A tu per tu con Christophe Rabatel, Ceo di Carrefour Italia

Arrivato da meno di un anno, il Ceo di Carrefour Italia ha le idee chiare: sviluppo del franchising, riposizionamento di prezzo e revisione degli ipermercati

Intervista a Christophe Rabatel, ceo di Carrefour Italia, da 16 anni in azienda, ha lavorato in Turchia, poi in Francia e per due anni è stato direttore esecutivo di Carrefour Polonia

Intanto ben arrivato! Com’è lavorare in Italia?
Sono molto contento di essere ceo di Carrefour in questo Paese, perché credo che sia una delle migliori nazioni al mondo per la qualità sia delle materie prime sia del servizio. Mi piace come le persone ti accolgono, come spesso sorridono, tutti elementi che rendono l’Italia un posto fantastico per fare retail.

Certo, il mercato italiano è molto competitivo e molti retailer stanno facendo
un ottimo lavoro, con un’offerta importante di prodotti tradizionali,
cosa che non succede sovente in altre nazioni, soprattutto in Europa.

Se devo fare un paragone con i miei precedenti incarichi -in Francia, in Turchia e, ultimamente, in Polonia-, direi che questo mercato è molto più locale, regionale, nazionale di qualsiasi altro. Anche la Polonia è molto nazionale e con molti valori nazionalistici, ma i retailer principali sono tutti stranieri, vengono da mercati diversi, mentre in Italia no: Carrefour è il primo retailer straniero nel ranking italiano. Inoltre, gli altri sono per la maggior parte associazioni di imprenditori, come Selex, VéGé o cooperative come i due leader di mercato, Coop e Conad. Un assetto competitivo molto interessante cui si aggiunge il trend di crescita dei discount. In questo senso è uno scenario paragonabile a quello della Polonia, uno dei mercati più competitivi del mondo, nel quale quasi il 50% del mercato è guidato dai discounter, in testa a tutti Biedronka del gruppo portoghese Jerónimo Martins, che detiene una quota di mercato del 25%, seguito dal gruppo Schwarz che con Lidl e Kaufland è il numero due del mercato, e poi Tesco che è stato acquisito dal discounter danese Netto.

Come metterai a frutto la tua esperienza?
Mi tornerà molto utile l’esperienza di ceo del business convenience, che era gestito per oltre il 90% in franchising, incarico che mi ha reso una sorta di esperto nel franchising e nel convenience, entrambi aspetti molto importanti per questo incarico in Italia, perché in oltre la metà del mercato qui i negozi sono gestiti da imprenditori, franchisee o imprenditori indipendenti, oppure aggregati a uno a grandi network come VéGé, nostro partner nella nuova alleanza d’acquisto (supercentrale) Aicube 4.0. Userò tutte queste esperienze, per ricavarne il massimo e aiutare Carrefour Italy a tornare sul binario del successo.

Il franchising sarà la strada per ...
L’attività in franchising è la maniera migliore per essere glocal. Abbiamo bisogno di trarre profitto dalla forza di un gruppo internazionale, prendendo le best practice di Paesi paragonabili all’Italia. Molto probabilmente saremo in grado di parlare di innovazione, tecnologica, come per esempio la blockchain, però contemporaneamente abbiamo bisogno di essere molto locali.

Da qui la decisione di adattare l’organizzazione della filiale italiana per regioni,
per territori, per essere più vicini ai consumatori, essere sicuri di comprenderli
e capire meglio le loro aspettative a livello locale e il modo migliore per realizzare questi obiettivi sul campo è farlo attraverso un franchisee

che conosce molto bene le specificità del territorio ed è capace di trarre profitto da tutti i servizi e dall’assortimento che il Gruppo Carrefour sta rendendo disponibile e scegliere quanto è più appropriato per il proprio negozio, per essere più local possibile. Perché gli italiani si aspettano localismo, italianità: per questo sì, il franchising è decisamente la risposta migliore per questo approccio glocal.

