Idm, capire il presente per prepararsi al futuro

Decifrare la complessità per governare il cambiamento è quanto si propone Centromarca per comprendere meglio l'attuale quadro di eccezionale incertezza sul piano geopolitico, sociale ed economico

L'eccezionale incertezza sul piano geopolitico, sociale ed economico, in cui ci troviamo a vivere, ha spinto Centromarca al confronto sull'attuale contesto, sulle prospettive all'orizzonte e sulle priorità da affrontare per sostenere la competitività del tessuto produttivo, i consumi delle famiglie e la crescita del Paese. In occasione dell’Assemblea Annuale di Centromarca, si è tenuto al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano un incontro dal titolo 'Scenari globali, prospettive italiane: decifrare la complessità per governare il cambiamento'. Alla giornata, promossa dalla stessa Centromarca, sono intervenuti come relatori: Nathalie Tocci, Direttore Istituto Affari Internazionali, sull'attuale scenario geo-politico; Michael Spence, Premio Nobel per l’Economia, Docente SDA Bocconi, sui paradigmi di crescita per uscire dalla crisi globale della catena di valore; Gian Carlo Blangiardo, Professore emerito Università Milano Bicocca, Presidente Istat, sulle prospettive legate al cambiamento demografico in Italia; Michele Costabile, Professore di Marketing Luiss, sull'impatto che le variabili citate avranno sulle aziende. Su quanto emerso da questi interventi, sono quindi intervenuti in una tavola rotonda moderata da Sebastiano Barisoni, Vicedirettore Radio 24: Maura Latini, Amministratrice Delegata Coop Italia; Giampiero Maioli, Ceo Crédit Agricole Italia e Senior Country Officer; Francesco Mutti, Presidente Centromarca, Amministratore Delegato Mutti.

IDM, Centromarca
Francesco Mutti, Presidente Centromarca

 

Un modello di riferimento per lo sviluppo del Paese

In Italia l’Industria di Marca vale il 70% di un mercato multicanale, che solo nella moderna distribuzione sviluppa un giro d’affari di 90 miliardi di euro. Alimenta un ampio indotto e grazie al suo apporto i settori dei beni di consumo sono arrivati a pesare per un terzo sull’export, garantendo contributi rilevanti al prodotto interno lordo e alla fiscalità. Il ruolo trainante della Marca nel contesto economico italiano è stato evidenziato dal Presidente di Centromarca, Francesco Mutti, nell’intervento di apertura all’incontro: “Auspichiamo che la Marca possa imporsi come modello di sviluppo competitivo per il Paese - ha sottolineato Mutti -. Abbiamo bisogno di industrie sane, eccellenti e innovative, con le carte in regola per generare quel valore, a monte e a valle delle filiere, da cui derivano remunerazioni più elevate e benessere per le famiglie. Di aziende in grado di espandersi sul piano geografico, di costruire relazioni innovative con il retail, di presidiare gli strumenti digitali. E con un forte potenziale di crescita, perché le dimensioni sono essenziali: rendono le aziende più solide, resilienti, meno sensibili agli shock dovuti alle oscillazioni del ciclo economico; contribuiscono al contenimento delle tensioni inflative, sono fondamentali per affrontare la concorrenza internazionale”.

Nathalie Tocci, Direttore Istituto Affari Internazionali,

Nel corso dei lavori il Presidente di Centromarca ha poi fatto riferimento all’intensificarsi dei rapporti con le istituzioni e il mondo politico: “Stiamo portando all’attenzione istanze e proposte. Per esempio, è opportuna la definizione di un piano nazionale che favorisca lo sviluppo dei comparti strategici, finalizzando risorse e creando le condizioni ambientali per l’affermarsi di un’industria dell’eccellenza orientata alla creazione di valore”.

Fra inflazione e riduzione dei profitti

Nel corso dell'incontro, in merito alle dinamiche inflative che hanno investito i mercati a livello nazionale e globale, Centromarca ha sottolineato che nel 2022 le industrie del largo consumo hanno subito significativi incrementi dei costi, solo parzialmente trasferiti a valle, dai quali sono derivate contrazioni importanti dei profitti (nell’alimentare, per esempio, i margini per unità di prodotto si sono ridotti del 41,6%). “Il quadro inflativo avrebbe potuto essere più pesante se le industrie di marca non avessero reagito alle difficoltà rivedendo strategie, diversificando le fonti di approvvigionamento, migliorando l’efficienza e l’efficacia dei processi”, ha commentato il Presidente di Centromarca, Francesco Mutti. Al momento l’inflazione dà segni di un rallentamento, ma è difficile fare previsioni se si considera l’instabilità che caratterizza il contesto geopolitico ed economico.

