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Ripresa, ma quando? La condizione
patologica del dibattito
pubblico sulle questioni
di economia - specchio della
malattia sociale in cui versa il Paese
- è testimoniata da due categorie
di atteggiamenti. Da una parte Governo
e Istituzioni, affaticati quotidianamente
ad attribuirsi meriti
di risultati che quasi nessuno
vede, in uno sforzo che si potrebbe
tranquillamente evitare (anche
perché in economia il tempo conta
ed è assordo immaginare che
si fa un decreto oggi e domani si
contano i miliardi di Pil aggiuntivi).
Dall'altra, ampie fasce dell'opinione
pubblica, istigate da affollate
fazioni politiche, hanno rinunciato
alla critica per abbracciare il
sospetto, la dietrologia e l'invidia.
Conviene ogni tanto, abbandonare
le polemiche e tornare alle analisi
pacate e documentate. Oggi la
questione principale è ancora “ripresa
sì, ripresa no”. Diversamente
da qualche mese fa, direi, adesso,
più sì che no, ma sempre collocandola
in un intervallo d'intensità
deludente (consapevole
che questo assomiglia a una contraddizione
insanabile).
