Industria italiana del miele: un settore in difficoltà, un’eccellenza da tutelare

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Industria italiana del miele: un settore in difficoltà, un'eccellenza da tutelare

Il comparto italiano dei confezionatori di miele è un settore composto da piccole e medie imprese, per la quasi totalità a conduzione familiare, nate nell’ambito dell’apicoltura e poi evolute nel tempo, acquisendo le capacità di confezionare e di commercializzare. Da qui, nasce la grande conoscenza del prodotto, la capacità dell’industria italiana di selezionare, scegliere, confezionare il miele migliore. Rappresenta un patrimonio di storia, heritage e saper fare che nascono da una cultura millenaria, nonché un’eccellenza del Made in Italy con un retaggio antico e un saper fare unico al mondo.

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Il mercato del miele confezionato per il consumatore finale vale nel 2022 circa 164 milioni di euro (Fonte: IRI), +3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A questo si somma il valore del mercato del miele destinato alle industrie (alimentare, cosmetica, farmaceutica, etc.) che lo utilizzano come ingrediente e che nel 2022 è stimabile in circa 21 milioni di euro (+16%). Il tutto per un valore totale di 185 milioni di euro (+ 5% sul 2021). Nell’ultimo anno, sono state vendute al consumatore 14,1 mila tonnellate di miele confezionato, segnando -5,7% sullo stesso intervallo luglio 2021/2022, in linea con il calo delle vendite registrato per il settore alimentare (Fonte: Nielsen) per un totale di 32 milioni di confezioni di miele, con un consumo pro capite di 400/450 grammi (Fonte: Unione Italiana Food). A fronte di un fatturato leggermente in crescita, sono scesi produzione e marginalità delle aziende. L’inflazione e il caro prezzi delle materie prime legate al comparto hanno contribuito ad una contrazione. In calo i dati riguardanti l’export (principalmente verso i Paesi europei): un vero peccato perché la qualità e la varietà dei mieli italiani meriterebbero di essere maggiormente conosciuti ed apprezzati all’estero. Questi dati evidenziano un fattore critico: l’assenza di un’efficace attività di promozione del miele italiano sui mercati esteri, che possa valorizzarne l’eccellenza.

Questa è una condizione che mette in difficoltà il mercato. E come emerge dall’ultimo rapporto Coop, oggi per il consumatore il prezzo è diventato il principale driver d’acquisto, penalizzando altri aspetti. L’industria italiana di confezionamento del miele ha dovuto subire gli effetti dell’inflazione e del caro prezzi delle materie prime legate al comparto (riguardanti, prevalentemente, l’incremento dei costi de materiali di imballaggio, come il vetro, e dei trasporti). A questi, si sommano le anomalie climatiche che incidono sulla produttività del nettare del fiore e quindi sulla conseguente produzione di miele, con ulteriori incrementi dei costi, molto significativi, anche da parte dei produttori.

Siamo un settore dalla lunga tradizione familiare e ci impegniamo quotidianamente per mantenere alti gli standard di qualità ed eccellenza, nonostante il caroprezzi - afferma Raffaele Terruzzi, presidente del Gruppo Miele e altri Prodotti dell’Alveare di Unione Italiana Food, che rappresenta i confezionatori e gli importatori di miele italiani – ma crescono sempre di più le difficoltà. Da un paio d’anni lo scenario è molto delicato per i produttori italiani di miele e per l’industria che lo confeziona; una situazione che non si era mai verificata in 60 anni, un connubio davvero preoccupante tra inflazione, caro prezzi, incrementi dei costi di produzione e avversità climatiche”. Questa è una condizione che mette in difficoltà il mercato.

Un rigoroso sistema di controlli garantisce qualità, salubrità e sicurezza del prodotto

Solo i migliori mieli nazionali ed esteri vengono confezionati dalle industrie italiane, con controlli accurati che garantiscono prodotti di elevata qualità, indipendentemente dalla loro origine. Le aziende devono rispettare numerosi parametri perché un prodotto possa definirsi “miele” e scongiurare il rischio dell’adulterazione. Ogni azienda espone la propria reputazione e il proprio brand per garantire il rispetto di questi parametri e ha messo a punto un efficace e sempre più complesso sistema di controlli: dall’analisi per la ricerca di sostanze indesiderate (es. residui di antibiotici, pesticidi e metalli pesanti), fino a quelle sulle caratteristiche chimico fisiche, di colore e gusto (per i monoflora ci sono anche le analisi sul polline). Sempre più importanti, poi, sono i controlli a cui viene sottoposto il miele per assicurare l’assenza di sostanze estranee alla sua composizione. Perché il miele possa essere definito tale, infatti, non si può aggiungere altra sostanza o ingrediente.

Si tratta di controlli effettuati a monte dall’apicoltore al fornitore, fino alla fase di confezionamento con esami che comprovano l'origine, la tracciabilità e la sicurezza igienico-sanitaria del miele. Si tratta di un valore aggiunto, poco percepito dal consumatore, che garantisce l’eccellenza di un miele puro e genuino. Un efficace sistema di controlli effettuati da laboratori pubblici specializzati e da laboratori privati accreditati, a cui si aggiungono i controlli effettuati internamente da ogni azienda, assicura che il miele destinato al consumo domestico e confezionato sia sicuro e di qualità. Per ogni tonnellata di miele che viene confezionato, le aziende aderenti a Unione Italiana Food (circa l’80% del mercato del miele a scaffale) spendono circa dai 60 ai 70 euro per effettuare rigorosi controlli e garantire che tutto il miele utilizzato per il confezionamento, indipendentemente dalla provenienza, se dall’Italia o dall’estero, sia di qualità (stima Unione Italiana Food). Stesso processo viene applicato al miele utilizzato come ingrediente per altri prodotti alimentari, per il quale le aziende aderenti a Unione Italiana Food rappresentano il 100% del mercato.  Le Aziende italiane utilizzano solo i mieli migliori: una scelta che contribuisce ad assicurare un prodotto di qualità, sia dal punto di vista organolettico (ad esempio per gusto, colore e livello di cristallizzazione), sia da quello della sicurezza alimentare.

In primis, la trasparenza: in etichetta, tutto quello che i consumatori vogliono sapere

Per il miele confezionato in Italia, anche in miscela, la legislazione italiana impone dal 2008 l’obbligo ai confezionatori di esplicitare in etichetta l’origine della materia prima, attraverso l’indicazione dei singoli Paesi di raccolta del miele, mentre la legislazione UE ammette diciture più generiche, anche qualora destinato ad essere commercializzato in Italia. Se il miele è originario di più Stati membri o paesi terzi la direttiva europea consente, infatti, che l'indicazione dei paesi d'origine possa essere sostituita da una delle seguenti, a seconda dei casi: “miscela di mieli originari dell'UE”, “miscela di mieli non originari dell'UE”, “miscela di mieli originari e non originari dell'UE”. Poter leggere in etichetta i singoli Paesi di raccolta del miele, oltre a costituire un’utile informazione per il consumatore, agevola l’identificazione del miele confezionato in Italia. Per questo Unione Italiana Food ha scelto di avviare una campagna di informazione che racconti agli italiani quali sono i fattori di qualità che rendono unico il miele confezionato dalle Imprese di confezionamento italiane.

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