Si chiama World Coffee Museum ed è stato inaugurato lo scorso 25 novembre. Il Vietnam, secondo esportatore mondiale di caffè, accoglie nella città di Buon Ma Thuot, uno dei territori a più intensa vocazione produttiva, il museo internazionale del caffè. Voluto dalla multinazionale vietnamita del settore Trung Nguyen Investment Group che ha all’attivo centinaia di punti di vendita e di ristorazione in tutta l’Asia. Vanta un export di oltre 2mila tonnellate all’anno.
Internazionale
Un progetto di respiro internazionale, non solo per l’investimento dell’azienda e per l’ampia metratura del museo. Conta quasi 10mila metri quadrati, comprensivi di 3 gallerie espositive, un bistrot, presto una biblioteca e un’area multifunzionale per eventi e attività didattiche. “Narra la storia del caffè come intimamente connessa alla storia dello sviluppo umano” spiega la curatrice Chiara Isadora Artico fondatrice dell’agenzia italiana specializzata nella valorizzazione dell’heritage d’impresa Current Corporate. “Non a caso il territorio del Dak Lak ripone nel World Coffee Museum le sue migliori speranze per il miglioramento dell’indice di sviluppo dell’area”.
Ritualità
Intorno alla coltivazione del caffè, alla sua raccolta, preservazione e manifattura, si sono evoluti modi di vivere nomadici e stabili, tecnologie. E anche ritualità che fanno parte del luogo ma che accomunano civiltà diverse. Il museo di Trung Nguyen ha dedicato le sue tre gallerie museali alla cultura del caffè. A differenza di molti altri musei corporate che spesso cadono nella “trappola del celebrativo”, non c'è spazio per l’esaltazione dell’azienda che lo produce. Il linguaggio dell’esposizione è raffinato e spirituale. L’azienda ha fatto la scelta di non collocare all’interno del museo i suoi prodotti o cimeli, mettendo invece sotto ai riflettori manufatti e testimonianze che ne investigano il profondo valore etnico, estetico e rituale.
Focus sulla barca
Tra i pezzi forti dell’esposizione, un reperto archeologico di 10 metri, una barca, che le popolazioni coltivatrici delle highlands vietnamite anticamente utilizzavano per migrare, caricandovi all’interno ogni possedimento, comprese le sementi e le piante di caffè. Ancora, una preziosa collezione di metalli ottomani per il rito del caffè, statue lignee dall’Etiopia e le possenti macine Europee del secolo scorso”.
Un omaggio alla storia poetica, sfaccettata, non sempre felice e, soprattutto, multiculturale di una bevanda consumata in tutto il mondo
Il museo presenta stimolazioni di tipo diverso, dal sonoro (i suoni degli antichi tamburi in pelle che ha scandito per secoli la vita delle popolazioni vietnamite), all’olfattivo, fino al tattile, passando per l’esposizione del suolo vulcanico che fa crescere il caffè vietnamita, per i macchinari per lavorarlo inventati in Europa, per i pregiati metalli ottomani che si usano per servirlo e giungendo alle raffinate ritualità zen che ne fanno strumento di contemplazione.