portiamo valore nella distribuzione anche con il packaging estremamente innovativo: un vassoio in carta riciclata che dal prossimo anno sarà applicato su tutti i prodotti bio; e un prodotto compostabile che al momento riguarda la seconda lavorazione e antibiotic free. Chiudiamo il cerchio di un processo virtuoso”.

Welfare aziendale: Nel 2019 l’azienda, che ha 1834 dipendenti e una presenza femminile che sfiora il 40%, ha erogato oltre 7.600 ore di formazione professionale. Nel corso degli anni si è distinta per varie iniziative di welfare aziendale, come borse di studio per i figli dei dipendenti.

Il manifesto di sostenibilità

La sintesi del bilancio verrà espressa nelle prossime settimane nel Manifesto di sostenibilità: “Sarà una sorta di dichiarazione di intenti delle azioni a valore che vorremmo mettere in atto in futuro legate alla sostenibilità ambientale e sociale -precisa Santini-. Sarà la colonna vertebrale di tutte le attività strategiche, anche a livello industriale: emerge un lato attivista del brand. Tutta la strategia del 2021 sarà diretta a un dialogo con il consumatore-sostenitore che vuole sempre più informarsi. Prediligeremo tutti quei canali che ci permettono di comunicare direttamente e raccontare il valore dietro le attività. Ed è sempre più rilevante l’interazione con i giovani”.

Fileni punta a crescere anche all’estero. “Nei prossimi 4-5 anni vogliamo allargare la proposta bio anche sul territorio europeo. Abbiamo cominciato ad avere i prodotti bio a marchio Fileni in Spagna, Portogallo, Germania, Grecia e anche a Dubai. L’obiettivo è diventare leader per tutte le proteine animali bio. Abbiamo una collaborazione stretta sulle carni rossi con l’azienda di Bioalleva Verona, che è parte del Gruppo. Puntiamo ad ampliare l’assortimento da pollo a tacchino a bovino e suino”.

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