Il ruolo del packaging nella filiera: l’Italia alla prova della legislazione Ue

La decarbonizzazione della filiera alimentare è una parte cruciale degli sforzi diretti ad affrontare il cambiamento climatico. L'uso più responsabile dei materiali da imballaggio, realizzabile attraverso la messa a punto di soluzioni a basse emissioni di carbonio, è un tassello fondamentale di questo processo che confluisce necessariamente in una più ampia revisione della produzione alimentare, finalizzata alla riduzione degli sprechi.

Del Regolamento europeo sugli imballaggi Mark-up si è occupata tempestivamente. Su questo argomento i vari Paesi europei stanno da tempo lavorando, ma anche discutendo animosamente. La normativa in fase di sviluppo si prefigge di ridurre i rifiuti di imballaggio e rendere tutto il packaging riciclabile e/o riutilizzabile entro il 2030. Nel procedere dovrà necessariamente tenere conto del ruolo cruciale del comparto, tutelando le aziende impegnate nella filiera. Per questi motivi, Formiche, in collaborazione con Tetra Pak, ha organizzato un evento specifico per stimolare la discussione tra rappresentanti del mondo politico-istituzionale. Gli imballaggi alimentari, e in particolare i cartoni per bevande e alimenti liquidi, giocano un ruolo centrale nella valorizzazione dell'agroalimentare Made in Italy, nella conservazione degli alimenti e nella prevenzione dello spreco alimentare.

Innovazione e normativa nel packaging agroalimentare

“Il ruolo di Tetra Pak nella filiera agroalimentare comprende anche la progettazione dei macchinari per gli imballaggi e quelli che processano gli alimenti - ha spiegato Paolo Maggi, presidente e ad Sud Europa, Tetra Pak - il che spiega la rilevanza che abbiamo avuto nel dossier”. Le sfide del futuro riguardano l’alimentazione di una popolazione in crescita nella necessità di ridurre l’impronta di carbonio.

Certamente c'è pressione sugli Stati dell’Unione riguardo alla posizione italiana, non sempre compresa appieno. “Dobbiamo affrontare vari regolamenti che entrano in collisione e sui quali la Commissione dovrebbe riflettere maggiormente - ha detto Pietro Fiocchi, Componente della Commissione Envi del Parlamento europeo - esistono accordi per gestire cambiamenti inaspettati, come la dimensione massima dei pacchetti di cibo da controllare”. Envi indica in sintesi Environment, Public Health and Food Safety.

L’Italia s'impegna nel contesto delle normative UE

Plastiche Monouso, dal Governo 30 milioni di euro

Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica sta per firmare un decreto che destina 10 milioni di euro annui per il 2022, 2023 e 2024 per sostenere le imprese nella transizione dalla produzione di plastica monouso a prodotti alternativi, offrendo contributi fino all'80% delle spese per la riconversione produttiva. L'obiettivo è ridurre l'impatto ambientale e sanitario della plastica, promuovendo un'economia circolare.

A cristallizzarsi su determinati punti, come le percentuali di materiali riciclati, si rischia che materiale vergine proveniente dall’estero venga etichettato come riciclato per poter essere venduto in Europa.

Packaging e made in Italy sono alleati per la crescita e devono essere considerati nelle normative. “Innanzitutto stiamo parlando di un regolamento, non di una direttiva, con tutto ciò che comporta - spiega Salvatore De Meo, Presidente della Commissione Affari costituzionali al Parlamento europeo. Forse, suggerisce De Meo, la Commissione Envi ha oltrepassato i suoi ruoli. “Si è discusso sulla vendita di ortofrutta in pacchetti da 1,5 kg, ora limitati a 1 kg; inoltre fino a ieri ci hanno imposto la raccolta differenziata, e ora la stanno smantellando, nonostante noi siamo stati efficienti”. Quel che è certo è che riutilizzo e riciclo, due opzioni importanti, devono procedere parallelamente, con adeguate misure e pesi. Con l'inizio della Presidenza spagnola dalla prossima settimana, molte cose potrebbero cambiare

“Abbiamo lavorato su questo regolamento non solo nella seconda fase, come eravamo abituati fino a qualche anno fa - spiega Vinicio Peluffo, componente della Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo, della Camera dei Deputati - siamo arrivati preparati a questa direttiva e siamo stati ascoltati”. I parlamentari italiani si sono espressi meglio e hanno ottenuto modifiche alla normativa. Oggi le imprese italiane sono più avanzate rispetto a molti Paesi, quindi ora non ci comprendono quando esprimiamo i nostri attuali bisogni. A livello europeo, è fondamentale costruire consenso, non basta imporsi con forza.

“Per certi versi questa situazione ricorda il Nutriscore, che l'Italia è riuscita a fermare - puntualizza Massimo Forino, direttore generale di Assolatte - o anche la normativa sul biologico, che dopo 30 anni di fallimenti ha dato poco tempo per passare dal 3% al 25%”.

 

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