Michael Spence, Premio Nobel per l’Economia, Docente SDA Bocconi
Il ruolo delle tecnologie

Su questi temi è intervenuto Michael Spence, Premio Nobel per l’Economia, Docente SDA Bocconi (Adnkronos): “Nei prossimi due anni lotteremo ancora contro l’inflazione. A livello internazionale avremo una crescita lenta e probabilmente bassa. Tuttavia, i recenti dati sulla crescita italiana sembrerebbero tracciare un percorso in controtendenza, poiché sono abbastanza positivi. Guardando ad un orizzonte temporale più esteso, ritengo che ci troveremo a vivere in un mondo notevolmente diverso sul piano economico, caratterizzato da tassi d’interesse più elevati e nel quale l’inflazione rappresenterà una minaccia ancora maggiore rispetto ad oggi”. Nella considerazione di un aumento della produttivitò e di una crescita più solida, Spence ha poi aggiunto (Adnkronos): “Ci sarà bisogno delle nuove tecnologie per invertire il rallentamento della produttività e consentire una crescita più elevata, ma penso che i prossimi cinque anni saranno un po' difficili. Dopo questo periodo se sapremo ben sfruttare gli strumenti potenti che abbiamo a disposizione, potremo generare modelli di crescita sostenibili e inclusivi. Si tratta però di un miglioramento a lungo termine, tutto questo non accadrà domani”.

IDM, Centromarca
Michele Costabile, Professore di Marketing Luiss
L'influenza del cambiamento demografico

I numeri resi pubblici di recente e gli scenari che vanno configurandosi per i prossimi decenni – alla luce dei dati statistici più affidabili - confermano la centralità (e la gravità) del problema demografico nel nostro Paese. Le conseguenze che ne derivano, e che in futuro andranno accentuandosi, sono evidenti e prevedibili. Con meno residenti e con una struttura per età decisamente invecchiata, l’Italia del XXI secolo dovrà affrontare una crescente domanda di welfare con un potenziale produttivo indebolito dal calo numerico della forza lavoro. I progressivi cambiamenti sul fonte delle reti familiari – con famiglie più numerose ma con meno componenti e con significativi tagli nelle relazioni parentali – complicherà ulteriormente gli equilibri di welfare e influenzerà pesantemente la domanda di beni e servizi. Il tutto, con particolare rilievo proprio nel già problematico Mezzogiorno.

Questi i punti sui quali si è concentrata la relazione di Gian Carlo Blangiardo, ex presidente dell’Istituto nazionale di statistica e professore emerito dell’università Bicocca di Milano (Adnkronos): “Il cambiamento demografico che va prospettandosi nel nostro Paese genererà un cambiamento profondo anche dal punto di vista dei consumi, sia in termini di quantità che di qualità. Quello che si aspetta per il prossimo futuro anche per effetto di un invecchiamento della popolazione e del cambiamento delle strutture familiari, è una consistente modifica della domanda, soprattutto nel mezzogiorno, perché è lì che avviene il cambiamento più evidente”.

IDM, Centromarca
Gian Carlo Blangiardo, Professore emerito Università Milano Bicocca, Presidente Istat
Ridare vitalità demografica

A parità di altre condizioni, in termini di partecipazione al mercato del lavoro, livello di occupazione del la forza lavoro e sua produttività, il solo cambiamento nella numerosità e nella struttura per età della popolazione italiana potrebbe comportare, in valore assoluto, un minor Pil di 351 miliardi nel 2042 e di 520 miliardi nel 2062. Oltre a ciò si consideri che nel 2070 si prospetta un’Italia con 2 milioni e 200 mila residenti in età 90 (e +) con una popolazione di 48 milioni (uno ogni 20). Di fronte a prospettive tanto preoccupanti, l'unica soluzione pare essere quella di: “Intervenire tempestivamente per di ridare vitalità alla demografia (recupero della natalità, immigrazione governata, freno all’emigrazione, valorizzazione della componente 'diversamente giovane') e per cercare di compensare le carenze di tipo quantitativo con miglioramenti, innovazioni, diversificazioni sul piano della qualità, con più formazione qualificata, crescita della produttività, digitalizzazione, valorizzazione della silvereconomy ecc.”, conclude Gian Carlo Blangiardo.

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