La crescita è possibile

Senza un vero rilancio dell’economia, senza piani in grado di rimettere un consistente segno più davanti al dato cronicamente depresso del nostro Pil, da questa crisi sarà impossibile uscire (da Mark Up 205).

Appare ormai evidente a qualsiasi osservatore che per l’economia nazionale e per l’intero sistema Italia l’ultimo mese dell’anno sarà decisivo. In meno di trenta giorni, a partire dal consiglio dei ministri del 5 dicembre, si decideranno le sorti di una guerra che è vietato perdere. Per l’Italia e per l’Europa.
Appare altrettanto evidente che la madre di tutte le battaglie, quella dove sono impossibili armistizi, sarà la battaglia per la crescita. Perché senza un vero rilancio dell’economia, senza piani in grado di rimettere un consistente segno più davanti al dato cronicamente depresso del nostro Pil, da questa crisi sarà impossibile uscire.
Tagli, risparmi, interventi fiscali e razionalizzazioni non potranno infatti bastare se la macchina Italia non riprende a muoversi con celerità. Perché prevarrebbero inevitabilmente gli effetti depressivi, rendendo impossibile il controllo del debito pubblico e la sua sostenibilità nel tempo.
Per chi conosce l’attuale presidente del Consiglio, Mario Monti, e le sue convinzioni in tema di economia, è scontato che la crescita sia ai primi punti di un’agenda molto fitta. Se poi si aggiunge la constatazione che il capitolo della crescita è stato affidato al coordinamento di Corrado Passera, diventa logico attendersi che il possibile intervento sull’Iva, con un incremento delle aliquote, dovrebbe essere ampiamente compensato da una forte azione in grado di ridare fiato al potere d’acquisto delle famiglie.
In attesa delle decisioni vere, quelle destinate a cambiare (si spera) il volto del Paese, non deve sfuggire che un primo segnale il governo dei tecnici l’ha già mandato con la riduzione dal 99 all’82% dell’acconto Irpef di fine novembre. Un provvedimento che rimette nelle tasche di imprese, professionisti e lavoratori autonomi, proprio per un periodo cruciale per i consumi, un po’ di denaro e quindi di possibilità di spesa.
Dal governo Monti è anche lecito attendersi interventi sui servizi pubblici locali e liberalizzazioni in quelli a rete, partendo da poste e trasporti. Per spingersi poi a rivedere le annose questioni delle farmacie e degli orari di apertura dei negozi.
La via è stretta, ma obbligata: come più volte sottolineato da Mario Monti occorre coniugare rigore e crescita, perseguendo criteri di equità. In molti saranno gli scontenti, è scontato dirlo, ma se tutto andrà per il verso giusto moltissimi saranno i beneficiati dalle nuove regole.
Infine, è logico attendersi misure che possano rimettere subito in moto la fiducia e migliorare le aspettative: le riforme strutturali, per avere effetto positivo sui cicli economici, in genere richiedono tempi lunghi, di due o tre anni. La macchina deve ripartire subito, i consumi devono tornare a crescere, la capacità di spesa delle famiglie deve riprendere una fase di espansione dopo anni di continua contrazione.
Questo è possibile con misure che nell’immediato diano la convinzione di un’inversione del ciclo e la certezza di una maggiore disponibilità di denaro in tasca. Il primo piccolissimo segnale, la riduzione dell’acconto Irpef, andava in questa direzione. Basterà attendere qualche settimana per capire se la sfida della crescita potrà essere vinta. Sapendo al tempo stesso che “dovrà” essere vinta, senza alternative possibili.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome