OI Pomodoro da Industria Nord Italia presenta una serie di iniziative indispensabili per frenare il commercio in Europa di derivati del pomodoro da Paesi che producono sotto le soglie minime di sostenibilità ambientale e sociale

Nella prima giornata del Tomato World 2024, OI Pomodoro da Industria Nord Italia ha organizzato un convegno (Contrastare l’importazione in Europa di conserve di pomodoro che non rispettano gli standard di sostenibilità europei. Una proposta della filiera italiana del pomodoro da industria) per presentare alle istituzioni una serie di iniziative indispensabili per porre un freno alla messa in commercio in Europa di derivati del pomodoro provenienti da Paesi che producono sotto le soglie minime di sostenibilità ambientale e sociale.

Le proposte della filiera 

Negli ultimi anni, in particolare nel 2023, alcuni paesi extra UE, hanno aumentato notevolmente l’esportazione di derivati sui mercati internazionali ed europeo: non dovendo rispettare nella produzione determinati parametri di sostenibilità, riescono a proporre i loro prodotti a prezzi inferiori. La filiera del pomodoro da industria italiana, "per opporsi a tale concorrenza sleale, che determina perdite di redditività per l’industria e per gli agricoltori", ha proposto alle istituzioni delle azioni da intraprendere a livello nazionale e internazionale per tutelare la filiera e valorizzare le qualità del prodotto italiano ed europeo.

Antonio Casana (referente Anicav e presidente Comitato sostenibilità tomato Europe) in rappresentanza della trasformazione industriale, e Luigi Sidoli (vicepresidente OI Pomodoro da Industria Nord Italia), in rappresentanza della produzione agricola, hanno presentato il contenuto della proposta, sottolineando che i concentrati, i pelati, le polpe e le passate che si trovano nei supermercati italiani sono ottenuti da materia prima 100% italiana e sostenibile, mentre il problema si pone a valle della filiera, quando in Europa altre aziende possono impiegare semilavorati importati da paesi extra europei per successive lavorazioni. Sul piano nazionale la filiera propone di promuovere una campagna informativa per chiarire ai consumatori che i derivati del pomodoro italiani sono 100% made in Italy e che la normativa obbliga alla trasparenza e all’indicazione di origine in etichetta in Italia, e richiede di accelerare l'adozione di strumenti per la verifica e il controllo della provenienza del pomodoro.

Sul piano europeo, l'invito è a 1) estendere anche agli altri paesi l'obbligo di indicare l'origine del pomodoro in prodotti in cui questa materia prima è protagonista; 2) adottare il principio di reciprocità di regole commerciali per i prodotti importati; 3) approvare la direttiva europea sulla Corporate Sustainability Due Diligence, in particolare per il settore agroalimentare; 4) normare e standardizzare indicatori di sostenibilità ambientale e sociale sui prodotti alimentari; 5) supportare maggiormente i produttori europei di pomodoro con aiuti accoppiati; 6) favorire l'adozione di nuove tecniche genomiche per migliorare le coltivazioni di pomodoro.

I dati della filiera italiana del pomodoro da industria

- 115 imprese di prima trasformazione

- 36 organizzazioni dei produttori agricoli

- 35.000 lavoratori fra fissi e stagionali

- 50% della produzione europea e 15% della produzione mondiale

- 5,4 milioni di tonnellate prodotte annualmente, di cui 3,3 milioni destinate all’export

- 4,4 miliardi di € il fatturato, di cui 2,5 miliardi derivanti dall’export

La risposta delle istituzioni

Francesco Lollobrigida, Ministero agricoltura, sovranità alimentare e foreste: “Le nostre eccellenze alimentari, come il nostro pomodoro, uno dei simboli della sovranità alimentare, hanno come tratto distintivo la qualità e ai nostri produttori bisogna assicurare un sistema basato sulla concorrenza leale. Dobbiamo aiutare i nostri agricoltori a lavorare per garantire loro un reddito. Per farlo non si può intervenire obbligandoli a seguire procedure burocratiche infinite, che portano all’aumento dei costi di produzione e all’importazione da Nazioni che possono vendere a prezzi nettamente più bassi”.

Paolo De Castro, membro del Parlamento Europeo: “Dopo trent’anni di investimenti, in cui l’Unione europea ha portato la nostra filiera agro-alimentare a non avere eguali al mondo in termini di qualità, sostenibilità del cibo e rispetto dei diritti dei lavoratori, la legislatura in corso ha dato l’impressione di un’Europa nemica degli agricoltori. Al contrario, il Parlamento UE ha saputo mettersi all'ascolto delle nostre comunità rurali, recependo le richieste delle filiere più strategiche, come quelle presentate oggi a supporto del comparto del pomodoro da industria del nord Italia, e portando a casa risultati decisivi: dal nuovo regolamento sulle tecnologie a evoluzione assistita (ora bloccato dagli Stati membri), al nuovo regime di tutela e promozione delle Indicazioni Geografiche. Solo tramite questo livello di collaborazione tra operatori e istituzioni, l'Unione può tornare ad accompagnare i nostri agricoltori verso sistemi produttivi sempre più sostenibili e competitivi”.

Herbert Dorfmann, membro del Parlamento Europeo: “Il mercato internazionale deve essere libero, ma allo stesso tempo anche equo. Il costante innalzamento degli standard di sostenibilità richiesti agli agricoltori, che fa aumentare impegno e costi, però, rende sempre più difficile l’attuazione di un mercato equo, soprattutto se non a tutti vengono richiesti gli stessi standard di sostenibilità. Su questo aspetto dobbiamo assolutamente lavorare sul piano europeo”.

Valentino Valentini, viceministro alle imprese e al made in Italy: “Il comparto della trasformazione del pomodoro italiano rappresenta un’eccellenza dell’industria agroalimentare italiana sia in termini di fatturato che di quantità prodotte e il governo è attento al rafforzamento della posizione competitiva del settore. Vogliamo esservi a fianco nella tutela dell''oro rosso', attraverso un impegno concreto, che sostenga e valorizzi la filiera produttiva e tuteli adeguatamente la reputazione di prodotti che ci rappresentano nel mondo. Un primo importante segnale di attenzione è l’istituzione di un tavolo di confronto permanente del settore agro-industriale, presieduto insieme al Masaf. Sappiamo poi come sia essenziale difendere i prodotti del settore dagli innumerevoli tentativi di contraffazione commerciale, ma anche dalla contraffazione alimentare. È dunque importante comunicare la qualità dei nostri prodotti e contrastare il fenomeno dell’italian sounding e tutte quelle forme di imitazione che danneggiano le nostre specialità. Il rafforzamento della competitività del settore richiede anche interventi per la lotta a fenomeni di concorrenza sleale: la direttiva Csdd (Corporate sustainability due diligence directive) che mira a contrastare l’importazione e la distribuzione di prodotti da Paesi che non rispettano i diritti umani e l’ambiente potrà rappresentare un primo passo e il governo sta ponendo la massima attenzione per il raggiungimento dell’equilibrio ottimale in termini di costi-benefici”.

Sabrina Pignedoli, membro del Parlamento Europeo: “Ho a cuore la filiera agroalimentare della mia regione, l’Emilia-Romagna, e credo sia necessario fare squadra come Italia per tutelare l’import in Europa di derivati del pomodoro che non rispettano gli stessi standard sostenibili richiesti ai produttori dell’UE. Per quanto riguarda la normativa Corporate Sustainability Due Diligence, le imprese devono essere diligenti sia dal punto di vista ambientale sia di tutela dei lavoratori. Io credo che questo non sia un vincolo, ma un valore aggiunto. Gli agricoltori, infatti, non sono contro il green, perché sono i primi a dover affrontare il cambiamento climatico, quindi devono essere il primo alleato in un progressivo miglioramento della situazione ambientale”.

Alessio Mammi, assessore all’agricoltura, Regione Emilia-Romagna: “La reciprocità è un tema di coerenza. Non si possono chiedere determinati standard ai produttori europei e poi lasciare che gli stessi standard non siano applicati sui prodotti che arrivano da altri paesi extra UE. Noi siamo per la sicurezza alimentare, con regole chiare applicate per tutti, per il bene non solo della nostra filiera, che ha un valore strategico per la Regione e per il Paese, ma anche per una maggiore trasparenza nei confronti dei cittadini”.

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