Come applicherete il franchising per crescere?
Intanto, sfruttando al massimo la nostra posizione nel mercato italiano in termini di franchising puro. In Italia, siamo il primo vero network di franchising e abbiamo bisogno di renderlo più forte, più grande. Che siano imprenditori indipendenti o legati ad altri network, nella vita di un franchisee deve sorgere la domanda: “Nel luogo giusto, al momento giusto, devo scegliere una nuova insegna, un nuovo partner?”. Nel tempo, vorrei che Carrefour possa vantarsi di essere il miglior franchisor in Italia: è una ambizione, non ci siamo ancora arrivati ma questo è l’obiettivo. Già oggi sono circa 1.500 i negozi che gestiamo in Italia e abbiamo circa 1.000 franchisee che lavorano con noi. Vogliamo ascoltare i nostri franchisee proprio come ascoltiamo i nostri clienti, per crescere insieme.

Quindi state cercando di trasformare i vostri negozi diretti in franchising o volete espandere il franchising e confermare la quota di negozi diretti?
Per dirla chiaramente, cercheremo di fare entrambe le cose,

prima di tutto espanderemo il business in franchising trovando nuovi franchisee, nuove store location per aprire nuovi negozi con i franchisee. Poi potremo anche convertire alcuni dei nostri negozi in franchisee e anche alcuni dei nostri dipendenti in franchisee.

È una questione di spirito imprenditoriale, e in Italia non manca: parliamo di circa il 20% di negozi gestiti da imprenditori indipendenti, da franchisee, non è poco.
E sono certo che anche all’interno della nostra azienda, nelle nostre squadre, ci sono persone con spirito imprenditoriale che oggi portano profitto a Carrefour come dipendenti, ma che potrebbero diventare franchisee integrando il meglio dei due mondi: personale ben formato, che conosce molto bene Carrefour, ama il brand, quindi avere loro come franchisee sarebbe la situazione ottimale.

Come li aiuterete?
Prima di tutto, per tutti i franchisee abbiamo squadre sul campo che collaborano ad allestire il negozio e la prima apertura. Inoltre, avranno l’appoggio di consulenti ed esperti per affrontare temi specifici, come la macelleria e la panetteria, per essere sicuri che ricevano le indicazioni migliori.
Per i nostri dipendenti, con la propensione a lottare e il mindset imprenditoriale, abbiamo diverse formule chiamate “local san gérence” (senza gestione), che permettono a qualsiasi franchisee, a cominciare dai dipendenti Carrefour, di sviluppare il proprio negozio senza un grande investimento iniziale, avviare l’attività e prendere il negozio in locazione-gestione, per poi passare a quello che chiamiamo franchisee puro in cui l’imprenditore è effettivamente il proprietario del negozio. Pensiamo di arrivare a 200 negozi nei prossimi due anni e la maggior parte saranno franchising.

Obiettivi di Carrefour 2021, oltre al franchising?
Il business convenience, market e piccoli negozi, perché questa è l’arte del retail qui in Italia, dove i negozi piccoli sono più importanti che in altri Paesi. Vogliamo rafforzare e sviluppare il nostro eCommerce, perché è il momento di farlo e siamo già ben avviati su questa strada. È un obiettivo chiave anche per il Gruppo ed era in programma già prima della pandemia, il virus ha solo accelerato i passaggi, così l’eCommerce si è sviluppato radicalmente anche per il cibo, un ambito nel quale Carrefour vuole essere leader. L’Italia non dovrebbe rappresentare una eccezione, stiamo facendo del nostro meglio per dare ai nostri clienti un’esperienza piacevole e per sviluppare un approccio multicanale. Prima di tutto siamo operatori multiformato, oltre all’eCommerce, abbiamo tutto, dall’ipermercato ai convenience, e i nostri clienti devono sapere che con Carrefour possono avere i loro prodotti preferiti qualsiasi canale scelgano con una experience della stessa qualità. Per coloro cui piace andare una volta al mese nell’ipermercato per essere sicuri di trovare tutto sotto lo stesso tetto, compreso il non food e gli acquisti di impulso, più un’offerta molto sviluppata nei freschi, dalla panetteria alla pasticceria; vorrei capitalizzare questa expertise dei nostri ipermercati per far sì che ne tragga giovamento tutto l’ecosistema Carrefour.

Per esempio, stiamo cercando di convertire alcuni dei nostri ipermercati
in laboratori, per preparare i prodotti migliori di panetteria e pasticceria.
Inoltre, prepariamo i tagli di carne in questi laboratori per consegnarla
ai Carrefour Market ed Express che si trovano nell’area, per essere sicuri
che i nostri clienti possano approfittare dei prodotti che facciamo in loco, nell’ipermercato, dove c’è sufficiente spazio.

Tutti i nostri clienti dovranno poterne approfittare, che acquistino dall’eCommerce o da qualsiasi tipologia di negozio Carrefour. Questo è il nostro approccio omnicanale.
Inoltre, intendiamo sviluppare tutte le nostre marche private a partire dai prodotti bio Carrefour: stiamo lavorando per diventare, a livello globale, il leader per i prodotti biologici; abbiamo previsto 5 miliardi di euro di investimento nel settore bio a livello globale, e anche l’Italia è molto coinvolta su questa strada. Senza dimenticare Filiere Qualità Carrefour, Terre d’Italia, tutti i prodotti Selezione Carrefour, attraverso i quali vogliamo mostrare agli italiani il nostro pieno coinvolgimento nella “Food Transition for All”; vuol dire che i nostri prodotti a marchio non saranno solo buoni, ma anche rispettosi della filiera, attenti al benessere animale, con un uso minimo di pesticidi, ... Il primo step è nella selezione dei nostri fornitori. L’obiettivo è avere un terzo delle vendite globali generato dalle mdd a fine 2022.

In passato Carrefour ha sviluppato molti nuovi format, Urban, Gourmet, cosa terrete e cosa no?
Abbiamo molto bisogno di una semplificazione e se al primo posto metto il focus sul consumatore, semplificazione è il mio secondo messaggio. Abbiamo bisogno di essere sicuri che i nostri addetti in negozio possano veramente concentrarsi sulla soddisfazione del cliente. Il nostro personale oggi passa troppo tempo in attività di back office, per essere sicuri che si concentrino davvero sull’ascolto e sulla risposta ai consumatori abbiamo bisogno di semplificare, cioè quando spingiamo sull’innovazione, occorre che questa abbia senso per la maggior parte della rete. Se abbiamo una singola innovazione che va bene solo per un paio di negozi, in questo momento non ha nessun senso. I nostri addetti faranno la differenza e così i clienti si accorgeranno che i dipendenti passano più tempo con loro, facendo domande, ascoltando e tornando con risposte concrete e feedback: sarà una sorta di piccola rivoluzione

Carrefour
Angolo dei Prezzi Shock da Carrefour, dove sono esposte le eccedenze di produzione, smaltiti i prodotti in scadenza, in un’ottica di maggiore efficienza e riduzione degli sprechi

Tornando agli ipermercati: ridurrete gli spazi?
Sì, lo stiamo già facendo caso per caso. Oltre a questo, svilupperemo alcuni outlet in forma di shop-in-shop dentro ad alcuni ipermercati selezionati in Italia,
dove liquideremo i prodotti che non siamo riusciti a vendere negli altri negozi.

Un modo per rispondere alla carica dei discount?
Sì, unito ad un forte riposizionamento di prezzo. Inoltre, stiamo lavorando sull’approccio promozionale, perché vogliamo essere di maggiore impatto rispetto al passato: abbiamo una selezione di primi prezzi che copre tutte le merceologie base dei consumatori, che li potranno trovare non solo negli ipermercati Carrefour, ma anche nei supermercati e, se sarà possibile, anche nei negozi di prossimità. In un periodo come questo è molto importante, ascoltare bene i consumatori e adattarsi ai loro bisogni: il prezzo rimarrà in cima alle loro aspettative e questo non ci porterà a fare passi indietro rispetto alla qualità, ma per noi è importante avere, soprattutto nei negozi più grandi, un’offerta per tutti i tipi di consumatori.

Tanti i cambiamenti in arrivo, se volessimo chiudere con un obiettivo di massima...
Vogliamo essere un’azienda con parità di genere, vogliamo essere un modello, non semplicemente un’azienda di successo e profittevole, ma vogliamo aiutare i nostri clienti a vivere bene e stiamo lavorando per un mondo migliore. Tutto qui!

Vogliamo che i nostri figli, i dipendenti, le nostre famiglie, i clienti,
i franchisee, siano fieri di ciò che Carrefour sta facendo

e di ciò che Carrefour ha da proporre loro. E sono sicuro che chi ancora non ci ha ancora scelto lo farà in futuro.

 

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