La filiera del food italiano vale quasi un terzo del Pil

Agroalimentare italian sounding
Una ricerca condotta da Federalimentare e Censis approfondisce il valore economico e sociale dell’industria alimentare italiana e classifica i consumi per gli orientamenti in tema di cibo

Poco più di 179 miliardi di fatturato, 60 mila imprese, 464 mila addetti e oltre 50 miliardi di export in valore in un anno. Sono i numeri dell’industria alimentare italiana secondo il primo Rapporto Federalimentare-Censis, che ha calcolato il valore economico e sociale del comparto.

Oltre a generare prodotti e occupazione, l’industria alimentare con la sua attività contribuisce al benessere psicofisico e alla qualità della vita degli italiani, dimostrando così anche un elevato valore sociale. È anche una protagonista di rilievo all'interno della filiera del food italiano, che ha un fatturato totale di 607 miliardi di euro, in valore pari al 31,8% se rapportato al Pil, con 1,3 milioni di imprese, 3,6 milioni di addetti e che costituisce quindi un patrimonio di interesse nazionale.

Al primo posto tra i settori che compongono il manifatturiero italiano

Nelle graduatorie dei settori manifatturieri italiani, l’industria alimentare è al primo posto per fatturato, al secondo per numero di imprese, per addetti e per l’export in valore. In dieci anni il fatturato ha registrato in termini reali un incremento del 24,7%, mentre il numero di addetti è salito del 12,2% e il valore delle esportazioni del 60,3%. L'industria alimentare risponde a una spesa interna che, come quota del totale della spesa, è in Italia pari al 16,6%, come la Spagna, superiore a Francia (15,7%), Paesi Bassi (13,9%), Germania (13,4%) e media della Ue a 27 Paesi (16,1%).

Una fiducia che si rinnova con i consumatori

Dal report emerge che l'86,4% degli italiani dichiara di avere fiducia nell'industria alimentare italiana ed è una fiducia trasversale, che coinvolge il 93,8% degli anziani, l'84,2% degli adulti e l'81,6% dei più giovani.

La ricerca segnala, inoltre, la riconoscibilità dell’origine territoriale di marchi e prodotti, che va di pari passo con la vocazione a conquistare i mercati con il made in Italy. Il 78,3% degli italiani valuta molto positivamente che gli stabilimenti dell'industria alimentare siano localizzati in Italia perché contribuiscono alla creazione di redditi e occupazione nei territori coinvolti. Oltre ad apprezzare l’ampia articolazione di prezzi, che consente a ciascuno di trovare il prodotto che cerca in base al budget a disposizione.

Il 42,1% degli italiani a tavola nel quotidiano si definisce un abitudinario, cioè mangia più o meno sempre lo stesso cibo, il 20,5% un innovatore a cui piace sperimentare alimenti e gastronomie nuove, il 9,2% un salutista che mangia sempre e solo cibo che fa bene alla salute, il 7% un appassionato, cura la spesa e gli piace cucinare, il 6,3% un italianista, vuole sempre e solo prodotti italiani, il 5,8% un convivialista, considera il cibo importante perché occasione per stare con gli altri, il 4,4% godereccio, perché mangia sempre quel che gli piace.

Un italiano su nove si definisce vegetariano o vegano

Ma cosa mangiano gli italiani? Il 92,7% ha l'abitudine di mangiare un po' di tutto senza vincoli particolari, solo il 7,1% si dichiara vegetariano e il 4,3% vegano o vegetaliano.

Per gli italiani, infine, sono importanti anche i valori etici e sociali che li orientano quando fanno la spesa o si mettono a tavola: il 66,7% è pronto a rinunciare a prodotti che potrebbero essere dannosi per la salute e il 52,6% a quelli non in linea con criteri di sicurezza alimentare.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome